Economia

Lavoro: a che punto siamo con la parità di genere?

La situazione in Italia è ancora critica, ma molte aziende si stanno muovendo per ottenere la certificazione. Come il Gruppo cassa depositi e prestiti, che organizzerà seminari per linguaggi e comportamenti inclusivi
Credit: Via spaceiq.com
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8 marzo 2023 Aggiornato alle 16:00

Sempre più aziende si stanno muovendo per ottenere il rilascio della Certificazione della parità di genere. Questo strumento è fondamentale per promuovere la parità di genere nelle aziende, favorendo l’accesso delle donne nel mercato del lavoro, ma anche garantendo equità nel trattamento e nelle retribuzioni.

Il gender pay gap, in Italia, è diminuito tra il 2017 e il 2019, ma a causa della pandemia ha ricominciato a crescere in maniera esponenziale. Attualmente, gli stipendi delle donne differiscono da quelli dei colleghi uomini da 3.000€ fino ad arrivare a una differenza di 13.000€.

Il tasso di disoccupazione femminile rimane ancora più alto rispetto a quello maschile, senza contare che l’Italia è il Paese europeo con il tasso più alto di ragazze Neet, ovvero quelle ragazze tra i 15 e i 29 anni che non studiano e non lavorano (25%).

La certificazione per la parità di genere viene rilasciata solo a coloro che abbiano raggiunto almeno il 60% degli obiettivi in 6 aree differenti: cultura e strategie, governance, opportunità di crescita e inclusione delle donne, processi e risorse umane, equità remunerativa, tutela della genitorialità e conciliazione vita-lavoro.

Il percorso che porta al rilascio della certificazione può prevedere delle verifiche ma anche dei corsi o seminari per favorire l’inclusione. È il caso della società Cassa depositi e prestiti, o Gruppo Cdp, che punta a ottenere la certificazione entro la fine dell’anno.

Questa società ha iniziato il suo percorso ad agosto 2022, ma soltanto adesso stanno prendendo il via delle vere e proprie iniziative pratiche. Come ha spiegato Paola Mele, diversity, equity&inclusion manager dell’azienda, nelle prossime settimane partiranno dei corsi e dei seminari sull’utilizzo del linguaggio e di un comportamento inclusivi. Per raggiungere la vera parità di genere, infatti, non basta soltanto ottenere la certificazione, ma bisogna puntare su un vero e proprio cambiamento culturale.

Nel 2021 è stato approvato dall’azienda il Piano strategico per il triennio 2022-2024, e nel febbraio 2023 sono state approvate nuove operazioni per un valore di 1,6 miliardi di euro. Gli obiettivi principali riguardano il cambiamento climatico, l’innovazione ma anche una crescita inclusiva, favorendo la parità di genere.

E dei risultati ci sono stati: le assunzioni delle donne dall’esterno sono cresciute dal 37% di dicembre 2021 al 48% di dicembre 2022, è cresciuta anche la percentuale delle donne che ricoprono una posizione di potere, attualmente al 25% ma l’obiettivo è arrivare al 2024 almeno al 30%; mentre nel consiglio di amministrazione le donne sono ancora al 42%, ma la situazione sembra comunque destinata a migliorare.

Sicuramente, negli ultimi tempi in Italia ci sono stati dei, seppur piccoli, passi in avanti, anche se, secondo quanto riportato dal Global Gender Gap report 2022, il nostro Paese si trova ancora al 63º posto per il divario di genere.

Nella classifica delle 100 migliori aziende mondiali per quanto riguarda la parità di genere nel 2023, che si trova nel report redatto da Equileap, ci sono 3 aziende italiane: Enel, che si posiziona al 45º posto, Unicredit, al 72° e Hera, che si posiziona all’82°.

Il percorso procede a rilento, si notano piano piano dei miglioramenti ma la strada da percorrere è ancora molto lunga.

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