Ambiente

Rinnovabili: le scuole vogliono trainare il cambiamento

Grazie a fondi del Pnrr e a investimenti regionali le amministrazioni comunali puntano sull’efficienza energetica delle scuole. Da Sassari a Gorizia, gli esempi virtuosi che spingono la transizione energetica
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4 febbraio 2023 Aggiornato alle 18:00

Possono le scuole italiane trasformarsi in laboratori di innovazione ed efficienza energetica?

Dalle comunità energetiche alle tecnologie a idrogeno, da nuovi sistemi antisismici sino all’implemento dell’intelligenza artificiale, oppure ad ammodernamenti che passano per ristrutturazioni termiche all’avanguardia, le scuole italiane grazie a fondi del Pnrr, contributi regionali e investimenti vari, provano a trainare il futuro degli edifici pubblici italiani.

A oggi, ricorda un recente report di Legambiente sul patrimonio edilizio e i servizi delle istituzioni scolastiche, gli istituti italiani sono poco efficienti dal punto di vista energetico: appena il 4,2% è nella classe energetica A, mentre il 74,8% è fermo nelle ultime tre, di cui il 39% in quella peggiore (G).

Eppure le scuole dove oggi studiano i giovani italiani hanno una enorme potenzialità: se si installassero pannelli solari in tutti i 40.000 edifici attivi in Italia (con almeno 20 kW di fotovoltaico) si riuscirebbe infatti in breve tempo a produrre energia pari al fabbisogno di oltre 400.000 famiglie.

Le amministrazioni comunali stanno quindi iniziando a trasformare quello che per ora un potenziale su carta in realtà: il 78,9% dei Comuni è infatti interessato allo sviluppo di comunità energetiche nelle scuole e ad altri percorsi di innovazione.

Fra le prime a inizio anno a intraprendere questa rotta c’è stata la Cittadella scolastica Domenico Carnovale di San Nicola da Carissa, in Calabria. In questo istituto comprensivo di scuola materna, elementari e medie è appena nata infatti la Comunità energetica rinnovabile e solidale Critaro, composta dal Comune e da 30 famiglie: grazie a un sistema di accumulo e pannelli fotovoltaici sopra il tetto della scuola, in Paese si potrà condividere l’energia e risparmiare in bolletta.

Da nord a sud sono diversi i plessi scolastici interessati a diventare comunità ma fino a oggi la burocrazia ha spesso ostacolato la creazione di progetti concreti e per ora la maggior parte degli istituti sta montando o usufruendo di pannelli fotovoltaici sui tetti.

Chi invece sta innovando con quello che è stato definito come “uno dei primi esperimenti nel suo genere in Europa” è l’istituto Meucci di Carpi in Emilia Romagna dove è in fase di realizzazione un impianto di riscaldamento a idrogeno per la palestra. Si tratta di un sistema di generazione del calore costituito da una caldaia alimentata a gas idrogeno e agevolato a sua volta da un impianto fotovoltaico posto sulla copertura della palestra.

Tra le montagne marchigiane, a Smerillo, una terra in passato colpita dai terremoti, grazie a fondi regionali puntano invece a innovare l’edificio scolastico dal punto di vista strutturale e antisismico e a ottenere la certificazione Nzeb (Nearly Zero Energy Building), ovvero a consumo energetico quasi nullo. Qui il riscaldamento a pavimento è alimentato con energia rinnovabile prodotta dal tetto fotovoltaico.

Dall’altra parte d’Italia, in Sardegna, all’Istituto Tecnico Agrario Pellegrini di Sassari negli ettari di terreno a disposizione della scuola a breve sarà installato un nuovo impianto di coltura idroponica per la produzione di ortaggi e saranno completate due serre laboratorio all’avanguardia, con tecniche di gestione digitali delle produzioni e monitoraggio delle colture.

Il progetto si basa sull’IoT (Internet of Things, ovvero l’estensione agli oggetti del mondo reale della capacità di raccogliere, elaborare e scambiare dati in rete tipica dei pc) e su sistemi di intelligenza artificiale e per realizzarlo verrà sfruttato l’impianto fotovoltaico già presente nell’area del parco della scuola.

Se questi sono tra gli esempi più recenti e innovativi, diverse altre amministrazioni comunali stanno investendo nella ristrutturazione degli edifici puntando su solare e impianti termici.

Come a Gorizia, dove è appena stato annunciato un progetto di ampia portata che riguarda 55 stabili tra scuole, uffici comunali e palestre. In totale in 28 scuole tra primarie e secondarie, 4 palestre e 23 sedi comunali saranno installati impianti solari e fotovoltaici. Il Comune stima che grazie ai nuovi interventi saranno risparmiate all’ambiente 740 tonnellate di CO2 ogni anno, un valore pari alla piantumazione di circa 690 nuovi alberi nella città.

Riqualificazioni simili sono in corso anche a Pescara dove verranno presto installati impianti fotovoltaici in tre scuole e in un palazzetto dello sport con l’obiettivo di trasformare gli edifici pubblici in comunità energetiche all’interno di un progetto finanziato dalla Bei, Banca Europea degli Investimenti, e chiamato Climate Action & Circular Economy.

La stessa cosa sta accadendo anche a Varese grazie al finanziamento dall’Unione europea, NextGenerationEU, indirizzato a una riqualificazione da cento milioni di euro che vedrà attivati oltre 30 progetti in cui saranno coinvolte le scuole, i quartieri, la mobilità e l’ambiente.

Questi puntini che si illuminano (a energia pulita) nella mappa di un’Italia che prova a innovare ripartendo dalle scuole sono da considerarsi come un segnale di speranza e un punto di partenza. Bisogna però accelerare ancora di più e fare presto, ricorda il rapporto Ecosistema scuola di Legambiente, perché se è vero che i plessi scolastici con impianti di energia rinnovabile sono saliti in 10 anni dal 12,4 al 21,8%, trainati dal sud del Paese, è anche vero purtroppo che con i ritmi di progressione attuale per immaginarsi un futuro con tutte le scuole dipendenti da fonti rinnovabili bisognerà aspettare 80 anni.

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