Ambiente

La morte silenziosa degli insetti

Il gruppo di organismi più variegato del Pianeta sembrerebbe in perfetta salute. In realtà, in Europa quasi la metà è in grave declino e un terzo è a rischio estinzione a causa della frammentazione e perdita del loro habitat
Credit: Evan Leith
Tempo di lettura 7 min lettura
1 marzo 2023 Aggiornato alle 16:00

È notte fonda nella foresta nebulosa della Bassa Verapaz, uno dei 22 dipartimenti in cui è suddiviso il Guatemala. La luna è coperta da grandi nuvole bianche e da una fitta coltre di nebbia che impedisce di vedere la cima degli alberi.

L’unico fascio di luce è quello del van, parcheggiato ai margini del Biotopo del Quetzal, uno degli ultimi habitat dell’uccello sacro ai Maya e simbolo del Paese centroamericano. Tutto sembra immobile e silenzioso, soprattutto per chi ha ancora vivo il ricordo del frastuono della città.

Eppure, là fuori, è un brulicare di vita. Tra gli alberi, centinaia di lucciole vagano in cerca di una compagna, mentre a pochi metri da me, una falena grande come un pipistrello fa la spola tra un cespuglio e l’altro. I grilli accompagnano il suono delle dita sulla tastiera del computer mentre qualche temeraria zanzara, che ha eluso la rete antinsetto, cerca insistentemente un angolino di pelle da cui suggere il suo pasto quotidiano.

A volersi fermare all’apparenza, il mondo degli insetti sembrerebbe in perfetta salute. Sono ovunque, anche laddove preferiremmo non trovarli: dal pavimento di casa alle cantine, dal giardino ai mobili, persino nella dispensa in cui conserviamo il cibo se, come malauguratamente può accadere, ci dimentichiamo di chiudere bene la farina o qualche pacchetto di riso.

Eppure, il gruppo di organismi più variegato del Pianeta è in pericolo.

Un ricco microcosmo ancora da scoprire

In termini di diversità gli insetti non hanno rivali: all’interno di quello che viene chiamato “albero della vita”, essi comprendono ben due terzi degli oltre 1,5 milioni di specie animali documentate al mondo ma si ritiene ve ne siano decine di milioni ancora da scoprire.

Cifre impressionanti se pensiamo che i vertebrati sono solo all’incirca 73.000, pari al 5% dell’intero regno animale mentre l’ordine dei coleotteri - a cui appartengono, a esempio, i cervi volanti o i maggiolini, così come le lucciole - comprende ben 387.000 specie, pari al 24% di quelle animali conosciute.

Nonostante il ribrezzo e la paura che provocano in moltissime persone, l’importanza di questi organismi è fondamentale in quasi tutti i livelli trofici terrestri: in qualità di consumatori primari, gli insetti erbivori si nutrono di piante e vengono a loro volta mangiati da altri insetti, ragni, anfibi, rettili, uccelli e mammiferi, uomo compreso e da molto tempo prima che l’annoso dibattito sulla farina di grillo entrasse nelle nostre case.

E se ben più di 2.000 specie vengono a tutt’oggi servite nelle tavole di tutto il mondo, la loro importanza va ben al di là del loro valore come risorsa alimentare. Contribuiscono infatti in modo fondamentale al ciclo dei nutrienti, alla formazione del suolo, alla decomposizione, alla purificazione dell’acqua, al controllo biologico dei parassiti, all’impollinazione di ben l’80% delle piante selvatiche e alle interazioni della rete alimentare, tutti servizi fondamentali anche per la salute umana. Senza contare l’importanza che alcune specie rivestono per il nostro immaginario, come i grilli o le farfalle, e per l’economia.

In Europa quasi la metà delle specie di insetti è in grave declino e un terzo è in pericolo di estinzione.

Costruttori di suolo e impollinatori, gli insetti sostengono attivamente il settore agricolo mondiale: ben il 75% delle colture a livello globale dipende dagli insetti, per un valore di circa 577 miliardi di dollari. Solo in Europa, l’esistenza di circa l’84% delle specie coltivate e il 78% delle specie a fiore selvatiche dipende da questi organismi, per un valore economico relativo al solo comparto agricolo assolutamente impressionante visto che, secondo la Commissione europea, ogni anno gli insetti impollinatori generano ben 15 miliardi di euro. Mentre negli Stati Uniti, patria dell’allevamento intensivo, i soli coleotteri stercorari valgono circa 380 milioni di dollari all’anno grazie al loro lavoro di disgregazione del letame e di dissodamento del terreno dei pascoli, secondo lo studio.

Eppure, più del 40% delle specie di invertebrati, in particolare api e farfalle, che garantiscono l’impollinazione, rischiano di scomparire. Tra queste il 9,2% delle specie di api europee, la cui scomparsa metterebbe a rischio non solo la sopravvivenza delle piante ma renderebbe insostenibili gli attuali livelli di produttività che, per quanto ci possa sembrare assurdo vista la nostra tendenza a pensare di poter sostituire con il genio ingegneristico ogni meccanismo naturale, sono impossibili da raggiungere – se non a costi altissimi – attraverso l’impollinazione artificiale.

I numeri dell’Apocalisse

Croce e delizia della biodiversità, l’aura misteriosa che ancora la avvolge è al tempo stesso la sua fortuna e la sua rovina. Se, infatti, il non sapere quante specie ci sono sul Pianeta ci spinge a studiarlo con ancora più attenzione, dall’altra ci fa sottostimare il baratro verso cui stiamo spingendo le altre specie. E questo vale anche per gli insetti visto che non sapendo quanti sono, non abbiamo idea nemmeno di quanti stiano scomparendo nel momento stesso in cui state leggendo questa frase. La stessa Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), che raggruppa le specie a rischio di estinzione, ne annovera al momento poco più di 12.000, su circa un milione.

Quello che sappiamo, a oggi, è che negli ultimi 150 anni abbiamo perso dal 5% al 10% di tutte le specie di insetti conosciute, pari a un numero che oscilla tra le 250.000 e le 500.000. E le perdite continuano ad aumentare al ritmo di circa il 9% ogni decennio per i soli insetti terrestri mentre le stime a livello globale parlano di una diminuzione del 2% l’anno.

Le cause principali sono la perdita e la frammentazione dell’habitat, riconducibili alla deforestazione per fare spazio all’agricoltura, all’allevamento e all’urbanizzazione.

L’attività estrattiva è particolarmente rilevante per le specie che vivono nel sottosuolo mentre gli habitat d’acqua dolce risentono della regolazione del flusso dei fiumi e della costruzione di infrastrutture come le dighe. Importante è anche l’impatto di fertilizzanti e pesticidi, causa di quella che Rachel Carson aveva chiamato Primavera silenziosa e che, a rileggere ora il suo capolavoro, sembra davvero un monito di quanto l’uomo possa essere sordo al richiamo della scienza. Le città, con la loro vita frenetica e la voglia di illuminare a giorno anche le notti di luna piena, hanno reso la vita difficile alle lucciole e a molti altri insetti che necessitano del buio per cacciare, riprodursi o orientarsi. Senza contare l’impatto dei cambiamenti climatici sul rapporto tra insetti impollinatori e piante - come quello tra la falena Tegeticula e i famosi alberi di Joshua della California - e sul ciclo di vita di alcuni insetti come il coleottero dei pini (Dendroctonus ponderosae) un insetto perforatore del legno - originario del Canada occidentale - che dagli anni ‘90 ha decimato più del 50% del volume totale delle foreste a uso commerciale del British Columbia e dell’Alberta con conseguenze economiche e ambientali devastanti.

Raramente considerato, ma non trascurabile, è il sovrasfruttamento a fini ricreativi e che ne comprende la cattura a scopo ornamentale, come souvenir o animali domestici. comprende la raccolta insostenibile per l’uso come animali domestici e come decorazione (come souvenir e gioielli), o come risorse alimentari e medicina tradizionale. In Giappone, a esempio, diverse specie di coleotteri vengono allevati e venduti come animale da affezione tanto che, secondo una stima recente, il 99% dei bambini ne possederà, prima o poi, almeno uno.

Una “follia” che non risparmia mantidi religiose, larve, bruchi, grilli e alcuni coleotteri nostrani, come la Rosalia alpina, considerata la “top model” degli entomologi per la sua bella livrea azzurra a pois neri e che, per questo è stata oggetto di una raccolta indiscriminata a fini collezionistici.

Sarà davvero una primavera silenziosa?

Se per alcuni insetti il futuro sembra segnato, o quantomeno fortemente a rischio, per altri la strada sembra davvero in discesa. È il caso di alcuni tra i più detestati organismi al mondo: gli scarafaggi che, per loro fortuna, hanno saputo ben adattarsi a un mondo dominato dagli uomini e dai loro rifiuti facendo dei nostri peccati la loro forza. Persino le zanzare, tra gli animali più mortali al mondo, sono destinate ad ampliare il loro raggio d’azione diffondendo malattie come la dengue o la malaria che, entro il 2070, potrebbero mettere a rischio 4.7 miliardi di persone tra Asia, Nord America ed Europa.

Intanto, nella foresta nebulosa della Bassa Verapaz, la pioggia ha iniziato a cadere. Il frinire dei grilli sta scomparendo lentamente e, da lontano, il rumore del freno motore dei tir che si dirigono verso la capitale risuona tra gli alberi.

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