Economia

La filantropia si fa smart

Un tempo i miliardari decidevano di fare beneficienza solo in punto di morte. Erano altri tempi: oggi sono addirittura gli enti che decidono dove indirizzare il denaro dei donatori, scegliendo le organizzazioni
Credit: cottonbro CG studio
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5 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

La filantropia tipica del passato sta cambiando: oggi è in mano ai grandi colossi della tecnologia.

Gli imprenditori di oggi della Silicon Valley sono in missione, sempre, convinti di poter rivoluzionare il mondo già durante la loro esistenza. Ed è proprio dalla Silicon Valley che nascono numerosi programmi educativi che riuniscono e formano i nuovi donatori.

Secondo quanto afferma l’Economist, la maggior parte dei donatori americani sono diventati ricchi grazie alla tecnologia. Da sempre i grandi detentori di ricchezze e filantropi hanno investito il loro denaro, creando fondazioni private che venivano poi gestite da un team di persone fidate. Oggi la vera rivoluzione consiste non nel dovere creare una fondazione dopo aver accumulato ricchezze, ma nel donare parte dei propri proventi a enti di beneficenza che indirizzeranno i soldi direttamente a organizzazioni non profit scelte.

Questo nuovo metodo è chiamato Daf, donor advised fund, ed è una sorta di conto di risparmio per effettuare donazioni di beneficenza in modo semplice ed efficace, lasciando il controllo dei loro soldi direttamente all’ente: un esempio è il Founder Pledge, ente britannico a cui sono iscritti 1.700 membri di 39 Paesi diversi.

Un altro metodo che viene utilizzato dai grandi magnati è la società a responsabilità limitata (Llc). Questo tipo di società elargisce grande libertà ai donatori che possono combinare la spesa per progetti di beneficenza con quelli a scopo di lucro e di sostegno politico. Con questo metodo sono stati finanziati progetti come installazioni artistiche lungo il confine tra America e Messico. È interessante osservare che se il progetto finanziato dalle diverse donazioni non ottiene il risultato sociale sperato, i finanziamenti vengono tagliati.

Una critica che viene rivolta alle tradizionali fondazioni di beneficenza è la poca velocità e lelevato numero di moduli cartacei da compilare: un approccio così lontano dai grandi magnati della tecnologia rischia di rallentare il processo e diminuire liniziativa.

Un esempio del nuovo mondo filantropico è Mackenzie Scott, l’ex moglie di Jeff Bezos, fondatore di Amazon. Scott ha donato oltre 14 miliardi di dollari, senza condizioni, a enti di beneficenza fidati come Habitat for Humanity International, i cui volontari hanno case costruite ad Haiti e in Bangladesh, e la Desmond Tutu Health Foundation, che ha sede a Città del Capo.

Tuttavia, coloro che si occupano di raccogliere i fondi devono essere in grado di comprendere le preferenze di chi dona, essendo in grado di cambiare in tempo le loro linee di comportamento. I donatori hanno un occhio di riguardo verso gli enti che mostrano grandi ambizioni.

Allo stesso tempo, la stessa tecnologia si rivela uno strumento necessario agli enti di beneficenza. La fondazione Charity: Water di Scott Harrison, che lavora per portare acqua pulita alle persone nei Paesi in via di sviluppo, con oltre 700 milioni di donazioni ha raggiunto 1 milione di follower su Twitter e, attraverso immagini satellitari, mostra ai donatori i pozzi dacqua pulita nei quali hanno investito.

Anche la filantropia sta vivendo una transizione tecnologica: la velocità, la trasparenza e laccessibilità che ha acquisito la beneficenza gli conferiscono un valore aggiuntivo. I nuovi filantropi non aspettano più a donare, come si faceva un tempo, in punto di morte. Se possono, lo fanno ora.

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