Diritti

Quanto siamo (poco) progressisti?

Lo rivela il sondaggio del World Values Survey, che ha analizzato le performance di 24 Paesi. Coprendo circa la metà della popolazione mondiale
Credit: cottonbro studio
Tempo di lettura 4 min lettura
14 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

Quanto sono liberali, nel mondo, i Paesi in merito a eutanasia, aborto, divorzio, omosessualità e sesso occasionale?

Lo rivela un sondaggio del World Values Survey, i cui dati sono stati analizzati dal Policy Institute del King’s College di Londra, che si focalizza su 24 Paesi tra Americhe, Asia, Africa, Europa e Medio Oriente, coprendo circa la metà della popolazione mondiale.

In tutti i Paesi coinvolti sono stati utilizzati campioni rappresentativi di popolazione adulta. La stragrande maggioranza dei sondaggi è stata condotta utilizzando l’intervista vis à vis.

Il sondaggio ha rilevato un miglioramento notevole nel Regno Unito, che ora è tra i primi 4 Paesi per accettazione di omosessualità, divorzio, aborto, eutanasia e sesso occasionale. Al primo posto c’è quasi sempre la Svezia, che, in particolare, risulta essere il Paese più liberale in merito ad aborto e divorzio. La Germania, invece, si dimostra più liberale in merito all’eutanasia.

Il 48% degli australiani ritiene il sesso occasionale accettabile, e solo l’1% dei cinesi è d’accordo. I nigeriani accettano meno l’omosessualità e il divorzio. Gli egiziani, invece, accettano poco l’aborto.

Secondo gli accademici che hanno analizzato i dati del sondaggio, i risultati hanno evidenziato che, in un tempo piuttosto breve, il Regno Unito è diventato molto più liberale e, per questo, nel prossimo futuro i politici nel Paese potrebbero iniziare a relazionarsi con l’aumento di sollecitazioni pubbliche per prendere in considerazione la riforma su argomenti come la morte assistita.

«Quelle che una volta erano pressanti preoccupazioni morali - omosessualità, divorzio e sesso occasionale - sono diventate semplici fatti della vita per gran parte del pubblico», ha dichiarato a The Guardian il prof. Bobby Duffy, direttore del Policy Institute. «Questo cambiamento non è guidato solo dalle generazioni più giovani: tutte le generazioni hanno cambiato le loro opinioni in modo significativo», ha poi concluso.

L’Italia, invece, risulta quasi sempre tra gli ultimi nelle classifiche. In particolare, nella classifica riguardante l’accettabilità del divorzio è al settimo posto su dieci totali; sia in quella riguardante l’omosessualità e sia in quella sull’aborto è all’ottavo su dieci; in quella riguardante il sesso occasionale è al nono su dieci.

Tra consultori chiusi, lunghe liste dattesa e medici obiettori di coscienza in percentuali altissime, per esempio, la situazione aborti in Italia non è di certo tra le più favorevoli nel mondo: secondo il report Mai dati dell’associazione Luca Coscioni, curato da Chiara Lalli e Sonia Montegiove, in Italia ci sono 72 ospedali in cui la percentuale di medici obiettori di coscienza è tra l’80% e il 100%; in 22 ospedali e 4 consultori il 100% di personale - tra medici ginecologi, anestesisti, personale infermieristico e OSS - è obiettore di coscienza; in 18 ospedali il 100% di ginecologi è obiettore di coscienza.

Il presidente di Arcigay Napoli, Antonello Sannino, commenta così a La Svolta i dati riguardanti l’omosessualità: «È da un po’ che si registra questa triste tendenza. I dati riguardanti l’accettabilità dell’omosessualità in Italia risultano in linea con quelli di ILGA-Europe, associazione cappello che si occupa dei diritti della comunità Lgbtq+: nella mappa di ILGA, con il suo 25%, l’Italia è indietro rispetto a moltissimi Paesi, come per esempio Francia, Spagna, Inghilterra, Germania. Del resto, l’Italia è l’unico tra i Paesi Ue a non avere il matrimonio egualitario e l’ultimo ad aver avuto una legge sulle unioni civili (nel 2016). È l’unico a non avere una legge contro i crimini d’odio legati all’orientamento sessuale e l’identità di genere. Quindi è un ritardo notevole, che riflette anche il ritardo infrastrutturale e tecnologico del nostro Paese: dove viene tutelato il benessere della persona, tutto va meglio. L’Italia è indietro, com’è indietro in tutti i parametri che registrano un avanzamento culturale. Forse dovremmo interrogarci su come costruire nuove politiche che mettano al primo posto i diritti della persona, la felicità della persona, la cultura e il sapere: perché queste politiche generano benessere. Se sovrapponiamo le mappe del benessere socioeconomico e dei servizi offerti alla persona alle mappe sull’avanzamento delle libertà civili, come quella di ILGA, riscontriamo quasi una sovrapposizione».

E ora bisogna chiedersi: cosa si può fare, in Italia, per migliorare questa situazione?

Leggi anche
Salute
di Costanza Giannelli 4 min lettura
Mario Draghi e la Direttrice Generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) Ngozi Okonjo-Iweala durante il loro incontro bilaterale a margine del vertice del G7 al Castello di Elmau a Kruen, in Germania, il 27 Giugno 2022
Esteri
di Alessandro Leonardi 3 min lettura