Diritti

Burkina Faso: via le truppe francesi dal Paese

L’ha confermato il portavoce del Governo burkinabé, Jean-Emmanuel Ouédraogo: «Il Burkina conta sui propri mezzi per vincere la guerra»
Credit: DoD/ZUMA Press Wire Service/ZUMAPRESS.com
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24 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:00

Un mese di tempo per ritirare le truppe dal Burkina Faso. È la richiesta mossa alla Francia dal Paese dell’Africa occidentale che conta circa 21 milioni di abitanti e 400 membri delle forze speciali francesi nel suo territorio. La conferma è arrivata direttamente dal portavoce del Governo, Jean-Emmanuel Ouedraogo, che ha rilasciato una dichiarazione all’emittente radiotelevisiva nazionale Rtb - La Radiodiffusion tèlévision du Burkina: «Il Burkina conta sui propri mezzi per vincere la guerra».

Ouedraogo ha aggiunto: «Quello che denunciamo è l’accordo che consente alle forze francesi di essere presenti in Burkina Faso. Non si tratta della fine delle relazioni diplomatiche tra il Burkina Faso e la Francia. Le forze francesi sono di base a Ouagadougou su richiesta del Burkina Faso e delle sue autorità. Questa denuncia rientra nell’ordine normale delle cose, è prevista nei termini dell’accordo militare».

Mercoledì scorso, spiega El Pais, in una lettera del Ministero degli Affari Esteri indirizzata a Parigi, il Burkina Faso aveva annunciato di voler porre fine all’accordo militare con Parigi, “denunciando” l’accordo che regola la presenza dei militari francesi sul territorio burkinabé, la forza “Sabre”, in vigore dal 2018. Domenica il Presidente francese Emmanuel Macron aveva dichiarato di attendere “chiarimenti” in merito e di aspettare una conferma da un “livello più alto”. Ed è arrivata.

Il Burkina Faso, sotto assedio jihadista, sta seguendo le orme del Mali, con cui confina a nord-ovest, che nel 2022 ha ordinato il ritiro dei militari francesi e si è alleato con la Russia nella lotta al terrorismo. Anche stavolta, così com’è accaduto in Mali, la decisione arriva dopo una serie di manifestazioni a favore di Mosca e critiche verso la Francia, ex potenza coloniale: venerdì scorso a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, centinaia di persone hanno sventolato bandiere russe e cartelloni che recitavano “No alla Francia/Ladro d’Africa”, chiedendo a gran voce il ritiro dell’ambasciatore francese Luc Hallade.

A fine settembre 2022 nel Paese c’era stato un colpo di Stato, il secondo in meno di un anno: il capitano dell’esercito Ibrahim Traoré aveva destituito il tenente colonnello Paul-Henri Damiba, che guidava il Burkina Faso da gennaio a seguito, a sua volta, di un colpo di Stato. Secondo il Guardian, la frustrazione per il fallimento delle autorità nel ripristinare la sicurezza e proteggere i civili ha contribuito ai colpi di stato militari in Burkina Faso e Mali.

Quando Traoré è salito al potere, le relazioni tra Francia e Burkina Faso si sono deteriorate: i manifestanti hanno attaccato l’ambasciata francese dopo che, il 1° ottobre 2022, i leader del colpo di Stato hanno accusato Parigi di ospitare il presidente deposto. Poi Traoré ha iniziato a rivendicare il diritto di aprirsi a nuovi alleati nella lotta contro il jihadismo e a dicembre il primo ministro del Burkina Faso, Kyélem Apollinaire de Tambèla, si è recato a Mosca per incontrare il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Bogdanov.

In caso di ritiro, le truppe francesi potrebbero spostarsi in Niger, l’unico Paese del Sahel occidentale a tollerare la presenza francese. In Burkina Faso la crisi jihadista si è particolarmente aggravata dai primi attacchi nel nord del Paese nel 2015: i jihadisti hanno occupato territori nel nord arido e prevalentemente rurale del Paese, uccidendo centinaia di abitanti dei villaggi e sfollandone altre migliaia. Due terzi del Paese sono ora fuori dal controllo dello Stato, con molte località assediate da milizie jihadiste, più di 10.000 morti e oltre 2 di milioni di persone costrette a fuggire dalle proprie case. Qualche giorno fa 66 persone sono state liberate dopo essere state rapite da un gruppo estremista islamico. Secondo RTB, le forze armate avrebbero individuato e liberato gli ostaggi durante un’operazione militare.

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