Economia

Cosa sta succedendo al sistema finanziario globale?

Silicon Valley Bank, First Republic Bank, Credit Suisse stanno vivendo un momento di incertezza. Ne parlano Mario Mantovani (Presidente Manageritalia) e Enrico Verga (esperto di geopolitica) a La Svolta
Credit: Skitterphoto
Tempo di lettura 4 min lettura
21 marzo 2023 Aggiornato alle 14:30

Il sistema finanziario mondiale sembra essere in crisi. Dopo i fallimenti della Silicon Valley Bank, della Signature Bank e i tentativi di salvataggio della First Republic Bank e di Credit Suisse, la situazione sembra costantemente in bilico.

Oltre a ciò, si aggiunge anche un generale clima di sfiducia nei confronti dello stesso sistema finanziario: sono sempre di più i clienti che vogliono recuperare i loro risparmi. L’impatto è forte, non solo negli Stati Uniti e in Europa, ma in tutto il Pianeta.

Cosa sta succedendo? «Il problema della liquidità è all’origine di tutte le crisi finanziarie. […] Anche in questo caso la carenza di liquidità si è manifestata per un eccessivo accumulo di titoli di Stato diventati improvvisamente liquidi perché, con il rialzo dei tassi, questi titoli emessi molto vicini allo zero sono diventati praticamente impossibili da scambiare se non accumulando perdite significative», ha spiegato Mario Mantovani, Presidente di Manageritalia, a La Svolta.

Un problema legato, quindi, al rialzo dei tassi di interesse. Sulla stessa linea si pone anche Enrico Verga, esperto di geopolitica: «Il primo fattore che ha influenzato i recenti avvenimenti è stato sicuramente l’aumento dei tassi di interesse. L’America e l’Europa, pur se in maniera differente, hanno goduto, dalla crisi del 2008, di tassi sostanzialmente molto favorevoli, in alcuni periodi praticamente quasi negativi. Ciò ha fatto sì che prendere in prestito il denaro, se si era una banca, un fondo di investimento, una stessa startup nel caso di Silicon Valley Bank, era un’attività a rischio zero. Si doveva, certo, restituire il denaro, ma senza interessi. Quindi, l’aumento dei tassi di interesse ha senza dubbio influenzato le banche».

In particolare, Verga focalizza l’attenzione su 3 banche: Silicon Valley Bank, Blackstone e Credit Suisse. Per quanto riguarda la Svb, «la criticità su cui si deve riflettere è legata alle relazioni che aveva con le altre banche, a dove aveva investito il denaro», mentre per quanto riguarda Blackstone spiega a La Svolta che «dopo il crollo del 2008, ha cominciato a comprare a prezzi di saldi degli interi blocchi immobiliari, per poi affittarli alla classe media. E anche in questo caso ci sono delle criticità. Quindi la domanda che ci si dovrebbe porre non è se sia grave che Blackstone abbia fatto default, ma come mai Blackstone, da quando la Fed ha alzato i tassi di interesse, che hanno dunque danneggiato il rapporto di investimento e il valore degli immobili di cui possiede in totale una valutazione sulla carta superiore ai 70 miliardi di dollari, abbia visto i suoi fondi pubblici crollare sempre di più».

E infine Credit Suisse, che presenta una situazione differente in quanto «è da tempo che ha dei problemi molto seri. La banca svizzera ha dovuto ingoiare due giganteschi fallimenti su cui aveva sostanzialmente fatto una scommessa. Questi fallimenti importanti hanno fatto sì che il mondo Credit Suisse si ritrovasse da un giorno all’altro con dei buchi di valore nei suoi libri contabili piuttosto importanti».

È necessario ritrovare la credibilità e la fiducia per queste banche che «si sono mosse in un momento di alta marea ma, nel momento in cui la marea si è abbassata, hanno dimostrato che non hanno la capacità di pescaggio. E tornare in mare, sì: è un problema piuttosto preoccupante».

Ora, questa situazione ha sicuramente avuto un forte impatto su tutto il sistema bancario e finanziario globale, mettendo a rischio diverse banche e imprese. Ma in Italia cosa sta succedendo?

«Sicuramente l‘impatto è forte anche sul settore finanziario che sta trainando un rimbalzo rispetto al 2022, settore che sicuramente ha accumulato ottime performance negli ultimi anni e che forse effettivamente era un po’ sopravvalutato. Al di là di questo, invece, per le altre imprese si apre una fase in cui si può considerare finita l’era del denaro facile», ha dichiarato Mario Mantovani, che ha voluto specificare anche quanto sia molto difficile mantenere intatto, nel lungo periodo, un sistema con tassi di interesse vicini allo zero, a causa di «una continua immissione di liquidità» che porta, inevitabilmente, all’indebitamento delle aziende.

C’è quindi bisogno di imprese «più solide, più grandi, più manageriali, con maggiore capacità finanziaria, con capacità di analizzare i rischi e di prevedere le contromisure nel momento in cui, inevitabilmente si generano delle discontinuità non solo nella finanza, ma nella supply chain, nei prezzi globali, nelle tante situazioni che inevitabilmente anno su anno si modificano».

Leggi anche
Jes Staley
Traffico sessuale
di Chiara Manetti 4 min lettura