Economia

Aziende: come prevenire il burnout?

Secondo la società di human resources Reverse, smart working e orari flessibili sembrerebbero essere la chiave. Ma anche corsi di formazione per gestire lo stress e supporto psicologico interno
Credit: Nataliya Vaitkevic/burnout
Tempo di lettura 4 min lettura
1 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

La sindrome di stress lavorativo preoccupa psicologi e datori di lavoro che studiano e analizzano un fenomeno in costante crescita. Si tratta del cosiddetto burnout, letteralmente “esaurito” o “scoppiato”: il lavoratore non ha più energie e gli effetti negativi ricadono su salute e, conseguentemente, sulla sua produttività.

Lo Stada Health Report 2022 - elaborato dall’omonima casa farmaceutica tedesca - ha evidenziato l’anno scorso una crescita del 10 % del fenomeno. In Italia, il 60% dei soggetti intervistati si è sentito vicino a un episodio di burnout, con una percentuale particolarmente elevata tra i giovani.

A confermare questa tendenza è lo studio di Reverse, società internazionale di headhunting e human resources, Burnout: ne soffre meno chi gode di orari flessibili. L’indagine è stata condotta a dicembre 2022, quando Reverse ha intervistato 1.000 lavoratori per comprendere le dinamiche dello stress nell’ambito lavorativo. L’obiettivo era proprio quello di analizzare la situazione psicologica dei dipendenti al termine della crisi pandemica che, a distanza di 2 anni, pesa ancora notevolmente sulla salute mentale.

L’analisi ci fa ben sperare: miglioramenti e soluzioni per sostenere i lavoratori ci sono, e dovrebbero essere adottate. Se è vero che l’84% dei partecipanti ha avuto esperienze di burnout in passato, è altrettanto vero che è solo la metà dei partecipanti a dichiarare di essere attualmente stressato per il lavoro.

Reverse prende in considerazione diversi fattori di indagine: la dimensione dell’azienda il settore lavorativo, il sesso e l’età dei partecipanti. I risultati mostrano una differenza minima nei livelli di stress tra uomini e donne e tra micro imprese e imprese di grandi dimensioni, registrando comunque una percentuale leggermente maggiore tra le seconde voci di entrambi i cluster.

Più interessanti sono i risultati sull’età: la sindrome da burnout sembrerebbe colpire maggiormente i giovani. La percentuale di lavoratori tra i 30 e i 40 anni ad aver sperimentato crisi di panico per il lavoro si avvicina al 30%, mentre la metà ritiene di essere eccessivamente stressata. In termini settoriali, a fronte di una media di lavoratori stressati del 51%, il risultato migliore è per i dipendenti dell’information technology, che registrano i livelli più bassi di stress (36%), mentre in cima alla classifica si posizionano i colleghi del marketing, con il 67%.

Ma come rispondere a questa realtà? Secondo Alessandro Raguseo, Founder e Ceo di Reverse, è fondamentale «Impostare una cultura aziendale di lavoro per obiettivi e non per ore lavorate». Questo permetterebbe ai lavoratori di autogestirsi incrementando le proprie responsabilità, nonché la coesione del team che lavora per un obiettivo condiviso.

In effetti, per contrastare il burnout sembra essere fondamentale diminuire il peso delle ore trascorse in ufficio. Smart working, orari flessibili e supporto psicologico costituiscono al momento le risposte principali, eppure non tutte sembrerebbero avere lo stesso risultato.

Nonostante oltre la metà degli intervistati da Reverse usufruisca liberamente dello smart working, i livelli di stress registrati rimangono molto alti, dimostrando una bassa correlazione tra le due voci. A fare la differenza sembrerebbe essere invece il lavoro flessibile, che causa minori livelli di stress, con una distanza che si traduce in 11 punti percentuali rispetto a coloro che non possono gestire autonomamente il proprio lavoro.

In termini preventivi invece: un ambiente lavorativo più sano, corsi di formazione per imparare a gestire lo stress e un supporto psicologico. Un sistema, quest’ultimo, ancora poco utilizzato: 3 intervistati su 4 (il 74%) non hanno accesso a questo servizio all’interno dell’azienda. Un supporto che può assumere numerose sfaccettature, dal bonus psicologo agli incontri di mental coaching fino agli sportelli psicologici. Tra tutti, sono proprio gli sportelli gratuiti a essere i più gettonati nelle imprese.

Il burnout è una realtà che si sta facendo spazio nella nostra società e che pertanto non deve essere sottostimata. È fondamentale per il successo di un’azienda la serenità psicofisica dei suoi dipendenti: se questa non viene tutelata, il loro operato ne sarà lo specchio. Sicuramente, come afferma lo stesso Raguseo, in Italia ci sono ancora tanti passi da fare perché questo avvenga, ma dallo studio emergono miglioramenti e, soprattutto, possibilità. Adottare soluzioni è fondamentale e, forse, per trovarle è necessario ascoltare i diretti interessati.

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