Ambiente

Ozono, due buone notizie dalla stratosfera

Non solo il buco si sta riducendo (e fra un paio di decenni potrebbe chiudersi), ma arriva anche la conferma che gli accordi internazionali possono davvero salvare il Pianeta
Credit: ESA 
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11 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:00

L’anno inizia con due buone notizie: la prima è che il buco presente nello strato di ozono che protegge la Terra si sta lentamente chiudendo, la seconda è che accordi internazionali condivisi e applicati con costanza portano a risultati concreti, lasciando aperte le speranze anche per la lotta alle emissioni.

Ad annunciare la riduzione del buco dell’ozono è un rapporto dell’Onu: sostiene che entro due decenni sarà praticamente sparito e gradualmente si ridurranno ancora i rischi (a seconda delle zone del mondo) per le persone di essere esposti ai dannosi e pericolosi raggi ultravioletti del sole.

Le date fissate sono il 2040 (quando si dovrebbe tornare a livelli prima del 1980) per gran parte del Pianeta, il 2045 per l’Artico e il 2066 per l’Antartide.

Come si è arrivati a questo risultato positivo? In buona parte lo si deve a un accordo firmato 35 anni fa, il Protocollo di Montreal (siglato nel 1987, entrato in vigore nel 1989).

I Paesi del mondo, comprendendo la pericolosità di alcune sostanze chimiche in grado di ridurre lo strato di ozono, decisero di vietarle. Questo accordo internazionale ha contribuito ad eliminare quasi il 99% di queste sostanze, come a esempio i clorofluorocarburi (Cfc) che un tempo venivano utilizzati in solventi e refrigeranti.

“Il nostro successo nell’eliminare gradualmente le sostanze chimiche che consumano ozono ci mostra cosa si può e si deve fare con urgenza per abbandonare i combustibili fossili, ridurre i gas serra e quindi limitare l’aumento della temperatura” ha ricordato Petteri Taalas, segretario generale dell’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) presentando il nuovo report.

Chiaramente, arrivare ad avvicinarsi alla chiusura del famoso buco è stato un percorso lungo e con tanti ostacoli talvolta complessi da risolvere: fra gli ultimi per esempio le rilevazioni di uso di Cfc in Cina (poi superati) oppure la questione di altri prodotti chimici come gli idrofluorocarburi (Hfc) – che sono gas serra – poi frenati dall’accordo di Kigali.

Passaggi come questo aiutano lo strato protettivo di ozono nella stratosfera superiore a rafforzarsi ed esporci meno ai raggi Uv. Questi protocolli e accordi per il bene del Pianeta sono dunque “un esempio incoraggiante di ciò che il mondo può ottenere quando lavoriamo insieme” ha ricordato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres e sono oggi decisivi anche nella azione di lotta al surriscaldamento.

Per esempio, si stima che il Protocollo di Montreal ha già favorito gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico contribuendo a evitare il riscaldamento globale di circa 0,5°C. Infine, nel fornire diverse buone notizie, il rapporto delle Nazioni Unite chiosa anche con alcuni avvertimenti: è necessario per esempio porre sempre attenzione ad alcune nuove tecnologie, come quelle di aerosol stratosferico (Sai) che potrebbero avere potenziali effetti nocivi per la chiusura del buco.

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