Economia

Da Amazon a Intel, la corsa ai licenziamenti delle Big Tech

Tensioni economiche, aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse, ma anche cambiamento delle priorità dei clienti continuano a pesare sui risultati degli utili. Traducendosi in migliaia di licenziamenti
Uffici Microsoft di Skopje (Repubblica di Macedonia)
Uffici Microsoft di Skopje (Repubblica di Macedonia) Credit: Courtesy of KL Studio Architects
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26 gennaio 2023 Aggiornato alle 15:00

Come ha calcolato Crunchbase, solo nel 2023 in tutto il Big Tech Usa hanno perso il lavoro 46.000 lavoratori; dall’inizio del 2022 il numero sale a oltre 214.000 persone.

L’ultima azienda tecnologica in ordine temporale ad aver annunciato tagli così ingenti al personale è Intel, che il 24 gennaio annuncia un taglio di 544 dipendenti, con l’obiettivo di risparmiare 3 miliardi di dollari dal suo budget, a causa di una contrazione dei ricavi rilevata del 20%.

Solo un giorno prima, il 23 gennaio, Spotify ha annunciato significativi tagli al personale: la famosa piattaforma di streaming musicale eliminerà 600 posti di lavoro (pari al 6% del totale) a seguito di un’eccessiva espansione durante la pandemia di coronavirus.

Il co-fondatore e amministratore delegato della società con sede a Stoccolma ha dichiarato di essere stato troppo ambizioso nell’investire nella sua attività di podcast prima di ottenere un’adeguata crescita dei ricavi, tanto che lo sforzo degli ultimi mesi per contenere i costi non è stato sufficiente.

Il 20 gennaio la società madre di Google, Alphabet, annuncia il licenziamento di 12.000 dipendenti, che secondo Reuters, riguarderanno i reparti recruiting, ingegneria e prodotto, dopo aver evitato tagli importanti nel 2022.

In un’email allo staff, il Ceo Sundar Pichai si è dichiarato fiducioso dei primi investimenti effettuati nell’intelligenza artificiale.

Gli stessi investimenti in AI che interessano Microsoft, la quale il 18 gennaio ha annunciato che taglierà 10.000 posti di lavoro entro la fine di marzo, ovvero quasi il 5% della sua forza lavoro, per ridurre i costi, a causa del crollo dei profitti dalla metà dello scorso anno.

Microsoft aveva visto aumentare le sue entrate del 18% nel suo ultimo anno finanziario, fino alla fine di giugno, grazie all’esponenziale aumento della domanda di prodotti e servizi tecnologici a partire dalla pandemia, che aveva portato all’assunzione di 40.000 nuovi dipendenti.

Ma, come sottolineato dal Ceo di Microsoft Nadella, nonostante tali licenziamenti (che coinvolgeranno le divisioni hr, ingegneria e gaming), si continuerà ad assumere e a investire in aree strategiche a lungo termine, come l’intelligenza artificiale.

In particolare, la società è in trattative per investire 10 miliardi di dollari in OpenAI, uno dei più importanti gruppi di ricerca sull’IA, con l’obiettivo di utilizzare la tecnologia in tutti i prodotti e servizi dell’azienda.

L’11 gennaio Meta (capogruppo di Facebook e WhatsApp) ha annunciato il suo ciclo di licenziamenti più significativo mai registrato finora: la società ha dichiarato di voler eliminare il 13% del suo personale, che ammonta a più di 11.000 dipendenti, dopo un aumento di organico del 60% durante la pandemia.

Il monopolio di Meta è stato danneggiato dalla concorrenza nei social media, avendo visto spostarsi su altre piattaforme (come TikTok) la gran parte dei propri utenti.

Ma Meta ha risentito ampiamente anche di un forte rallentamento della spesa pubblicitaria online e delle sfide derivanti dai cambiamenti iOS di Apple.

All’inizio di questo mese, più precisamente il 6 gennaio, Twitter annuncia una dozzina di tagli apportati ai suoi uffici di Dublino e Singapore, continuando la sua azione di licenziamento iniziata nello scorso anno, quando poco dopo l’acquisto dell’azienda per 44 miliardi di dollari avvenuto alla fine di ottobre, il nuovo proprietario Elon Musk ha eliminato circa 3.700 posti di lavoro, pari alla metà del personale totale.

In un tweet del 4 novembre, Musk ha affermato che non c’era altra scelta che licenziare i dipendenti, poiché la società perdeva 4 milioni di dollari al giorno.

Il 5 gennaio è stata invece la volta di Amazon: l’Amministratore delegato Andy Jassy ha affermato che la società prevede di tagliare 18.000 posti di lavoro principalmente nelle divisioni risorse umane e negozi, dopo che solo qualche mese prima erano stati licenziati ulteriori 10.000 dipendenti.

La stessa Amazon che aveva sperimentato una corsa alle assunzioni durante la pandemia di Covid-19, aumentando la propria forza lavoro globale a oltre 1,6 milioni alla fine del 2021, rispetto ai 798.000 del quarto trimestre del 2019.

La corsa ai licenziamenti delle Big Tech non accenna a fermarsi, figlia di un’economia in rallentamento che minaccia concretamente anche i grandi colossi tecnologici, all’apparenza estranei alla crisi economica fino a non molto tempo fa.

Grande fiducia è riposta nell’AI: che possa davvero aiutare le Big Tech a risollevarsi, rivoluzionando il settore tecnologico?

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