Ambiente

Perché dico sì alla bioplastica

Per Rossella Muroni, ecologista e deputata, siamo il Paese che ha investito di più sul prodotto biodegradabile e compostabile. E l’Ue, che lo ha vietato, farebbe bene a seguirci
Credit: jasmin sessler
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29 gennaio 2022 Aggiornato alle 08:00

È finalmente in vigore anche in Italia la Direttiva europea Single Use Plastics (Sup), che mette al bando i principali prodotti di plastica monouso per i quali esistono alternative. Addio quindi a posate, piatti, bastoncini cotonati, cannucce, mescolatori per bevande, aste dei palloncini, prodotti di plastica oxodegradabile e ai contenitori per cibo da asporto in polistirene espanso. Così si intende affrontare l’inquinamento da plastica, uno dei più diffusi nelle acque e sulle terre del Pianeta.

Uno degli assi del recepimento italiano è l’esclusione dal campo di applicazione della Sup dei prodotti in bioplastica biodegradabile e compostabile, dove non è possibile ricorrere ad alternative riutilizzabili. Qui si concentrano le maggiori distanze tra l’Italia e l’Europa, che invece include nella direttiva anche il monouso in bioplastica. Una eccezione che credo il governo abbia fatto bene a prevedere, perché nasce da quelle che sono a tutti gli effetti eccellenze made in Italy.

La differente impostazione deriva, infatti, da un nostro primato tecnologico e normativo: siamo il Paese più avanzato nella raccolta differenziata della frazione organica, che è la destinazione finale delle bioplastiche biodegradabili e compostabili che vengono recuperate, a esempio sotto forma di compost, secondo i principi dell’economia circolare.

E siamo anche il Paese che ha inventato e investito sulle bioplastiche come alternativa sostenibile alla plastica e che possiede il brevetto per realizzare bottiglie in Pet al 100% riciclato. Il nostro recepimento, quindi, è un modo per riconoscere le specificità del nostro modello nazionale.

Non solo. Siamo stati i primi anche a mettere al bando gli shopper e i cotton-fioc in plastica come le microplastiche nei cosmetici. Misure riprese dalla direttiva e che ci hanno permesso di ridurre i sacchetti per l’asporto merci di circa il 60% tra il 2010 e il 2020, di dare slancio all’industria delle bioplastiche, una filiera da alto tasso di innovazione e sostenibilità che impiega 2.780 addetti.

Il nostro divieto sugli shopper ha sorpreso l’Europa, ma alla fine è stato riconosciuto valido. Anche in questo caso noi siamo più avanti e come già accaduto per gli shopper l’Ue farebbe bene a seguirci.

L’ammonimento del Commissario europeo al Mercato interno Breton sulla Sup che «non prevede alcuna eccezione per la plastica biodegradabile» deve spronarci a proseguire il confronto per spingere l’Ue ad aprire sulle nostre posizioni. Tanto più che è previsto si continuino a rivedere le linee guida in funzione delle nuove soluzioni tecnologiche. Dove faremmo bene a correggere il nostro recepimento per evitare una possibile procedura di infrazione è sull’eccezione per i prodotti in carta e cellulosa ricoperti da un film plastico.

In questo percorso di riduzione dell’usa e getta, che purtroppo ha avuto un forte impulso nella pandemia, va applicato con rigore il recepimento della direttiva. Legambiente, a esempio, denuncia come nelle ultime settimane siano comparsi prodotti in plastica “riutilizzabili” per un numero limitato di volte, quanto basta ad aggirare il bando. Ma è importante anche sensibilizzare i cittadini su corretti comportamenti e stili di vita sostenibili e promuovere una conversione industriale amica dell’ambiente.

L’errore più grande della politica in questa vicenda è stato proprio aver lasciato indietro, da sole, le aziende della plastica tradizionale. Per incentivare le produzioni tecnologicamente più avanzate e sostenibili avevo presentato un emendamento al decreto Sostegni bis che prevedeva finanziamenti specifici per la conversione del settore dei trasformatori di materie plastiche verso l’utilizzo di plastica biodegradabile e compostabile e o di plastica proveniente dalla filiera del riciclo. Una proposta che purtroppo non è passata. Dimostrando una miopia che, questa sì, deve seriamente preoccupare le nostre imprese e i cittadini.

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