Ambiente

Terremoto Turchia: perché questo sisma ci riguarda

Carlo Doglioni, Presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia spiega a La Svolta cosa è accaduto in Anatolia, i rischi per l’Italia e perché dobbiamo studiare di più (e meglio) la Terra
Credit: EPA/SANA HANDOUT
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6 febbraio 2023 Aggiornato alle 16:00

Il devastante terremoto che ha distrutto la Turchia meridionale e la Siria settentrionale deve ricordarci l’importanza, nell’Italia ad alto rischio sismico, di continuare a investire sulla prevenzione e lo studio delle dinamiche della Terra.

Lo ricorda con convinzione a La Svolta il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Invg), Carlo Doglioni.

Il sisma con epicentro intorno alla città turca di Gaziantep si è verificato nella notte tra domenica e lunedì: la scossa di magnitudo 7.8 è stata avvertita anche in Libano, Cipro e Israele. Nei territori del sud della Turchia e del nord della Siria sono centinaia le strutture crollate e si temono decine di migliaia di feriti.

Almeno mille le persone dichiarate morte già nelle prime ore post soccorsi del lunedì mattina, un bilancio destinato a salire. Nel frattempo è scattata la macchina dei soccorsi internazionali, dalla Protezione Civile alla Croce Rossa sono già state attivate le unità di aiuto.

Come spiega Carlo Doglioni, a cui abbiamo chiesto di analizzare quanto accaduto e le possibili ripercussioni per l’Italia, il terremoto è avvenuto in una delle faglie più conosciute al mondo per i pericoli sismici. L’Autorità per la gestione delle emergenze e dei disastri del paese turco (Afad) ne ha registrati oltre 22.000 nel solo 2022.

Erano noti i rischi nella zona in cui è avvenuto il terremoto?

Si tratta della faglia o il sistema di faglie del sud est anatolico. Un sistema di faglia che separa la placca araba da quella anatolica. Si tratta di una zona ben conosciuta, ad altissima pericolosità sismica e tra le zone al mondo dove si registrano i più forti terremoti in Terra.

Stupisce l’intensità del sisma?

L’intensità non stupisce: ci sono stati eventi negli anni Trenta avvenuti su un segmento più a nord, la nord anatolica, sempre di magnitudo 7.8. Noi come Invg ovviamente seguiamo quanto accade in Italia e in tutto il mondo per eventi sopra la magnitudo 5: non c’era niente di particolarmente significativo sino a poche ore fa. Al momento ci sono tantissime sequenze che si esauriscono nel nulla e altre che poi molto raramente si trasformano in eventi molto più forti.

Cosa si può fare per giocare d’anticipo rispetto a questi devastanti eventi naturali?

Per noi purtroppo ogni terremo è un esperimento perché abbiamo una finestra di studio che riguarda diciamo gli ultimi cinquanta o ottanta anni, ma i terremoti hanno ciclicità che come strutture possono essere anche di migliaia di anni. Rispetto alla nostra memoria e la nostra storia la capacità di monitoraggio è complessa, per questo dobbiamo intensificare lo studio della Terra, anche per avere più dati che possono aiutarci a capire e sapere.

In Italia nelle prime ore è stata diramata un’allerta tsunami, poi rientrata. Come è ora la situazione?

Quando si parla di terremoti va sempre ricordato, aggiungo, che un conto è la magnitudo e un conto è l’intensità del danno che dipende dalla vulnerabilità degli edifici: sono sempre le case o le frane che determinano le morti in caso di terremoto. Ma anche lo tsunami. Per questo il nostro centro di allerta tsunami ha inizialmente diramato oggi una possibile allerta vista che si è verificato l’innalzamento del livello del mare, un’onda di circa 25-30 centimetri che però si è poi attenuata spostandosi verso il Mediterraneo centrale e l’allarme in Italia è rientrato.

Ci sono rischi per il nostro Paese?

Per questo evento direi di no. Chiaramente l’Italia è a rischio sismico e può avere i suoi terremoti che possono essere oggi, domani o fra dieci anni. In media ogni secolo ci sono circa una ventina di eventi distruttivi in Italia. Questi eventi drammatici in altre nazioni ci devono ricordare che dobbiamo fare i conti a casa nostra. L’Italia è una nazione sismica e dobbiamo avere la giusta interpretazione di quanto può avvenire. Ma per farlo dobbiamo investire nello studio: più conosciamo bene i terremoti più sappiamo quali sono le accelerazioni che si possono generare e gli ingegneri quindi possono costruire in maniera adeguata, in modo che si possa convivere con i terremoti senza che si debbano contare sempre vittime o si debba sempre essere sfollati.

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