Ambiente

Aerei: i nuovi biocarburanti italiani riducono l’inquinamento

I ricercatori dell’Enea hanno sperimentato alcune miscele in grado di abbattere le emissioni climalteranti fino al 40%
Credit: Andrei Kotovikov
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6 febbraio 2023 Aggiornato alle 10:00

Un passo importante è stato compiuto dalla ricerca scientifica impegnata nel cercare soluzioni per ridurre l’impatto inquinante dell’aviazione globale.

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista internazionale Toxics, dai ricercatori dell’ente pubblico Enea, rivela che in Italia è stata effettuata per la prima volta una sperimentazione con l’uso di miscele di biocombustibile e cherosene su un aereo militare. Grazie alla collaborazione con l’Aeronautica Militare, in un accordo di cooperazione con il Cnr e il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica.

I risultati di questa sperimentazione sono stati molto promettenti: hanno rilevato una riduzione fino al 40% delle emissioni inquinanti complessive. I diversi test sono stati condotti dai ricercatori attraverso l’uso di due miscele contenenti il 13% e il 17% di biocombustibile su un velivolo a terra nell’aeroporto militare di Pratica di Mare, presso la Divisione aerea di sperimentazione aeronautica e spaziale (Dasas).

Antonella Malaguti, ricercatrice coinvolta nel progetto, spiega l’importanza di questo risultato, soprattutto nel contesto della lotta contro la crisi climatica-ambientale: «Grazie al nostro laboratorio mobile abbiamo calcolato gli indici di emissione per tipo di carburante, che esprimono la concentrazione di inquinante presente nei gas di scarico dell’aereo in funzione della quantità di combustibile bruciato. Le due miscele a base di biocarburanti hanno fatto registrare per tutte le prove una riduzione media del 20% - e fino al 40% per medi regimi di potenza motore - delle emissioni di black carbon, ossia il carbonio elementare».

Ma se da una parte i risultati sono molto promettenti riguardo le emissioni, dall’altra sono emerse preoccupazioni per l’aumento fino al 30% del biossido di azoto e della quantità di particelle totali emesse, in particolare le nanoparticelle. Per questo motivo il ricercatore Maurizio Gualtieri dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca ha sottolineato l’importanza dei test che valutano l’impatto sulla salute umana: «Novità assoluta per questa tipologia di ricerca, è stata la valutazione delle potenziali risposte biologiche del polmone umano ai prodotti di combustione, mediante l’esposizione diretta di un modello in vitro di cellule bronchiali alle emissioni sia dei combustibili fossili sia delle due miscele a base di biocarburante».

Insieme alla sua collega Malaguti ha inoltre evidenziato i possibili pericoli, comuni a quelli dei carburanti derivati da fonti fossili: «L’esposizione alle emissioni innesca processi ossidanti acuti a livello cellulare che, associati ai dati di deposizione polmonare, fanno scattare un campanello di attenzione sugli effetti di esposizioni ripetute a queste emissioni nel corso del tempo».

Ulteriori sforzi scientifici sono quindi necessari per accelerare la transizione verso sistemi meno inquinanti, soprattutto in base agli obiettivi dell’Icao per il 2050 e l’incremento dei voli civili e privati previsti nei prossimi anni a livello globale.

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