Diritti

Russia: storia di una ventenne che rischia 10 anni di carcere

La studentessa universitaria Olesya Krivtsova è stata arrestata per aver pubblicato sui social un post contro la guerra. Ora è agli arresti domiciliari
Olesya Krivtsova è gli arresti domiciliari nell'appartamento di sua madre a Severodvinsk, nella regione di Arkhangelsk
Olesya Krivtsova è gli arresti domiciliari nell'appartamento di sua madre a Severodvinsk, nella regione di Arkhangelsk Credit: india.com
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
20 febbraio 2023 Aggiornato alle 15:00

Olesya Krivtsova ha 20 anni. Sulla gamba destra ha un tatuaggio con un tratto molto sottile che raffigura un ragno con la testa di Vladimir Putin: ha gli occhi rosso rubino e la bocca insanguinata. Sopra il volto dell’uomo che un anno fa ha lanciato la sua “operazione militare speciale” in Ucraina, invadendola il 24 febbraio 2022, c’è una scritta in russo che recita la frase più celebre del romanzo distopico di George Orwell, 1984: “Il Grande Fratello ti sta guardando”.

La sua contrarietà alla guerra non è passata inosservata alle autorità del Cremlino: l’hanno arrestata con l’accusa di aver screditato l’esercito e di sostenere il terrorismo. Per la prima rischia fino a 3 anni di carcere, per la seconda 7. Per ora, si trova agli arresti domiciliari, non può parlare al telefono né andare su Internet, e indossa una cavigliera elettronica che registra ogni suo movimento: può oltrepassare le mura di casa solo per presentarsi in tribunale.

«Ho postato una storia Instagram sul ponte - ha raccontato la ragazza alla Bbc - riflettendo su come gli ucraini fossero felici di quanto era accaduto». La ragazza, nel video, criticava l’esplosione avvenuta l’8 ottobre 2022 sul ponte più lungo d’Europa, simbolo dell’annessione russa della penisola ucraina della Crimea, nel 2014. Ricorda anche di aver condiviso il post di un amico contro la guerra. Poi, l’arresto: «Stavo parlando al telefono con mia madre quando ho sentito la porta d’ingresso aprirsi. È entrata molta polizia. Mi hanno tolto il telefono e mi hanno urlato di sdraiarmi a terra», ha raccontato all’emittente britannica.

Il nome di questa studentessa dell’Università Federale settentrionale di Arkhangelsk, regione nel nord-ovest della Russia di cui è originaria, è stato aggiunto all’elenco ufficiale dei terroristi e degli estremisti della Russia, accanto a membri dello Stato islamico e agli autori delle sparatorie negli istituti scolastici. «Non avrei mai immaginato che qualcuno potesse essere condannato a una pena detentiva così lunga per aver pubblicato qualcosa su Internet. Avevo visto notizie di sentenze assurde in Russia, ma non avevo prestato molta attenzione e ho continuato a parlare».

A denunciarla sono stati i suoi compagni di corso: «Un’amica mi ha mostrato un post su di me in una chat, su come fossi contraria “all’operazione militare speciale”». La chat, che la Bbc ha potuto visionare, riuniva in particolare studenti di storia che «stavano discutendo se denunciarmi alle autorità» per post considerati «provocatori di carattere disfattista ed estremista», ha spiegato Krivtsova. Perché, scrivevano alcuni dei suoi compagni: “La denuncia è il dovere di un patriota”. I sospetti di Krivtsova sono stati confermati quando, in tribunale, sono stati letti i nomi dei testimoni dell’accusa: erano gli stessi della chat.

Si tratta di un atteggiamento diffuso: l’anno scorso, il Presidente Putin ha invitato l’opinione pubblica russa a separare «i veri patrioti dai traditori». Da allora, sono state numerose le denunce contro i critici del conflitto, sia di quelli che pubblicano accuse in prima persona, sia di chi riposta quelle di altri.

Tra le leggi repressive per punire il dissenso, ci sono le normative che vietano di diffondere “false informazioni” sull’esercito e di “screditarlo”: sono quelle che avrebbe infranto la giovane Krivtsova. Per l’altra accusa mossa nei suoi confronti, quella di giustificazione del terrorismo su Internet, l’organizzazione indipendente sui diritti umani OVD-Info ha calcolato che almeno 61 casi sono stati avviati in Russia nel 2022. Quelli che hanno portato a una condanna sono stati 26. «Ma non possono mettere tutti in prigione - ha detto Krivtsova - A un certo punto finiranno le celle».

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