Ambiente

Imballaggi di alghe e… piccole grandi idee per il Pianeta

Non solo raccolta differenziata e prodotti biodegradabili. Se vuoi prenderti cura della Terra in modo geniale e green, ecco la rubrica che fa per te
Credit: Zerocircle
Tempo di lettura 5 min lettura
6 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

Tra gli slogan più ricorrenti delle manifestazioni per il cambiamento climatico e contro l’inquinamento ambientale, ricordiamo tuttə il famoso “There is no planet B”. Già, non esiste un pianeta B, ma un piano B c’è. Anzi, più di uno.

Ogni giorno c’è qualcunə che ne sa una più del diavolo e lancia idee geniali e invenzioni eccezionali ed ecosostenibili. Come? Dando una nuova vita a oggetti quotidiani che regolarmente gettiamo senza riflettere sulle possibilità di riutilizzo o ingegnandosi per trasformare il banale in straordinario.

Se ti sei chiestə almeno una volta cosa puoi fare per salvare il Pianeta - ma le risposte che hai trovato erano sempre le solite e banali raccomandazioni che segui già da una vita – allora questa è la rubrica che fa per te. Abbiamo raccolto le migliori invenzioni che possono aiutare la Terra che abitiamo. Tu sei dei nostri?

Zerocircle: gli imballaggi di alghe

Zerocircle è una start up nata da un’idea di Neha Jain, una giovane imprenditrice decisa a creare delle alternative sostenibili agli imballaggi in plastica.

La soluzione scelta dalla start up è quella degli imballaggi creati a partire dalle alghe: i rivestimenti di Zerocircle, infatti, nascono dalla lavorazione di diversi tipi di alghe prelevati direttamente dall’Oceano e coltivati dalla start up. Si tratta perlopiù di alghe rosse, marroni e verdi che vengono essiccate e polverizzate, prima di essere trasformate in un materiale finale che risulta completamente dissolvibile, compostabile e biodigeribile.

Le alghe, coltivate e utilizzate da Zerocircle, oltre a essere materia prima di imballaggi e rivestimenti sostitutivi alla plastica, aiutano anche a catturare il carbonio 20 volte più velocemente degli alberi, contribuendo così a ridurre le emissioni globali di CO2 e a contrastare la crisi causata dal cambiamento climatico.

Ad oggi la start up di Neha Jain produce soprattutto borse, borse per vestiti, pellicole per alimenti e altri tipi di imballaggi alternativi alla plastica: l’obiettivo è quello di raggiungere la produzione di una tonnellata di pellicola al giorno.

Finestre solari AuREUS

Si tratta di un’idea di Carvey Ehren Maigue, un giovane studente di ingegneria elettrica della Mapùa University, nelle Filippine, premiata come miglior progetto sostenibile ai James Dyson Award 2020.

L’idea, che prende il nome ispirandosi ai colori dell’aurora boreale, prevede la creazione di pannelli solari colorati che nascono direttamente dall’utilizzo degli scarti vegetali di frutta e verdura.

Questi scarti, infatti, contengono particelle luminescenti in grado di assorbire i raggi ultravioletti dal sole e di trasformarli in luce visibile, generando elettricità.

I pannelli, che nulla hanno a che vedere con i classici impianti fotovoltaici e che si presentano sotto forma di un foglio di polimero vegetale che può essere piegato e modellato a piacere, sono in grado di funzionare anche quando la luce solare non è diretta, quando è nuvoloso o piove.

Come funziona la tecnologia? Posizionando i pannelli nel mezzo dei doppi vetri di una finestra, questi spingono la luce solare verso i bordi del vetro e le celle fotovoltaiche la trasformano in elettricità.

I pannelli colorati posizionati nei vetri di una singola finestra hanno la capacità di ricaricare due smartphone, mentre rivestire un intero edificio significherebbe alimentare i principali sistemi elettrici, godere di autonomia elettrica e donare alla struttura anche un piacevole colore artistico.

Warka Tower

La Warka Tower è un progetto di Arturo Vittori, realizzato con il suo collaboratore, Andreas Vogler dello studio Architecture and Vision, con il sostegno del Centro Italiano di Cultura di Addis Abeba e l’ Ethiopian Institute of Architecture, Building Construction and City Development (EiABC).

Si tratta di una torre a forma di albero (il nome deriva proprio dal Warka Tree, il grande albero del fico, originario dell’Etiopia e simbolo di prosperità) che ha l’obiettivo di raccogliere l’acqua dall’atmosfera (rugiada, nebbia e pioggia) per trasformarla in acqua pulita e potabile da fornire alle popolazioni che non ne hanno accesso.

Si stima, infatti, che circa 800 milioni di persone al mondo muoiono ogni anno perché non hanno accesso a questa risorsa. Così, con il progetto presentato per la prima volta alla Biennale di Architettura di Venezia 2012, l’architetto Vittori ha voluto cercare una soluzione alternativa per dare un contributo concreto contro la carenza di acqua in Etiopia.

La struttura, che pesa circa 80 kg, è ecosostenibile e costruita con materiali ecologici e facilmente reperibili come nylon, giunchi di bambù e bioplastica e il suo funzionamento si fonda su una tecnologia che prende spunto da un semplice principio naturale: quello della condensazione dell’aria che produce acqua attraverso l’escursione termica durante le fasi giorno-notte.

All’esterno, una custodia consente all’aria di passare, mentre all’interno una rete di nylon raccoglie le gocce di rugiada in superficie. La differenza di temperatura fra giorno e notte crea la condensa che scivola in un contenitore e l’acqua arriva a un rubinetto attraverso un tubo.

Ogni giorno, la Warka Tower è in grado di raccogliere più di 90 litri di acqua potabile!

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