Diritti

Madagascar, più acqua potabile per tutti!

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua Carbon Credits Consulting e Madaprojects collaborano per costruire 5 sistemi idrici in un Paese in ginocchio per la più grave siccità degli ultimi 40 anni
Credit: borgenproject.org
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
22 marzo 2023 Aggiornato alle 08:00

Mila Rano” significa “bisogno di acqua” in lingua malgascia. È il grido di aiuto lanciato dalla popolazione del Madagascar alle istituzioni governative e alla comunità internazionale.

L’isola al largo della costa meridionale dell’Africa sta vivendo la più grave siccità degli ultimi 40 anni. Le famiglie che vivono nel sud del Paese sono costrette a nutrirsi con il cosiddetto “cibo della carestia”: locuste, frutti di cactus rossi crudi o foglie selvatiche. Almeno 1 milione e mezzo di persone, in una popolazione di oltre 28 milioni di abitanti, ha bisogno di assistenza alimentare e nutrizionale di emergenza, spiega il World Food Programme.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua 2023, con lo slogan “Accelerare il cambiamento”, le Nazioni Unite tentano anche quest’anno di aumentare la sensibilizzazione sulla crisi idrica che sta colpendo diverse aree svantaggiate del Pianeta, tra cui proprio il Madagascar: qui, ogni giorno, milioni di persone sono costrette a sopravvivere senza l’acqua potabile indispensabile per bere, cucinare, coltivare i campi, lavarsi.

In soccorso della popolazione malgascia arriva il nuovo progetto realizzato da Carbon Credits Consulting, un’azienda con basi operative a Bologna e in Brasile che sviluppa grandi progetti forestali per il sequestro e la riduzione di CO2, e Madaprojects, società benefit bolognese che dà vita a programmi ad alto impatto sociale e ambientale nei Paesi in via di sviluppo. Attraverso la costruzione di 5 sistemi idrici, il progetto prevede di portare l’acqua potabile alle comunità più colpite dalla crisi idrica, servendo circa 25.000 persone.

Mila Rano sarà avviato a Tulear, capoluogo dell’omonima regione: è conosciuta come “la città bianca”, o “la città del sole”, ed è una delle destinazioni scelte da tutti quei turisti alla ricerca di un’atmosfera rilassante e pronti a immergersi in un ambiente paradisiaco. Non tutti sanno che è una delle città più popolose e povere del sud del Madagascar.

«A livello nazionale meno del 20% della popolazione ha accesso all’acqua potabile, ma questa percentuale crolla drammaticamente quando ci spostiamo nelle aree rurali del Sud», spiega Massimo Lazzari, co-founder e climate finance manager di Madaprojects. «Qui le persone sono costrette quotidianamente a lunghi viaggi a piedi sotto il sole fino alla fonte idrica più vicina, che spesso dista diversi km dai loro villaggi e consiste in acquitrini, pozzi a cielo aperto o buche nel terreno». L’acqua che viene riutilizzata è dunque «contaminata, e questa è una delle principali cause degli elevati tassi di malattie e mortalità che riscontriamo sul territorio».

Lazzari spiega che sono perlopiù donne e bambini a procacciare l’acqua, impiegando gran parte delle loro giornate in quest’attività e togliendo tempo prezioso «all’istruzione scolastica per i bambini o ad attività generatrici di reddito per le donne». Il progetto Mila Rano punta a «trasformare radicalmente» la vita di 25.000 persone «che tra pochi mesi, quando saranno completati i 5 sistemi idrici a pompa solare attualmente in costruzione, avranno finalmente accesso gratuito e illimitato all’acqua potabile direttamente nei loro villaggi».

Secondo un rapporto dell’Unicef del 2016, in più del 56% delle famiglie in Madagascar le donne trascorrono oltre 30 minuti al giorno per andare a prendere l’acqua. Nel mondo donne e ragazze trascorrono ogni giorno più di 200 milioni di ore in quest’attività: «Immagina: 200 milioni di ore sono 8,3 milioni di giorni, ovvero più di 22.800 anni», ha spiegato Sanjay Wijesekera, responsabile globale per l’acqua, i servizi igienico-sanitari e l’igiene dell’Unicef.

Chi compie queste lunghe camminate verso le fonti d’acqua, inoltre, potrebbe subire attacchi da parte della fauna selvatica o ferirsi lungo il tragitto insidioso. Le donne, in particolare, diventano particolarmente vulnerabili ad abusi e aggressioni, e la mancanza di acqua pulita e di un accesso adeguato ai servizi igienici e alla formazione in materia di igiene, le costringe a saltare il lavoro e la scuola quando hanno le mestruazioni. L’accesso all’acqua potabile e sicura promuove l’uguaglianza di genere e permette alle persone di accedere alle stesse opportunità degli uomini.

Non saranno solo le comunità del Madagascar a beneficiare del progetto Mila Rano: uno degli obiettivi principali è quello di contrastare la deforestazione illegale e ridurre le emissioni di gas a effetto serra in atmosfera, contribuendo quindi anche al contrasto dei cambiamenti climatici.

«Grazie alle pompe solari che erogheranno acqua potabile, non sarà più necessario bollire l’acqua per “purificarla”», spiega Fabrizia di Rosa, senior advisor di Carbon Credits Consulting. Questo porterà «a una diminuzione del consumo di combustibile legnoso che si traduce in una riduzione di CO2 emessa in atmosfera. Inoltre, il minor consumo di combustibile legnoso favorisce la preservazione delle foreste del Madagascar che solo tra il 1990 e il 2010 ha perso l’8,3% della sua copertura forestale, pari a 1.139.000 ettari».

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