Economia

Sanremo e doppio standard, anche in beneficenza

C’è stato Ibrahimovic nel 2021, Totti nel 2017 e Celentano nel 2012. Tutte persone dal cuore d’oro. E allora, in cosa è diversa Chiara Ferragni?
Credit: Claudio Schwarz
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
17 gennaio 2023 Aggiornato alle 06:30

Com’è stato bravo Francesco Totti, quando ha devoluto in beneficenza il suo compenso per l’ospitata a Sanremo nel 2017. Ma del resto, l’aveva già fatto in occasione della sua partecipazione al Grande Fratello Vip, consegnando 50.000 euro del proprio cachet a un giovane che ne aveva bisogno per acquistare un macchinario necessario alla sua deambulazione.

Che cuore grande. Che grande esempio per i giovani.

Anche Celentano, nella sua conduzione del Festival di Sanremo del 2012, aveva devoluto il proprio compenso in beneficenza, dopo le numerosissime polemiche che avevano fatto seguito all’annuncio dell’ammontare stanziato per indurlo ad accettare.

Sempre al Festival, nel 2020, Rula Jebreal, co-conduttrice per una sera, ha rinunciato alla metà del suo compenso (si vociferava, intorno ai 25.000 euro) a Nadia Murad, attivista irachena yazida e Premio Nobel per la pace 2018. Altri esempi: sempre 2020, Tiziano Ferro, ospite del Festival, ha devoluto in beneficenza l’intero importo del suo cachet. Così come hanno fatto Aldo, Giovanni e Giacomo, ospiti di Sanremo nel 2016, o anche Ibrahimovic, ospitato nel 2021.

Vogliamo andare fuori confine?

Quando Selena Gomez lavorava al film di Woody Allen Un giorno di pioggia a New York, ha deciso di destinare un importo superiore rispetto al proprio compenso al fondo di supporto legale alle vittime di violenza Time’s Up Now. Certo, lì c’era anche la questione del caso Weinstein. Per non parlare delle accuse di pedofilia che Allen aveva ricevuto dalla figlia…

Ad un certo punto, si era anche vociferato di 500.000 dollari che i Maroon 5 avrebbero devoluto in beneficenza anziché percepirli per la loro esibizione al Super Bowl 2019. Peccato che non sia previsto alcun compenso per gli artisti che cantano al Super Bowl. Però la donazione l’avevano fatta davvero, all’organizzazione di beneficenza per bambini Big Brothers Big Sisters of America, sottraendola dai propri guadagni accumulati.

Tant’è. Bravi tutti.

Tranne Chiara Ferragni. Che nell’edizione del Festival di Sanremo 2023 viene scelta come co-conduttrice da Amadeus, insieme a Gianni Morandi. Scelta intelligente, per parlare a un pubblico il più vario e ampio possibile. Per Amadeus è previsto un compenso, per Morandi anche, per Ferragni pure.

Ma l’influencer e imprenditrice decide di destinare il proprio in beneficenza all’Associazione D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), che con più di 100 centri antiviolenza e oltre 60 case rifugio in tutta Italia, accoglie gratuitamente ogni anno oltre 20.000 donne. Vale la pena di ricordare che, secondo i dati Istat, nel nostro Paese il 31,5% delle donne ha subìto una qualche forma di violenza fisica o sessuale nel corso della propria esistenza (prevalentemente, da parte di uomini che conosceva).

E allora, benissimo, no? Brava anche lei!

E invece no. Perché a lei si rimprovera, in ordine sparso: che l’abbia fatto per farsi pubblicità, che non sposi realmente la causa al 100%, che il compenso devoluto per lei rappresenti una cifra irrisoria. Stiamo comunque parlando di circa 100.000 euro, secondo i rumors: magari è poco per lei, ma non per i centri antiviolenza, che in Italia sono costantemente sotto-finanziati. E non parliamo solo di denaro: perché grazie alle dichiarazioni di Chiara Ferragni, per qualche giorno si sono nuovamente accesi i riflettori sul tema della violenza maschile sulle donne e sulla necessità di finanziare adeguatamente tutte le azioni di supporto.

Allora, viene da chiedersi: cos’è che, in fondo, il nostro Paese non riesce a perdonare a questa giovane donna?

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