Città

Parigi, una città troppo sostenibile?

Dal 2015 la sindaca della capitale francese sta attuando un piano in ottica ecofriendly. Dalle piste ciclabili alla de-cementificazione urbana, il suo programma è tanto ambizioso quanto criticato
Credit: Khamkéo Vilaysing
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16 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

C’è una donna in Francia che, da anni, sta portando avanti con determinazione un programma sostenibile di riqualificazione urbana, ammirato dal mondo e da cui in tanti hanno tentato di prendere spunto.

È “la sindaca della rivoluzione ciclabile” prima e di quella verde poi. È la sindaca che ha portato il cambiamento. E, anche per questo, è forse tra le figure più apprezzate e, allo stesso tempo, contestate in Francia.

È Anne Hidalgo, classe 1959, eletta per la prima volta sindaca di Parigi nell’aprile 2014 e ambasciatrice della svolta parigina all’insegna dell’attenzione alla tutela ambientale e della sostenibilità.

Il suo programma è quello delle “città dei 15 minuti’ e, per comprenderne il significato, bisogna osservare con attenzione tutti passi mossi da quando è stata eletta prima cittadina della città dell’amore per eccellenza.

Il suo manifesto politico, infatti, è quello della vivibilità e della sostenibilità delle aree urbane e, nella Parigi del futuro di Hidalgo, tutto si concentra nel concetto di “prossimità”, in una prospettiva ideale di svezzamento dalle auto: in quest’ottica, servizi sanitari, per mangiare, divertirsi o coltivare la propria sensibilità artistica dovranno essere a 15 minuti di distanza per i cittadini, a piedi o in bicicletta, così come i posti di lavoro e le scuole dei ragazzi, con l’obiettivo di ridurre traffico e inquinamento.

«È la condizione necessaria per la trasformazione ecologica della città, che migliorerà al contempo la vita quotidiana dei parigini», sottolinea la sindaca.

In questa direzione, tra il 2015 e il 2020, Hidalgo ha già messo a segno il primo atto di rivoluzione green nella capitale francese e, con un investimento da 150 milioni di euro ha costruito oltre 1000 km di piste ciclabili - portando a un aumento del 60% del traffico urbano sulle due ruote - con l’obiettivo puntato a rendere Parigi, entro il 2024, «una città al 100% ciclabile», ovvero percorribile completamente in bicicletta lungo corsie dedicate.

Non un anno a caso, perché il 2024 sarà l’anno in cui Parigi ospiterà le Olimpiadi: la promessa è quella di una città che si presenterà al pubblico di tutto il mondo come eco friendly e sostenibile.

E così, dove oggi ci sono ancora lavori e cantieri stradali, entro il prossimo anno ci saranno chilometri di piste ciclabili; Porte de la Chapelle avrà un nuovo palazzetto dello sport, con un giardino pensile verde e il Villaggio Olimpico dove alloggeranno gli atleti sarà collegato con tutte le sedi olimpiche tramite ciclabili e non avrà l’aria condizionata. «Non posso pensare solo all’impatto sugli atleti per 15 giorni», ha risposto Hidalgo a chi contestava una decisione così drastica in una città che nella stagione estiva raggiunge facilmente i 40°C.

Oggi, dopo il primo round di provvedimenti concluso nel 2020, la città della Tour Eiffel è al terzo anno del secondo atto del piano di rivoluzione verde (2021-2026) e la prima cittadina della capitale francese continua ad avere ben chiare le idee sulla trasformazione parigina: entro i prossimi 4 anni, verranno costruiti 130 km di nuove piste ciclabili e 130.000 nuovi posteggi sicuri per biciclette e monopattini elettrici, mentre proseguiranno i lavori di de-cementificazione delle aree urbane – iniziati con l’abolizione di 60.000 degli 83.500 parcheggi di superficie, per recuperare spazio da affidare alle piste ciclabili e alle foreste urbane, piantando 170.000 alberi – e della bonifica della Senna, un’operazione che prevede il collegamento delle fognature a 35.000 case a Grand Paris che in precedenza scaricavano le loro acque reflue direttamente nel fiume e la costruzione di nuove infrastrutture per evitare che le fogne principali della città si svuotino nella Senna in caso di inondazioni.

«Fino al 2026 ci saranno trasformazioni radicali. Ci sarà un visibile “prima” e “dopo”», aveva promesso la sindaca Hidalgo all’inizio del suo mandato. E la promessa, anche se a poco più di metà dell’opera, è finora mantenuta.

Ma, si sa, ogni cambiamento porta con sé approvazione e critiche. E quando si tratta di vere e proprie politiche rivoluzionarie, che mirano a sradicare abitudini e mentalità fortemente radicate, uscirne immuni è pressoché impossibile.

La progressiva trasformazione di Parigi in “città verde”, infatti, ha scatenato l’entusiasmo da una parte, ma proteste durissime dall’altra: quelle dei parigini che non intendono abbandonare la loro vita all’insegna del comfort e degli spostamenti in automobile.

Sono loro, dunque, che stanno rendendo virale sui social l’hashtag #SaccageParis (Parigi saccheggiata) per denunciare con foto e video la situazione di piantagioni incolte e alberi non curati per le strade della città, frutto di una politica – a loro dire – troppo ambiziosa e rivoluzionaria, oltre che di difficile gestione, e per accusare la sindaca di aver reso la capitale troppo difficile da vivere, tanto da causare un esodo dei parigini, “stufi” di non poter più girare tranquillamente e guidare l’automobile per le vie del centro città.

Ma Hidalgo non ci sta e alle critiche infondate replica che «La vitalità di una città non dipende dalle auto. Questo valeva nel XX secolo, ma ora siamo nel XXI».

A distanza di un secolo, allora, è il momento di evolvere le convinzioni e cambiare tanto la mentalità, quanto la visione del futuro delle nostre società per migliorare la vita dei cittadini.

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