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Israele: quel “Jorge” che ha truccato le elezioni nel mondo

L’inchiesta dell’organizzazione Forbidden Stories ha rivelato che la società Team Jorge - guidata da Tal Hanan - ha manipolato più di 30 campagne presidenziali internazionali. Ha avuto successo 27 volte
Credit: Mati Mango
Tempo di lettura 4 min lettura
17 febbraio 2023 Aggiornato alle 09:00

Team Jorge: è questo il nome in codice usato da un gruppo di appaltatori israeliani che, a giornalisti sotto copertura, hanno dichiarato di aver manipolato più di 30 campagne elettorali presidenziali in tutto il mondo, utilizzando hacking e sfruttando la disinformazione e diffamazione sui social media tramite account falsi.

Il famigerato Team Jorge, che vanta il successo in 27 elezioni, è stato smascherato da un’inchiesta condotta da giornalisti di 30 testate, tra cui Guardian, Der Spiegel, Die Zeit, Le Monde, Radio France, Haaretz, TheMarker; l’indagine fa parte del progetto giornalistico Story Killers coordinato da Forbidden Stories, organizzazione senza scopo di lucro la cui missione è continuare e pubblicare il lavoro di giornalisti minacciati, imprigionati o assassinati.

Dietro al Team Jorge che - riporta Le Monde - ha tutta la parvenza di una società fantasma in quanto non possiede un sito web o una pagina con informazioni di contatto, c’è Tal Hanan, alias Jorge, un ex agente delle forze speciali israeliane e Ceo della Demoman International, società israeliana che offre servizi specializzati per la sicurezza, l’intelligence e le forze dell’ordine.

Il rapporto investigativo rivela che il Team avrebbe sabotato circa 30 elezioni presidenziali in tutto il mondo per conto di agenzie di intelligence, società private o politici che volevano manipolare segretamente l’opinione pubblica. Il gruppo agiva senza lasciare tracce, principalmente in 2 modi: con operazioni di disinformazione online e tramite la manipolazione automatizzata dell’opinione pubblica sui social network.

Campagne diffamatorie, hackeraggio delle caselle di posta elettronica, diffusione di fake news e creazione di profili falsi -bot - erano le armi informatiche usate dal gruppo per distorcere la realtà dei fatti e condizionare così il voto degli elettori.

Per fare tutto ciò, “Jorge” si serviva del software Aims (Advanced Impact Media Solutions) in grado di generare e gestire migliaia di account falsi sulle principali piattaforme online, tra cui Twitter, LinkedIn, Facebook, Telegram, Gmail, Instagram e YouTube.

Nell’inchiesta, inoltre, si sottolinea come la squadra guidata da Hanan riuscisse a far interagire il mondo dell’intelligence - hacking, spionaggio, e sorveglianza - con la cosiddetta guerra psicologica, intimorendo, a esempio, i candidati avversari attraverso gesti intimidatori. A questo proposito il team ha affermato di aver inviato un sex toy, consegnato tramite Amazon, a casa di un politico, con l’obiettivo di dare a sua moglie la falsa impressione che avesse una relazione extra-coniugale.

Dettagli interessati sulle strategie di manipolazione e sulla struttura di questa “organizzazione” sono emersi soprattutto grazie al lavoro sotto copertura di 3 giornalisti di Radio France, Haaretz e TheMarker che, fingendosi potenziali clienti, si sono rivolti al Team Jorge, chiedendo se era possibile ricevere aiuto nel ritardare le elezioni di un Paese africano politicamente instabile. In merito a questo lavoro investigativo, svoltosi tra luglio e dicembre 2022, il Guardian svela che gli incontri con Hanan e i suoi colleghi sono avvenuti tutti tramite videochiamate, tranne uno di persona nella base del Team, un ufficio in un parco industriale a Modi’in, a 20 miglia da Tel Aviv.

Durante queste riunioni ha partecipato anche il fratello, Zohar Hanan, presentato come l’amministratore delegato del gruppo; il gruppo di lavoro è stato descritto da Hanan come un insieme di esperti in finanza, social media e campagne politiche, aggiungendo che “la sua società” ha 6 uffici sparsi in tutto il mondo.

Ai giornalisti Hanan ha inoltre dichiarato: «Ora siamo coinvolti in un’elezione in Africa. Abbiamo un team in Grecia e un team negli Emirati. Abbiamo completato 33 campagne a livello presidenziale, 27 delle quali hanno avuto successo»; successivamente ha affermato di essere stato coinvolto in 2 «grandi progetti» negli Stati Uniti, ma di non impegnarsi direttamente nella politica statunitense.

Queste dichiarazioni non sono state verificate, e potrebbero anche essere state ingigantite dallo stesso Hanan per poter chiedere un compenso più alto; ha comunque fatto sapere che avrebbe accettato pagamenti in diverse valute, comprese criptovalute come bitcoin, o contanti e che la prestazione, chiesta dai giornalisti in incognito, valeva tra i 6 e i 15 milioni di euro.

Una volta smascherato, Tal Hanan ha dichiarato di non aver commesso alcuna azione illecita.

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