Economia

Ebbene sì, i soldi fanno la felicità

Sì, checché ve ne dicano, nonostante vi abbiano sempre insegnato il contrario, possiamo darlo per assodato. Almeno, stando all’ultimo articolo scientifico pubblicato dagli psicologi Kahneman, Killingsworth e Mellers
Credit: cottonbro studio
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
21 marzo 2023 Aggiornato alle 06:30

Daniel Kahneman, psicologo, a breve novantenne, vince nel 2002 il Premio Nobel per l’Economia per aver migliorato la comprensione sui meccanismi che guidano le scelte delle persone in condizioni di incertezza.

Gran parte del suo lavoro scientifico si incentra su un ambito della teoria economica che fa un po’ sorridere: l’economia della felicità. Tra le sue scoperte in questo ambito, due sono quelle più citate. La prima: ognuno di noi ha in dotazione alla nascita un certo livello di felicità, che è assolutamente personale. Può crescere un po’ o diminuire un po’, può subire picchi positivi o negativi a seguito di eventi particolarmente lieti o tristi, ma il fatto è che tendenzialmente torniamo pian piano a quel nostro peculiare livello di felicità individuale.

La seconda: i soldi fanno la felicità, sì, ma fino a un certo punto. Al di sopra di una determinata soglia, un incremento di reddito non viene più associato a un proporzionale incremento di felicità.

Anche Matthew Killingsworth è uno psicologo, molto più giovane, che si occupa di temi simili, ma con un esito diverso. Secondo Killingsworth, infatti, non vi sarebbe una soglia di reddito superata la quale i soldi non fanno aumentare la nostra felicità. Detto in altri termini: una volta e per tutte, quanto più guadagniamo, tanto più siamo felici. E chi ha moltissimi soldi ha la possibilità di essere moltissimo più felice rispetto a chi ne ha meno.

Perché ne scriviamo? Perché, un po’ per capire chi avesse ragione e un po’ per far progredire la ricerca scientifica su questo tema, i due hanno lavorato insieme (anche con una terza collega: Barbara Mellers) e da questo sforzo è uscita una pubblicazione, sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, che è stata intitolata Income and emotional well-being: A conflict resolved (“Reddito e benessere emotivo: un conflitto risolto”).

Chi aveva ragione, quindi? Stupirà, forse, ma non il Premio Nobel. La ricerca conferma che la felicità aumenta in maniera costante al crescere del reddito. Kahneman, però, non aveva tutti i torti: questo studio congiunto dimostra anche che vi è circa un 20% di individui, definiti unhappy minority (ovvero, minoranza infelice) per i quali anche se il reddito è molto elevato, la felicità non aumenta.

Cos’è successo con la pandemia?

Stando ai dati pubblicati sul World Happiness Report 2023, c’è da essere ottimisti. Per esempio, la benevolenza nei confronti degli altri, in particolare l’aiuto verso le persone estranee, è il 25% più elevata rispetto ai periodi precedenti alla pandemia. Il report viene pubblicato dallo UN Sustainable Development Solutions Network e si basa su dati raccolti in 150 Paesi su oltre 100.000 persone.

Un’altra buona notizia? Alle persone intervistate è stato chiesto di valutare la propria vita su una scala da 1 a 10. Le valutazioni per il periodo 2020-22 sono allineate a quelle del periodo 2017-19. Questo conferma, quindi, l’ipotesi di Kahneman: gli individui tendono sempre a tornare al proprio livello di felicità “naturale”.

E quindi… Ieri era la giornata della felicità. Sicuramente non ci avevate mai pensato finora, quindi vi diamo un consiglio del tutto rivoluzionario: se volete essere felici (e pensate di non appartenere alla unhaappy minority), cercate di diventare ricchi!

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