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Perché amare fa bene alla salute

Lo attesta una ricerca pubblicata sul British Medical Journal Open Diabetes Research & Care: la relazione coniugale è un’importante fonte di sostegno sociale. In grado di ridurre il rischio di diabete
Credit: cottonbro studio
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14 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

Katherine J Ford, Institute for Research on Socio-Economic Inequality, University of Luxembourg, e Annie Robitaille, Interdisciplinary School of Health Sciences, University of Ottawa hanno pubblicato, il 6 febbraio scorso, una ricerca che mette in relazione il livello medio di glicemia tra gli adulti con più di 50 anni e la “salute sociale”.

La ricerca, pubblicata sul British Medical Journal Open Diabetes Research & Care, dimostra che le relazioni sociali abbiano effetti protettivi, a differenza dei legami religiosi o di altri legami familiari.

Ma anche le relazioni coniugali hanno un effetto positivo, soprattutto per gli uomini, e lo dimostrano i risultati dei test eseguiti su più di 3000 persone: Lo studio dimostra che le persone sposate hanno livelli di zucchero nel sangue inferiori rispetto alle persone single.

Le relazioni, si legge nella pubblicazione scientifica, “sono state ampiamente associate a effetti positivi sulla salute (…) i matrimoni felici avevano effetti protettivi sui valori della pressione sanguigna”.

Un compagno stabile può quindi ridurre lo stress e dunque i “processi infiammatori associati allo stress possono essere ridotti”. La caratteristica di questo studio è quella di aver collegato direttamente la risposta fisiologica allo stress e al diabete.

Lo studio, infatti, pone il focus su alcuni biomarcatori, come l’emoglobina A1c (HbA1c), che possono “fornire un quadro più accurato del reale stato metabolico di un individuo (…). L’HbA1c riflette i livelli medi di glucosio nel sangue negli ultimi 2-3 mesi: valori elevati di HbA1c sono anche associati a un aumento del rischio di ipossia, malattie cardiovascolari e mortalità in popolazioni non diabetiche, a dimostrazione della sua rilevanza per la salute al di là del diabete di tipo 2”.

Le due ricercatrici hanno posto in relazione l’HbA1c con lo stato civile e la qualità coniugale, di un campione di persone, tra i 50 e gli 89 anni, e dei loro partner residenti in Inghilterra. Le persone non sposate avevamo maggiori probabilità di essere più anziane, di essere di sesso femminile, di avere un reddito più basso, di soffrire di depressione e di fumare, oltre che ad avere minore probabilità di essere fisicamente attive, occupate, di avere figli o familiari stretti.

Quindi lo stato civile influenza i livelli di glicemia nel campione di adulti inglesi. Nei risultati della ricerca si legge che le relazioni coniugali/conviventi sono state associate a una diminuzione dell’HbA1c, che per la prima volta è utilizzato come “un’unità di misura”; in particolare il supporto coniugale è fondamentale per la regolazione glicemica soprattutto nelle persone a cui viene diagnosticato il diabete.

Condividere ci fa stare bene: tra le conclusioni della ricerca si legge che “un maggiore sostegno per gli anziani che stanno vivendo la perdita di una relazione coniugale/convivente a causa di un divorzio o di un lutto, così come lo smantellamento degli stereotipi negativi sulle relazioni sentimentali in età avanzata possono aiutare a scongiurare rischi per la salute, in particolare il deterioramento della regolazione glicemica”.

In definitiva la presenza di relazioni coniugali, indipendentemente dalla qualità della relazione, è associata a valori più bassi di HbA1c per gli adulti maschi e femmine di età superiore ai 50 anni.

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