Ambiente

Che cos’è l’e-fuel

Come viene prodotto e per quali usi viene impiegato il carburante sintetico? Te lo spieghiamo qui
Credit: Chandu J S
Tempo di lettura 6 min lettura
14 marzo 2023 Aggiornato alle 20:00

L’obiettivo “decarbonizzazione” anche nel settore automotive è comune a tutti, non è chiaro invece ancora come avverrà il cambiamento.

I ministri dell’Ambiente della Ue e il Parlamento europeo vogliono mettere la parola fine ai motori termici confermando la fine delle immatricolazioni dei veicoli al 2035. In questo ambito si è parlato anche degli e-fuel, per destinarli a quei veicoli che non rientrano nell’ambito di applicazione del regolamento.

La questione però non è così semplice e molti Paesi non sono del tutto d’accordo. A guidare il comitato dei no sono Germania e Italia, i due Paesi che producono più auto in Europa, e che vedono i biocarburanti e gli e-fuel come l’ultima spiaggia per salvare le automobili a motore termico dalla rivoluzione dell’elettrico.

Così l’accordo Ue sullo stop alla vendita dei veicoli a diesel e benzina dal 2035 rischia di slittare ancora.

E-fuel: soluzione o limite

La parola deriva da elecrofuel, ovvero combustibili elettrici di natura gassosa o liquida, di origine sintetica, che vengono prodotti attraverso dei processi energivori alimentati da energia elettrica rinnovabile.

Rappresentano una nuova forma di carburante, di origine sintetica, rinnovabile e a impatto zero. Potrebbero sostituire la benzina e i combustibili derivanti dal petrolio in questa fase di passaggio verso l’elettrico. Soprattutto, questa innovazione sembra essere in linea con le politiche green e a basso impatto ambientale.

Il processo di produzione degli e-fuel prevede una trasformazione dell’energia elettrica rinnovabile in energia chimica, sotto forma di combustibili “climate friendly” da poter utilizzare in comuni motori endotermici.

I processi di produzione erano noti da anni ma lasciati congelati, grazie però all’interesse di diversi poli di ricerca, stimolati dal processo di transizione energetica in atto, si sono trovati nuovi catalizzatori, capaci di trasformare a basso costo l’energia elettrica in e-fuel, non più derivante dal petrolio o dal metano, ma anche idrogeno, ammoniaca, metanolo o il dimetil-etere.

E-fuel, pro e contro

Gli e-fuel possono, teoricamente, rendere i veicoli termici puliti e rispettosi dell’ambiente, senza nessuna modifica meccanica. Questo è uno dei vantaggi maggiori, considerando il difficile e costoso processo di riconversione dei motori.

Inoltre, possono essere distribuiti nelle stazioni di rifornimento esistenti. Gli e-fuel hanno una densità energetica molto elevata che consente di bilanciare la produzione di energia elettrica rinnovabile durante tutto l’anno, così da integrare i sistemi di immagazzinamento dell’energia tradizionali.

Tra quelli che possiamo considerare dei contro per gli e-fuel, sta nelle loro produzione e nei costi. Per produrre un carburante a impatto zero è necessario alimentare gli impianti di produzione con energia rinnovabile, che può arrivare dall’eolico, dal fotovoltaico o dall’idroelettrico. Le stime dicono che per un impianto di produzione di e-fuel si potrebbe estrarre fino a un milione di tonnellate l’anno di anidride carbonica, per avere un impatto significativo sulla percentuale di gas serra in atmosfera per questo sarebbero necessari molte migliaia di questi siti produttivi.

Il problema dei costi è uno dei contro più importanti. Oggi un litro di e-fuel costa 20 euro. Molte case automobilistiche che al momento stanno utilizzando questo nuova forma di carburante, lo fanno soprattutto per mantenere in vita l’enorme parco macchine prodotto e che sarà ancora circolante dopo la scadenza fissata dall’Unione europea. Per capire il problema costi basti pensare che Porsche, la casa automobilistica che più sta investendo di più in questa tecnologia, ha chiesto ufficialmente incentivi alla Ue per arrivare ad avere e-fuel offerti allo stesso prezzo di benzina e gasolio.

E-fuel e inquinamento

Gli e-fuel sono “ricostruiti” artificialmente evitando di emettere CO2, sia in fase di produzione sia al momento della combustione nel motore e se mantenuti potrebbero essere l’alternativa all’auto elettrica.

Ma qual è il loro processo produttivo? Gli e-fuel nascono dalla combinazione di idrogeno e anidride carbonica. L’idrogeno viene ottenuto per elettrolisi dall’acqua e per farlo serve molta energia elettrica e molta acqua.

Affinché i carburanti sintetici siano davvero a zero emissioni di CO2 occorre che questa elettricità provenga da fonti di energia rinnovabili come quella solare, eolica, geotermica, idrica o dalle maree. Nella seconda fase del processo l’idrogeno viene combinato con la CO2 estratta dall’aria in un catalizzatore ad alta pressione con la CO2 catturata e convertita in un vettore energetico liquido.

Gli e-fuel vengono considerati carburanti ecofriendly, proprio perché per la produzione viene usata solo energia ricavata da fonti rinnovabili e viene emessa nell’ambiente solo la stessa quantità di CO2 che era stata precedentemente assorbita durante la produzione.

Dove verrà prodotto e-fuel

Per adesso si può affermare che il Cile sarà la patria degli e-fuel, questo nuovo carburante fa parte infatti della strategia energetica nazionale, che è stato affiancato come produzione a quella di idrogeno verde, per puntare all’esportazione finale dei due carburanti in tutto il mondo.

I vantaggio della produzione in Cile sono da ricondurre a due fattori: la grande ventosità del Paese, elemento fondamentale per produrre energia eolica a basso costo e la mano d’opera a buon mercato, senz’altro un aiuto per avviare una produzione a basso costo. Progetto portato avanti infatti dalla casa automobilistica Porsche che ha aperto una fabbrica per la produzione di e-fuel proprio in Cile lo scorso anno.

In questa prima questa fase qui vengono prodotti 130.000 litri di carburante, che saliranno a 550 milioni all’anno entro il 2027.

La casa tedesca punta molto su gli e-fuel come soluzione complementare alla mobilità elettrica, confermando che entro il 2030 l’80% della sua gamma sarà composta da modelli a zero emissioni.

Porsche ha inoltre investito 75 milioni di dollari nella Hif Global Llc, una holding di sviluppatori che progettano impianti di produzione di carburanti sintetici, ottenendo una quota di partecipazione a lungo termine nella società, con sede a Santiago del Cile. Secondo il progetto verranno realizzati impianti industriali e-fuel in Cile, Stati Uniti e Australia.

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