Diritti

Australia: il referendum sulle Prime Nazioni è vicino

Il Primo ministro Anthony Albanese ha annunciato il testo del quesito referendario previsto entro fine anno. Per far entrare in Costituzione la “Voce” degli aborigeni e degli isolani dello Stretto di Torres
Credit: EPA/MICK TSIKAS AUSTRALIA AND NEW ZEALAND OUT
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
24 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

«Se non ora, quando?».

È la domanda con cui il 23 marzo il Primo ministro dell’Australia, Anthony Albanese, è tornato a sollecitare i cittadini sullo storico referendum per riconoscere le comunità indigene nella Costituzione australiana e dare loro voce in capitolo sulle questioni che li riguardano.

Nel suo discorso, Albanese ha anticipato quello che potrebbe essere il testo definitivo del quesito referendario atteso entro fine anno: «Una proposta di legge: modificare la costituzione per riconoscere i Primi popoli dell’Australia istituendo una Voce aborigena e degli isolani dello Stretto di Torres. Approvi questa proposta di modifica?».

«Questa è la domanda che si pone il popolo australiano, niente di più, ma niente di meno», ha dichiarato commosso Albanese in conferenza stampa. La formulazione sarà presentata al Parlamento la prossima settimana. Verrà inoltre costituita una commissione per esaminare le proposte prima del voto parlamentare di giugno.

Nel dettaglio, come informa l’agenzia di stampa Reuters, la riforma costituzionale prevede la formazione di un comitato chiamato Aboriginal and Torres Strait Islander Voice. Il comitato può presentare osservazioni al Parlamento e al Governo esecutivo del Commonwealth su questioni relative agli aborigeni e agli isolani dello Stretto di Torres.

Da parte sua, il Parlamento soggetto alla Costituzione così rinnovata avrebbe il potere di emanare leggi in merito a questioni relative al comitato, inclusa composizione, funzioni, poteri e procedure.

Perché il referendum passi è necessaria la cosiddetta “doppia maggioranza”, vale a dire la maggioranza semplice dei votanti più la maggioranza dei votanti in almeno quattro dei sei stati che compongono la federazione australiana (Australia Meridionale e Occidentale, Nuovo Galles del Sud, Queensland, Tasmania, e Victoria).

«Per molti – ha ricordato Albanese – questo momento ha richiesto molto tempo. Eppure hanno mostrato tanta pazienza e ottimismo durante questo processo, e quello spirito di cooperazione e di dialogo ponderato e rispettoso è stato così importante per arrivare a questo punto in modo così unito».

Secondo l’ultimo censimento realizzato dall’Australian Bureau of Statistics, attualmente la comunità delle Prime Nazioni, che include gli aborigeni continentali e gli isolani dello Stretto di Torres, comprende 812.000 persone, rappresentative del 3,2% della popolazione australiana complessiva (circa 26 milioni di abitanti).

Le popolazioni indigene vennero decimate in modo drammatico in seguito allo sbarco dei coloni britannici a Sydney Cove il 26 gennaio del 1788, una data di cui si continua a celebrare l’anniversario col nome di Australia Day, nonostante le Prime Nazioni preferiscano chiamarlo “Invasion Day” o “Survival Day”.

A causare la morte dei nativi australiani furono le malattie introdotte dagli invasori stranieri – un’epidemia di vaiolo scoppiata 15 mesi dopo il loro arrivo ne uccise circa il 70% – e il genocidio sistematico perpetrato dai coloni almeno fino al 1930.

Le Prime Nazioni hanno conquistato il diritto di voto solo con il Commonwealth Electoral Act del 1962. L’ultimo referendum costituzionale che ha riguardato gli indigeni è stato indetto nel 1967, e ha visto l’approvazione di un emendamento col quale è stato riconosciuto agli indigeni il diritto di essere conteggiati nel censimento della popolazione.

«Oggi facciamo un grande passo avanti nel lungo viaggio verso il riconoscimento costituzionale, attraverso la voce», ha commentato Linda Burney, ministra per gli australiani indigeni e membra della nazione aborigena Wiradjuri. «Riteniamo che ciò farà appello all’equità del popolo australiano – ha aggiunto – E crediamo di avere la storia dalla nostra parte».

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