Culture

Altro che magica foschia, nei quadri impressionisti c’è lo smog

La Rivoluzione Industriale non ha trasformato solo il corso della Storia, ma anche il modo in cui i pittori vedevano e riproducevano la realtà: lo rivela lo studio di decine di tele di Monet e Turner pubblicato su Pnas
La mostra immersiva 'Beyond Monet: The Immersive Experience' negli Ice Palace Studios di Miami, Florida, USA, 10 febbraio 2022.
La mostra immersiva 'Beyond Monet: The Immersive Experience' negli Ice Palace Studios di Miami, Florida, USA, 10 febbraio 2022. Credit: EPA/CRISTOBAL HERRERA-ULASHKEVICH
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
2 febbraio 2023 Aggiornato alle 19:00

Hai presente la foschia che avvolge come in un sogno i quadri di Monet, di Turner e di molti impressionisti? Secondo un nuovo studio, altro non sarebbe che… inquinamento.

Analizzando quasi 100 dipinti di Monet e Joseph Mallord William (J.M.W.) Turner, la ricerca pubblicata su Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences) ha studiato i cambiamenti nello stile e nel colore e ha scoperto che, con l’aumentare dell’inquinamento atmosferico dovuto all’imperante rivoluzione industriale, i cieli dipinti sono diventati progressivamente più nebbiosi.

«I pittori impressionisti sono noti per essere squisitamente sensibili ai cambiamenti di luce e ai cambiamenti nell’ambiente - ha affermato la scienziata dell’atmosfera Anna Lea Albright, autrice principale dello studio - È logico che siano molto sensibili non solo al tipo di cambiamenti naturali nell’ambiente, ma anche ai cambiamenti causati dall’uomo».

La prima rivoluzione industriale, quindi, non avrebbe trasformato solo il corso della Storia e le vite degli abitanti delle città – e la loro salute – ma anche la rappresentazione che di quelle città è stata immortalata nei quadri.

Questo non è solo un effetto legato alla maggiore quantità di fuliggine presente nell’aria, ma al modo in cui gli inquinanti presenti nelle emissioni delle fabbriche a carbone, come l’anidride solforosa, influenzano la percezione dei paesaggi a occhio nudo.

Gli inquinanti atmosferici, infatti, e «gli aerosol possono sia assorbire che diffondere le radiazioni del sole. La dispersione delle radiazioni diminuisce il contrasto tra oggetti distinti, facendoli fondere maggiormente. Gli aerosol diffondono anche la luce visibile di tutte le lunghezze d’onda, portando a tonalità più bianche e luce più intensa durante il giorno».

In Rain, Steam and Speed - The Great Western Railway di Tuner, la foschia che oscura gran parte dei dettagli non è un episodio isolato di nebbia. Il team, infatti, ha esaminato 60 dipinti di Turner dal 1796 al 1850 e 38 dipinti di Monet dal 1864 al 1901 e, grazie a un modello matematico, ha studiato quanto fossero nitidi i contorni degli oggetti rispetto allo sfondo: meno contrasto significava condizioni più nebbiose.

Circa il 61% dei cambiamenti nel contrasto dei dipinti seguivano l’aumento delle concentrazioni di anidride solforosa nell’aria. Un dato che sembra confermato dal fatto che, nei 30 anni che separano i bordi nitidi e il cielo limpido di Apullia in Search of Appullus e i cieli densi di nebbia di Rain, Steam and Speed - The Great Western Railway, le emissioni di anidride solforosa a Londra sono più che raddoppiate.

A cambiare è stata anche la distanza alla quale un oggetto può essere visto chiaramente, passando da circa 25 km prima del 1830 a 10 km negli anni successivi.

«L’impressionismo è spesso in contrasto con il realismo, ma i nostri risultati evidenziano che anche le opere impressionistiche di Turner e Monet catturano una certa realtà - ha detto il coautore Peter Huybers, scienziato del clima e professore a Harvard - In particolare, Turner e Monet sembrano aver mostrato realisticamente come la luce del sole filtra attraverso il fumo e le nuvole».

Del resto, ricordano gli autori, sono molte le opere d’arte, anche quelle che non potremmo definire “realistiche”, che in realtà non hanno fatto altro che registrare fedelmente dei particolari fenomeni naturali. Alcuni esempi? L’urlo (1893) di Edvard Munch, rappresenta nuvole madreperlacee. Il sorgere della luna di Vincent van Gogh (1889) immortala le 21:08, ora locale del 13 luglio 1889. Un’indagine su oltre 12.000 dipinti, inoltre, indica che diverse scuole pittoriche riflettono le condizioni meteorologiche locali, come i cieli azzurri più pallidi nella scuola britannica rispetto ad altre scuole europee contemporanee. E la lista potrebbe continuare.

Ma chi ci dice che Turner e Monet non abbiano semplicemente cambiato modo di dipingere? Del resto, i diversi “periodi” di Picasso sono lontanissimi l’uno dall’altro, questi impressionisti non avrebbero potuto decidere di rendere un po’ più sfocati i dipinti realizzati in giorni nebbiosi?

Non secondo i ricercatori, che hanno allargato l’analisi del contrasto e dell’intensità ad altri 18 dipinti di James Whistler, Gustave Caillebotte, Camille Pissarro e Berthe Morisot, relizzati a Londra e Parigi. Risultati identici: la visibilità nei dipinti è diminuita con l’aumento dell’inquinamento atmosferico esterno. Esposti a condizioni ambientali simili, i pittori impressionisti hanno dipinto in modo simile e, quello che è più significativo, hanno cambiato il proprio stile in maniera simile.

Per fugare ogni dubbio e individuare nello smog la causa di questi cambiamenti, lo studio ha cercato di capire se i cambiamenti potessero essere dovuti a un progressivo peggioramento della vista legato a patologie o all’età, coinvolgendo anche degli oftalmologi. Anche questa ipotesi, però, è stata esclusa: “Turner ha dipinto gli oggetti con dettagli nitidi in primo piano nei dipinti, sfocando con successo quelli sullo sfondo. Monet inoltre non sviluppò la cataratta fino a decenni dopo aver iniziato i suoi dipinti impressionisti”.

Non è la prima volta che i quadri di Turner vengono individuati come testimonianza dei cambiamenti dell’aria e dei paesaggi di fronte all’avvento dell’industrializzazione, ma la (grande) novità dello studio – il primo a esaminare i cambiamenti antropogenici nell’ambiente e come gli artisti potrebbero catturarli nella pittura su tela – è che ora, oltre all’interpretazione critica ed empirica, anche i dati mostrano come il grande tournant della rivoluzione industriale sia stato in grado di trasformare non solo la realtà, ma anche il modo in cui le persone la percepivano e gli artisti la ritraevano.

E se l’analisi si concentra sui quadri dell’Ottocento, i risultati non possono che parlare anche a noi: conosciamo – anche se solo in parte – gli effetti dell’inquinamento su benessere, salute, futuro. E se cominciassimo a chiederci anche quali sono quelli sull’arte?

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