Diritti

I 10 anni di Francesco

In questo primo decennio di pontificato, il Papa ambientalista e femminista ha dimostrato di conoscere la forza delle parole. Utilizzando un linguaggio semplice per poter raggiungere più persone possibili
Credit: Nacho Arteaga
Tempo di lettura 6 min lettura
16 marzo 2023 Aggiornato alle 06:30

Il 13 marzo di dieci anni fa Papa Francesco, dopo la sua proclamazione ufficiale, esordiva con un disatteso «buonasera».

Ne rimanemmo tutti colpiti, dal primo dei vaticanisti fino all’ultimo degli atei. Al saluto, accompagnato da un gesto di apertura della mano verso il “popolo della Chiesa”, seguì il suo primo discorso volto a un «cammino di fratellanza, di amore e di fiducia».

Solo anni dopo deciframmo che in quell’atteggiamento informale e nelle sue prime parole avremmo potuto rintracciare il senso dei suoi primi dieci anni di pontificato.

In quei pochi minuti, con gli occhi che sorridevano, l’ironia sulla sua provenienza dai “confini del mondo” e una gestualità protagonista, Papa Francesco ci anticipò che sarebbe stato un grande comunicatore.

Negli anni dimostrò infatti di conoscere il valore delle immagini e la forza delle parole. Da subito utilizzò un linguaggio semplice, solo apparentemente superficiale, per poter raggiungere più persone possibili, perché come auspicò il primo giorno «questo cammino… sia fruttuoso per l’evangelizzazione».

Senza mai assumere un tono distaccato o ieratico, si è posto fin dall’inizio come un “divulgatore” del Vangelo, e lo ha fatto anche a favore di camera, valendosi del linguaggio diretto e essenziale delle immagini. Questi dieci anni ci lasceranno dei ricordi di Papa Francesco che sono andati a sedimentare nel nostro immaginario. Uno per tutti: l’immagine della Benedizione eucaristica Urbi et Orbi del 2020 in una piazza San Pietro deserta per la pandemia da Covid.

Un Papa consapevole del potere della rappresentazione e della narrazione del suo stesso operato che ha fatto registrare un uso senza dubbio innovativo della comunicazione, mondo al quale ha dedicato diversi messaggi.

Ha indicato l’“A-b-c” del buon comunicatore” nell’“incontro”, nell’ “ascolto” e nella “parola” e ha sottolineato come i media possano «farci sentire più prossimi gli uni agli altri». Una concezione della comunicazione e del giornalismo come strumenti capaci di favorire il rapporto e le relazioni umane, dandoci una lezione su quanto il linguaggio possa essere inclusivo.

Fraternità, umanità e umiltà sono alla base del cammino che Papa Francesco ha proposto ai fedeli e una sorta di manifesto della sua visione francescana della vita e della religione, testimoniata dalla coraggiosa e inconsueta scelta di chiamarsi come il nostro santo patrono.

«Ho preso il suo nome come guida e come ispirazione», scrive nell’Enciclica Laudato sì del 2015 e lo segue come modello nell’accoglienza dei “fratelli” e delle “sorelle”. Soprattutto delle sorelle, perché «Nessuno deve essere escluso: questo è un principio sacro. Infatti, il progetto di Dio Creatore è un progetto “essenzialmente inclusivo”” perché “ogni persona va rispettata nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali: istruzione, lavoro, libertà di espressione, …. Questo vale in modo particolare per le donne, più facilmente soggette a violenze e soprusi».

È un Papa femminista quello che parla delle donne, denunciandone le discriminazioni e valorizzandone la “creatività” come «specificità insostituibile del contributo femminile al bene comune», perché «la Chiesa è donna».

Durante questi primi dieci anni di pontificato Francesco ha anche favorito l’ingresso delle lavoratrici in Vaticano, che oggi sono 1.165 rispetto alle 846 del 2013.

Inoltre ha aperto la Curia a tutti i laici cattolici, sia donne che uomini, e ha nominato diverse donne nelle posizioni dirigenziali.

Ha dimostrato di avere chiaro quanto non sia più accettabile che la società, comprese le religioni, si privino del “coraggio” e delle capacità delle donne che hanno «tre linguaggi insieme: quello della mente, quello del cuore e quello delle mani».

Anche nei confronti dei gay ha espresso accoglienza in più occasioni, dichiarando che «essere omosessuali non è un crimine» e che «nessuno deve essere discriminato», nel rispetto della sua idea di Chiesa “in uscita” di cui parla nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium del 2013.

Una comunità religiosa, quindi, aperta al cambiamento, ispirata sempre da San Francesco in quanto «in lui si riscontra fino a che punto sono inseparabili la preoccupazione per la natura, la giustizia verso i poveri, l’impegno nella società e la pace interiore».

È il santo che guida Papa Francesco a prendersi cura di tutto ciò che esiste in natura per «proteggere la nostra casa comune» e «unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare».

Un Papa ambientalista che considera la natura un elemento del creato per cui «l’umanità ha ancora la capacità di collaborare» e che nell’esortazione apostolica Querida Amazonia del 2020 ha denunciato che «L’equilibrio planetario dipende anche dalla salute dell’Amazzonia… L’interesse di poche imprese potenti non dovrebbe esser messo al di sopra del bene dell’Amazzonia e dell’intera umanità», con la speranza di mettere in pratica il nuovo paradigma dell’ecologia integrale e la cura della “casa comune”.

Nella nuova chiesa di Papa Francesco la collettività si antepone agli egoismi, la comunicazione è fonte di dialogo e coinvolgimento, i diritti e la parità sono contemplati.

È l’immagine di una chiesa moderna in cui il suo Papa ha mostrato di essere presente al suo tempo, capace di concedersi un selfie per avvicinarsi ai giovani e di registrare un “Popecast” per diffondere il suo messaggio di fratellanza e di umanità accessibile.

Un Papa diventato punto di riferimento per una comunità di donne e uomini confusa e frastornata dai cambiamenti repentini della società, ai quali nemmeno lui ha potuto sottrarsi. Papa Francesco, nel commentare i suoi primi anni di pontificato, ha definito il nostro tempo «pressuroso… va di fretta. E quando tu vuoi cogliere l’oggi, è già ieri. Questi dieci anni sono stati così: una tensione, vivere in tensione».

Ma aggiunge anche: «Vivere così è una novità», continuando a indicarci la strada, ancora una volta, con l’esempio. Proprio come un novello San Francesco contemporaneo.

Leggi anche
Lgbtq+
di Chiara Manetti 3 min lettura
Papa Francesco indossa un copricapo tradizionale che gli è stato dato dopo le sue scuse alle popolazioni native durante una cerimonia a Maskwacis, parte della sua visita papale in tutto il Canada.
Violenza
di Fabrizio Papitto 3 min lettura