Futuro

L’ipotesi dell’innovazione rallentata

L’articolo pubblicato su Nature e firmato da Russell Funk della Minnesota University indica una diminuzione delle novità scientifiche e tecnologiche radicali. Qualcosa sta cambiando?
Credit: DeepMind/ Unsplash  
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19 gennaio 2023 Aggiornato alle 06:30

La scienza e la tecnologia stanno rallentando la loro capacità di generare conoscenza rivoluzionaria? Potrebbe essere una scoperta sorprendente.

Ma un articolo pubblicato su Nature e firmato da Russell Funk, della Minnesota University, e colleghi, sembra dimostrare che la risposta possa essere affermativa. Analizzando 45 milioni di paper scientifici e quasi 4 milioni di brevetti, secondo gli autori dell’articolo, si deduce che le novità proposte sono meno dirompenti che in passato.

La valutazione deriva da un consolidation-disruption index che gli autori hanno messo a punto per valutare ogni paper e brevetto in relazione alla capacità di creare una nuova direzione di ricerca oppure semplicemente confermare conoscenze già consolidate. Russell e colleghi dicono che si va verso il consolidamento.

Bisogna ammettere che è un risultato discutibile visto quello che è successo recentemente nelle neuroscienze, nella genetica, nella scienza delle particelle. La valutazione merita di essere vista criticamente, anche usando diversi indicatori. Ma può servire utilmente a discutere sulla possibilità, sottintesa appunto dalla ricerca di Russell e colleghi, che il progresso sia meno veloce di quello che sembra.

Innanzitutto è chiaro che la percezione che il pubblico riesce ad avere del progresso scientifico e tecnologico è guidata più dalla comunicazione che dalla reale conoscenza critica del valore innovativo delle singole novità scientifiche e tecnologiche.

Quando le novità arrivano sui media generalisti, in effetti, vengono spesso caricate di enfatiche descrizioni sul loro carattere innovativo piuttosto che essere raccontate criticamente. Del resto, la comunicazione viene spesso usata per finalità che non sono la condivisione della conoscenza ma per esempio per ottenere, facendo leva sull’opinione pubblica, un sostegno agli investimenti pubblici nella ricerca in certi settori.

Il caso della fusione è particolarmente evidente: se la comunicazione lascia credere che gli ultimi esperimenti nella fusione riescono a ottenere più energia di quanta ne consumano, tralasciando di spiegare tutto il processo ma concentrandosi soltanto su una parte di esso, evidentemente non serve alla conoscenza ma alla costruzione del consenso. È soltanto uno dei tanti esempi.

Su un altro piano, bisogna ammettere che la connessione stretta tra tecnologia e scienza è solo parzialmente giustificata. Ci sono scienze che stanno avanzando clamorosamente soltanto grazie agli strumenti digitali: proprio per questo il loro avanzamento dipende dalla tecnologia. Ma la scienza è strutturalmente diversa dalla tecnologia.

Da un lato perché può avanzare anche solo per via teorica, logico-matematica, indipendentemente dagli strumenti che poi servono a verificare la nuova teoria.

Dall’altro lato, perché la scienza è fondata sulla condivisione della conoscenza, la tecnologia è inevitabilmente orientata alla produzione di strumenti che generino vantaggi economici per chi li ha progettati, il che non si ottiene sempre condividendo con tutti la conoscenza.

La percezione di innovatività di un pensiero scientifico in teoria emerge da un processo piuttosto diverso da quello che provoca la percezione di innovatività di uno strumento tecnologico. La collaborazione e la concorrenza sono valori di diversa importanza nelle due discipline. E questo produce - sempre in teoria - un diverso sistema di incentivi a dichiarare rivoluzionaria una nuova idea.

La grande scoperta scientifica è sempre un passo avanti, purché il contesto sociale e politico sia pronto ad accettarla. Se le scoperte dell’Ipcc sulle responsabilità umane dell’emergenza climatica erano antitetiche con un modello di sviluppo, la loro novità rischia di essere sottovalutata. La grande novità tecnologica pure.

La qualità dirompente di una scoperta scientifica o di un’innovazione tecnologica dipende tra l’altro dai gradi di libertà dei quali godono gli scienziati e i tecnologi. La ricerca indipendente dal risultato immediato, la disponibilità di capitali pazienti, la legittimità insomma di sviluppare una visione strategica, sono condizioni necessarie anche se non sufficienti per l’introduzione di novità che svelano nuove radicali opportunità e spostano i limiti del possibile.

Da questo punto di vista, per tornare a un esempio citato sopra, la fusione dovrebbe essere presentata come una prospettiva di lunghissimo termine: in un contesto che invece ha fretta di risultati rischia di essere presentata in modo superficiale - se non addirittura - scorretto e, di fronte alle inevitabili delusioni di breve termine, rischia di erodere la credibilità della sua sostanza strategica.

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