Ambiente

Zero Waste Europe boccia i termovalorizzatori

Secondo l’analisi pubblicata da Zwe, l’efficienza energetica degli impianti raggiunge il 20%, contro il 35% di quelli a carbone e il 55% di quelli a gas
Credit: Ohga!
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2 febbraio 2023 Aggiornato alle 22:00

Troppe emissioni e troppo poca elettricità prodotta. È questo il verdetto sui termovalorizzatori di Zero Waste Europe (Zwe), la community europea che raccoglie associazioni e progetti per il clima e l’ambiente.

In Italia questi impianti sembrano risolutivi per le grandi città che faticano a smaltire i rifiuti con la raccolta differenziata, l’ultima, in ordine di tempo, a valutarne l’installazione è stata Roma. Nei centri urbani che già li ospitano però i risultati non sembrano così positivi.

Secondo l’analisi Debunking Efficient Recovery: the Performance of EU Incineration Facilities, condotta in diversi Paesi dell’Unione europea, l’efficienza energetica di questo sistema sarebbe “bassissima”: solo il 20% dei rifiuti inceneriti viene convertito, tramite la generazione di calore, in elettricità.

Per avere un termine di paragone riguardo all’efficienza energetica, la media dei sistemi che utilizzano i combustibili fossili è del 38%: si va dal 35% del carbone al 55% degli impianti a ciclo combinato di gas (Ccgt).

Le nuove tecnologie sono state molto utili per migliorare le quote: ormai le centrali termoelettriche convenzionali, stando ai dati dell’Unione europea degli ultimi anni, riescono a convertire in elettricità quasi il 50% del calore che producono. Le analisi sui termovalorizzatori condotte in diversi Stati danno numeri molto più bassi.

In Italia i ricercatori hanno osservato gli impianti che trattano rifiuti che possono sprigionare al netto 2,9 MWh di energia per tonnellata, cioè che hanno un potere calorifico (Pci) pari a questa cifra.

La loro efficienza è pari, in media, al 25% per la produzione di elettricità e al 13% per quella di calore.

In Germania, dove questo di sistemi è più diffuso, l’analisi è stata più approfondita: la quantità di elettricità complessiva ricavata dall’incenerimento tocca il 14,3% lordo (10,9% netto), mentre arriva al 34% sul calore esportato, secondo i dati della società di consulenza ambientale Idat.

In Francia nel 2020 sono state 14,57 milioni le tonnellate di rifiuti trattate.

Dai dati di Ademe, l’agenzia francese per la transizione ecologica, emerge che per i termovalorizzatori con un Pci di 2,9 MWh per tonnellata di rifiuti, l’efficienza elettrica è, in media, del 10,3% lordo (7,6% netto) e quella di riscaldamento del 26,1% lordo (21,1% netto).

Per la Spagna la valutazione si basa sui numeri del 2019 raccolti dal Ministero della Transizione ecologica: per le 2,44 milioni di tonnellate di spazzatura incenerita la produzione elettrica è stata di appena di 1.628 GWh, cioè con efficienza al 24,1% lordo. Dai suoi scarti urbani e industriali invece il Regno Unito nel 2021 è riuscito a ricavare 0,584 MWh di unità elettrica per tonnellata, con un’efficienza del 22,5%. Un dato basso ma comunque superiore a quello del calore esportato: 4,8%.

«Bruciare la spazzatura per produrre energia è un metodo inefficiente», ha affermato Janek Vähk, Coordinatore del Programma per il Clima, l’Energia e l’Inquinamento Atmosferico di Zwe. L’elemento più preoccupante è però che le emissioni di CO2, sia per la generazione di calore, sia per quella di elettricità, ammontano al doppio di quelle di un impianto termoelettrico normale.

Anche “l’aspetto del recupero energetico della spazzatura spesso enfatizzato da alcune parti interessate” è un miraggio, secondo il report di Zero Waste Europe. Esistono infatti due categorie di impianti, quelli per il mero smaltimento (classificati come D10) e quelli per il recupero (R1).

A quest’ultimo gruppo dovrebbe appartenere il 98% dei termovalorizzatori europei. La distinzione trai due metodi però è molto labile: per avere l’etichetta R1 basta infatti raggiungere un’efficienza del 16,5%.

“L’invio dei rifiuti misti direttamente all’incenerimento o alla discarica non dovrebbe più essere considerato accettabile in un mondo minacciato dal cambiamento climatico”, conclude il report di Zero Waste Europe. L’associazione, in una nota successiva pubblicata sul sito, invita la Commissione Europea a concentrarsi invece sulla riduzione della produzione di rifiuti urbani a 100 Kg pro capite entro il 2035.

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