Ambiente

Una domenica sera con Ultima Generazione

Abbiamo seguito una riunione del gruppo ambientalista, da mesi al centro di polemiche per le sue azioni provocatorie. Ecco che cosa è emerso
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16 gennaio 2023 Aggiornato alle 12:15

«Noi siamo nati perché in 2/3 anni si deciderà il futuro della nostra società». Sono le 21:00 di domenica quando su Zoom inizia la riunione settimanale di Ultima generazione, il gruppo ambientalista rimbalzato su tutti i giornali per aver imbrattato con vernice lavabile istituzioni come il Senato e bloccato arterie stradali fondamentali come il Grande raccordo anulare di Roma.

Quando ci colleghiamo alla loro riunione non sono trascorse neanche 24 ore dal loro ultimo, eclatante, gesto: hanno gettato della vernice - sempre lavabile - contro la scultura Love di Maurizio Cattelan (conosciuta anche come il “dito medio” di Piazza Affari) a Milano.

«Stiamo affrontando la più importante sfida a cui l’umanità abbia mai partecipato: la crisi ecologica e climatica», scandisce Tommaso, giovane attivista che cura l’introduzione dell’incontro online. Aiutato dalle slides, Tommaso prova a spiegare quello che sta facendo il gruppo, le sue motivazioni, i suoi obiettivi. «Abbiamo cercato più volte il dialogo con le istituzioni. Siamo arrivati a fare scioperi della fame lunghi 26 giorni pur di parlare con i loro rappresentanti. Ma la stragrande maggioranza delle volte siamo stati ignorati. Per questo le nostre azioni di disobbedienza non solo sono diventate legittime, ma necessarie», spiega l’attivista.

Nonostante quello che spesso si crede, Ultima generazione non è un gruppo formato solo da giovani: ad aiutare Tommaso con le slides c’è Giulio che con la sua barba bianca fa da contraltare alla giovinezza del presentatore. Nel frattempo l’incontro prosegue e Tommaso arriva al nocciolo di una questione che è anche personale: «Io sono Tommaso. Faccio l’operaio agricolo. Non credo di essere un esperto di scienza, ma vorrei che la classe politica che ci governa avesse le competenze e la forza per intervenire. Secondo le ultime ricerche, entro il 2030 la temperatura terrestre si innalzerà fino 1,5 gradi e gli effetti saranno gravissimi, dalla siccità agli incendi».

Che fare dunque? «Noi abbiamo 3 richieste semplici: stop alle trivellazioni nell’Adriatico, fermare le centrali a carbone e riconvertire i nostri impianti di produzione energetica, passando alle rinnovabili». La direzione presa dal Governo sembra però di tutt’altro tipo. Ecco allora la necessità di «portare il colore della democrazia sul Senato», imbrattandolo. Tommaso sa perfettamente che azioni di questo tipo possono sembrare «divisive», ma l’importante è «parlarne», perché «Se perdiamo noi ambientalisti, vuol dire che non ci sarà più nulla da perdere».

Dopo di lui prendono la parola 2 attivisti, Luca e Simone, per raccontare le loro azioni. Luca è stato sul Monte Bianco per bloccare il traforo in collaborazione con un altro gruppo ambientalista francese. «I poliziotti ci hanno portato le coperte. Lì ho capito che di fronte al clima siamo tutti uguali, se collassiamo, collassiamo tutti». Simone invece rischia di finire sotto sorveglianza per richiesta della questura di Pavia. Il suo caso è finito su tutti i giornali. Lui racconta: «Ho fatto tanto attivismo alle superiori. Poi mi sono fermato perché vedere la politica così sorda mi ha fatto perdere la speranza. Ma ho capito che non possiamo ignorare quello che sta avvenendo. Qualsiasi cosa mi accada so che sarà valsa la pena lottare».

Lo scopo di queste riunioni è spiegare il progetto e reclutare nuovi attivisti. Lo stesso Simone racconta di essersi unito al movimento dopo una riunione come quella di oggi. Così al termine del suo intervento ci si divide in gruppi per confrontarsi e cercare nuovi sostenitori. Anche perché nel frattempo la giustizia si è messa in moto e le spese per i processi sono sempre più ingenti, raccontano gli attivisti. Al termine ci si saluta riaggiornandosi a martedì. Chissà quanti nuovi Simone sono nati nel frattempo.

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