Città

La Francia vuole costruire città sulle città

L’obiettivo è non urbanizzare nuove aree ma “riciclare” quelle già esistenti. Così il villaggio olimpico per i Giochi 2024 cambierà veste una volta terminato l’evento. Trasformandosi in un complesso di uffici e case
Le Clos du Chêne
Le Clos du Chêne Credit: Altinnov
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17 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

Quando le Olimpiadi di Parigi 2024 saranno terminate e i 17.000 atleti ospitati lasceranno la Ville Lumière, inizieranno i lavori di riqualificazione per la trasformazione degli edifici in alloggi e uffici.

Tutto è stato progettato pensando già al post-evento, a sottolineare una nuova tendenza nel campo dell’urbanistica e della costruzione in generale: ricostruire la città sulla città. Da diversi anni in Francia si parla di un cambio di prospettiva nella progettazione delle aree urbanizzate: basti pensare al caso emblematico di Parigi. La sindaca Anne Hidalgo, dal 2014 amministra la Capitale con una forte attenzione alla tutela dell’ambiente e della sostenibilità. Il suo piano della 15-minute city, basata sul concetto di “prossimità” e su “una city al 100% ciclabile”, «è la condizione necessaria per la trasformazione ecologica della città, che migliorerà al contempo la vita quotidiana dei parigini», sottolinea la Sindaca.

E, sempre in quest’ottica, va letto il Programme d’investissements d’avenir - Pia, voluto 10 anni fa della Stato francese e oggi giunto alla sua quarta tranche (Pia4), per finanziare investimenti innovativi che consentano alla Francia di aumentare il suo potenziale di crescita e impiego.

L’ambizione di costruire la “città sopra la città”, non è rimasta solo su carta: infatti, a gennaio il primo ministro francese Jean Castex ha presentato i progetti. La proposta Hybridation fertile d’un centre commercial et de son quartier a Marne-la-Vallée, realizzato da EpaMarne (ente pubblico il cui obiettivo è “far fiorire le città”) con l’assistenza di Frey (società impegnata in un “settore immobiliare più responsabile”), è uno dei vincitori.

Per arrestare, quindi, l’espansione delle zone urbanizzate bisogna diversificare e verticalizzare gli spazi, proprio come hanno già proposto gli arabi con la “città del futuro” The Line, ma con la sostanziale differenza che loro non operano su una città già urbanizzata.

Il progetto d’ibridazione del Parco commerciale Le Clos du Chêne prevede la commistione d’uso tra un centro commerciale e il suo quartiere, per creare una simbiosi tra città, natura, agricoltura in una zona quasi periferica, riducendo l’impermeabilità al suolo. La nuova forma urbana sarà più inclusiva, prevedendo la zona commerciale e residenziale nello stesso edificio, il tutto accompagnato da una trasformazione ecologica con azioni volte a rafforzate il “metabolismo urbano e la neutralità di carbonio degli edifici” per creare blocchi urbani paesaggistici. Le grandi distese di parcheggi esistenti saranno recuperate e diventeranno luoghi di attività e di interazione in gran parte destinate a parchi pubblici e piste ciclabili, i parcheggi saranno spostati in silos multipiano in gran parte interrati.

L’obiettivo francese è ambizioso: vuole raggiungere un livello di artificializzazione pari a zero entro il 2050, ovvero non ci saranno più zone vergini che verranno urbanizzate ma solo aree urbanizzate che saranno trasformate. Per questo progetto il governo francese ha predisposto un fondo di 750 milioni di euro per il finanziamento di progetti di recupero di aree dismesse, in particolare nelle ex regioni industriali, che spesso sono identificate come un colabrodo ecologico difficile da arginare.

La questione del “riciclo urbano” è un problema anche in Italia, ma qualcosa si sta muovendo (anche se ci vorrà ancora un po’ di pazienza), come nel caso del recupero degli scali ferroviari milanesi: parte quest’anno la rigenerazione urbana di un milione di metri quadri di aree dismesse di cui 650.000 metri, con oltre 10.000 nuovi alberi.

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