Ambiente

Cina, non si ferma la costruzione di nuovi centrali a carbone

La politica economica ed energetica di Pechino sta mettendo a rischio gli impegni climatici del Dragone
Credit: EPA/XINHUA/Bei He
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3 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

La Repubblica Popolare Cinese ha accelerato i permessi per la costruzione di nuove centrali a carbone nel 2022, con un aumento del 400% rispetto al 2021 e un incremento energetico pari a 106 gigawatt.

Secondo il report pubblicato dal think tank Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea) e dalla Ong Global Energy Monitor (Gem), questa accelerazione è la più grande dal 2015 e potrebbe minare gli obiettivi climatici perseguiti da Pechino: «La Cina continua a essere l’eccezione lampante nel declino globale in corso nello sviluppo delle centrali a carbone. La velocità con cui i progetti sono progrediti, attraverso le autorizzazioni alla costruzione nel 2022, è stata straordinaria, con molti progetti che sono germogliati, hanno ottenuto permessi, finanziamenti e avviato i lavori apparentemente nel giro di pochi mesi», ha affermato Flora Champenoism, analista della Gem.

Diversi cantieri, per una potenza pari a 50 GW, hanno avviato rapidamente la costruzione delle fondamenta delle centrali nel 2022, mentre altri impianti energetici dovrebbero avviare i lavori nel 2023 per arrivare a ulteriori 60 GW in breve tempo. Il report specifica che non necessariamente la potenza aggiunta dovrebbe comportare un aumento delle emissioni nel prossimo futuro, grazie ai numerosi progetti dedicati alle fonti rinnovabili e a un livellamento dei consumi energetici.

Ma le ultime notizie provenienti dalla nazione orientale sembrano confermare per il momento gli scenari peggiori: «La quota cinese legata al carbone nel mix energetico nazionale è cresciuta per la prima volta in un decennio. L’aumento è stato dello 0,3%», ha sottolineato il giornalista Akshat Rathi, responsabile della sezione dedicata alla crisi climatica per Bloomberg News.

Nonostante l’enorme accelerazione della costruzione degli impianti fotovoltaici, con la capacità energetica nazionale arrivata sopra i 510 GW, il phase out del carbone sembra molto lontano.

La crescita economica cinese sta tornando ai livelli pre-pandemia e i dirigenti locali spesso premono per espandere il settore energetico in modo da soddisfare i nuovi sviluppi industriali. I black out della scorsa estate, causati dalle ripetute ondate di calore, hanno incentivato ulteriormente le autorità a ricorrere a tutte le risorse fossili disponibili.

Senza una rapida diminuzione dell’uso del carbone entro il 2030, l’obiettivo climatico di limitare l’aumento delle temperature globali entro 1,5 gradi non verrà rispettato. Gli sforzi cinesi sono ancora troppo deboli, mentre altri Paesi in via di sviluppo stanno aumentando contemporaneamente la produzione carbonifera: «Il re carbone sta tornando e sta tornando con un big bang» ha affermato Anil Kumar, presidente della multinazionale Jindal Power Ltd, di fronte all’incremento della produzione indiana, superiore del 15% rispetto all’anno precedente.

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