Diritti

Sette anni senza Giulio Regeni

L’ultimo messaggio del ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo risale alle 19:41 del 25 gennaio 2016. Il suo paese d’origine, Fiumicello, lo ricorda con la “Camminata dei Diritti” e la fiaccolata silenziosa
Credit: ANSA/MASSIMO PERCOSSI
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
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25 gennaio 2023 Aggiornato alle 19:41

“Sto uscendo”: è l’ultimo messaggio inviato da Giulio Regeni alla sua fidanzata alle 19:41 del 25 gennaio 2016. Poi, più nulla. Poi, il ritrovamento del suo corpo martoriato lungo l’autostrada che collega Il Cairo ad Alessandria. Poi, anni di indagini, depistaggi, ipotesi infondate, processi sospesi e cancellati. Ma nessuna verità, nessuna giustizia. I genitori del ricercatore italiano la chiedono da sette anni.

Lui, all’epoca ventottenne, era iscritto all’Università di Cambridge. Si trovava nella capitale egiziana per svolgere delle ricerche sui sindacati indipendenti egiziani per la sua tesi di dottorato. Quella sera, l’ultima sera, avrebbe dovuto incontrare alcune persone in piazza Tahrir per festeggiare il compleanno di un amico. Ma il suo telefono, dalle 19:50 in avanti, non ha più dato alcun segnale.

Il suo comune d’origine, Fiumicello, oggi Fiumicello Villa Vicentina, dopo la fusione con il piccolo centro adiacente, come ogni anno organizza una serie di iniziative per ricordare il ricercatore triestino e chiedere, ancora una volta, giustizia: dopo la “Camminata dei Diritti” da Piazzale Falcone e Borsellino fino al Piazzale dei Tigli, alle 19:41, nel gelido silenzio di fine gennaio, si accendono le fiaccole. Qui come in decine di piazze italiane viene rispettato un minuto di silenzio in memoria di Giulio.

Poi, alle 20:15 si terrà l’incontro “Parole, immagini, musica per Giulio” con i genitori Paola Deffendi e Claudio Regeni, e l’avvocata per i diritti umani Alessandra Ballerini, che segue il caso dal principio. Partecipano, tra gli altri, l’ex presidente della Camera Roberto Fico, il conduttore televisivo Pif, lo scrittore, attore e regista teatrale Ascanio Celestini, il giornalista Giuliano Foschini, il drammaturgo Marco Paolini. Sarà possibile seguire la serata in diretta qui, sul canale youtube Giulio Siamo Noi, creato dal collettivo nato nel 2016 per continuare a chiedere “Verità per Giulio Regeni”.

Queste quattro parole, stampate nero su giallo sugli striscioni realizzati da Amnesty International, hanno fatto il giro del mondo. E per far sentire la propria vicinanza alla famiglia Regeni, scrivono Ballerini e il vignettista Mauro Biani, è possibile condividerle via social nel corso della giornata. Oppure recarsi presso una delle panchine gialle dedicate a Giulio: sono più di 100, sparse da nord a sud Italia. Oppure indossare qualcosa di giallo, accendere una fiaccola o una candela alle 19:41, farsi una foto con il bracciale giallo, la spilla gialla, lo striscione giallo, o il libro “Giulio Fa Cose”, scritto da Paola Deffendi e Claudio Regeni. E usare un hashtag: #7annisenzaGiulio. Perché oggi Giulio avrebbe 35 anni. Li avrebbe compiuti il 15 gennaio. Il disegno postato da sua madre, su Instagram, è una torta di “non compleanno”, a più strati, con in cima la scritta “Giulio35”, e una richiesta: “Giustizia è Verità”. Non l’intitolazione di strade o targhe a suo nome, ma passi avanti in un caso che, dopo 7 anni, non ha ancora risposte.

Nel giorno dell’anniversario della scomparsa di Regeni, durante un question time alla Camera, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di aver «intravisto una disponibilità diversa da parte egiziana rispetto agli scorsi anni» durante la sua missione in Egitto, lo scorso fine settimana. «Vediamo se alle parole seguiranno i fatti. Occorre non disperdere i risultati ottenuti dalla magistratura e dagli investigatori italiani sostenuti dalle pressioni a livello diplomatico che hanno permesso di concludere le indagini preliminari. Serve una più fattiva collaborazione del Cairo a cominciare dalla notifica degli atti di citazione agli agenti su cui gravano evidenze probatorie. Occorre punire chi ha torturato e ucciso un giovane italiano impegnato a studiare in Egitto». Nel Paese, tra il 2015 e il 2020, sono state 2.723 le sparizioni forzate, all’ordine del giorno sotto la linea dura del presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi.

Dal Cairo, qualche giorno fa, Tajani aveva pronunciato queste parole: «Abbiamo chiesto al Presidente Al Sisi collaborazione sul caso Regeni». La famiglia del ricercatore torturato e assassinato, intervistata da Repubblica, ha definito «un insulto» sentire ancora che l’Egitto collaborerà. «Basta con le finte promesse». Da tempo si aspettano un 25 gennaio diverso (anzi un 27, quando la console italiana al Cairo li chiamò per dire loro che Giulio non aveva fatto ritorno a casa, due giorni prima). Ma i risultati concreti ancora non sono arrivati. E allora chiediamo tuttə, a gran voce, verità per Giulio Regeni.

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