Futuro

Identità digitale: il progetto di unire Spid e Cie

Il Governo Meloni punta ad accelerare il processo nel contesto del portafoglio digitale europeo, ma le società autorizzate a rilasciare lo Spid chiedono che lo Stato si faccia carico dei costi di gestione
Credit: Skwiiiki
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
22 febbraio 2023 Aggiornato alle 11:00

Una applicazione unica per riunire in un unico strumento Spid (Sistema pubblico di identità digitale) e Cie (Carta identità elettronica).

Se ne discute da tempo nel contesto dell’Identità digitale europea (e-Id), che proprio all’inizio del mese ha ricevuto un’ulteriore spinta da parte della Commissione Ue, ma ora il Governo italiano sembra essere intenzionato ad accelerare il processo.

È quanto fa sapere Repubblica, secondo cui la proposta dell’Identità digitale nazionale sarà discussa il 23 febbraio nella prima riunione di un comitato tecnico istituito presso il Dipartimento per la trasformazione digitale del Governo Meloni, e già a marzo, secondo i documenti visionati dal quotidiano, potrebbe essere aperto un bando di gara per la realizzazione dell’app.

La questione tuttavia solleva alcune domande. La prima riguarda l’implementazione del software europeo già in fase di sperimentazione, e per il quale a dicembre è stato assegnato il contratto dal valore di 26 milioni di euro alla società Netcompany-Intrasoft, di proprietà del Netcompany Group con sede in Danimarca, e alla svedese Scytáles AB.

Secondo quanto dichiarato a Raconteur dalla parlamentare europea Romana Jerković, membra della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia, il processo legislativo del wallet digitale europeo potrebbe essere completato entro la primavera, ponendo le basi per l’attivazione del portafoglio nel 2024.

A quel punto gli Stati membri saranno tenuti ad adattarsi alle specifiche europee, e bisognerà capire come l’esecutivo intende integrare l’applicazione allo studio a livello nazionale con quella che dovrà rispondere alle normative Ue.

Il secondo punto è tutto italiano. A differenza della Cie, emessa dal Ministero dell’Interno e prodotta dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, lo Spid è in mano a diversi gestori privati. Le loro concessioni sono state prorogate dall’Agid (Agenzia per l’Italia digitale) al 23 aprile di quest’anno, e il Dipartimento ministeriale starebbe pensando a un rinnovo della durata di 3 anni.

Ma ora le società chiedono che lo Stato si faccio carico delle spese. A eccezione dei costi di attivazione, dove previsti, o di quelli legati in qualche caso a servizi specifici, come il riconoscimento da remoto, lo Spid è essenzialmente un servizio gratuito per i cittadini, e la sua gestione è a carico delle aziende.

Per questo in una lettera inviata il 17 febbraio dall’associazione di categoria Assocertificatori ad Alessandro Musumeci, capo della segreteria tecnica del sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, i gestori reclamano l’istituzione di un fondo dedicato che peschi dal Pnrr risorse stimate per circa 50 milioni di euro, riferisce Wired.

Le società, inoltre, chiedono di essere coinvolte nei prossimi progetti legati all’identità digitale, anche all’interno del contesto europeo.

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