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Happisburgh: una cittadina poco happy

Situato nel sud-est del Regno Unito, il piccolo villaggio sta pian piano sparendo a causa dell’erosione costiera. Circa metà della sua strada principale, Beach Road, è stata spazzata via dal mare
Il faro di Happisburgh
Il faro di Happisburgh Credit: ANSA UIG
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12 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:00

La cittadina costiera inglese di Happisburgh si trova a sud est del Regno Unito e si affaccia sul mare del Nord; ospita circa 1.600 abitanti in appena 600 case e ogni anno perde metri di terra e intere abitazioni a causa dell’erosione della costa. E la colpa è del cambiamento climatico.

Happisburgh somiglia a molti piccoli centri cittadini dell’Inghilterra che si affacciano sul mare, c’è un’atmosfera tranquilla e la natura è parte integrante del luogo; i suoi simboli sono un’antichissima chiesa del quattordicesimo secolo e un faro rosso e bianco che svetta sulla costa, il più antico funzionante dell’est dell’isola. Si stima che in circa 30 anni tutto questo scomparirà.

I media inglesi si sono interessati alla vicenda già dal 2013, quando l’erosione della costa aveva iniziato a mettere in pericolo alcune case, e oggi la situazione è sempre più drammatica. L’attenzione mediatica è arrivata nella piccola cittadina costiera grazie all’impegno dei suoi abitanti, che hanno istituito un comitato d’azione per chiedere aiuto al governo britannico e contrastare gli effetti disastrosi del cambiamento climatico.

Le immagini riportate da un’inchiesta della Bbc non hanno bisogno di spiegazioni: metà di Beach Road, la strada principale di Happisburgh, è già stata spazzata via dal mare, il che significa che ora si ferma a mezz’aria. Un chiaro segnale del fatto che la gente del posto sta combattendo una battaglia persa. L’erosione costiera sottrae ogni anno metri di terra alla città, compresi interi terreni agricoli e strade.

«Abbiamo già perso 35 case», dice il coordinatore del Coastal Concern Action Group Malcolm Kerby; in un video girato dal quotidiano online Euronews, il signor Kerby mostra quella che sarà la prossima casa a essere spazzata via dall’erosione costiera. Dopo anni di perdite, gli abitanti del luogo si preparano ad affrontare la realtà di perdere l’intero villaggio. Anche le infrastrutture che collegano la cittadina agli altri centri urbani sono a rischio. Il faro è a pochi metri di distanza dal mare e la chiesa, simbolo del tessuto sociale di una cittadina così piccola, è diventata un pericolo.

Questo tratto costiero orientale britannico si sgretola a una velocità media di 1,7 metri all’anno (è la costa che si sta erodendo più velocemente in Europa). L’erosione non è un fenomeno nuovo o inaspettato: la costa è costituita da materiali morbidi come sabbia, calce e argilla e ha iniziato a ritirarsi fin dal Medioevo. Ma a causa dei cambiamenti climatici, dell’innalzamento del livello del mare e della maggiore frequenza di forti tempeste, questo processo sta accelerando.

Il Governo britannico ha deciso di non investire più nella diga al largo di Happisburgh perché il villaggio è scarsamente popolato e i terreni agricoli e le abitazioni non hanno un valore sufficiente per essere protetti. Tutto questo non ha delle conseguenze solo sull’ambiente e sulla perdita di un pezzo consistente di costa, ma anche sulla vita degli abitanti della cittadina.

Siamo abituati, quasi assuefatti, alle immagini di persone del Sud del mondo che, a causa di catastrofi ambientali, sono costrette a lasciare il proprio luogo d’origine, a trasferirsi in altre città o in campi profughi o addirittura a cambiare Stato ed emigrare. La comunità internazionale utilizza il termine migranti ambientali: a oggi si stima che siamo milioni e il numero è destinato a crescere enormemente.

Fino a ora, tuttavia, non è stato previsto alcun regime di protezione codificato per i migranti ambientali, anche se la giurisprudenza internazionale sta gettando le basi per una maggior tutela che possa riconoscere il cambiamento climatico come une vera e propria minaccia per il diritto a un ambiente salubre e per il diritto alla vita. La vicenda di Happisburgh ci coglie in qualche modo impreparati, ci sorprende: che effetto ci fa vedere dei cittadini inglesi come i prossimi sfollati a causa del degrado ambientale?

A causa dell’inerzia e dell’immobilità del governo inglese, infatti, la scomparsa di Happisburgh sembra inevitabile; i cittadini se ne dovranno andare. Trattandosi di un Paese ricco come il Regno Unito, è probabile che troveranno agevolmente un altro posto dove stare, un’altra casa, ma c’è da chiedersi quanto questo fenomeno si espanderà e soprattutto, come lo affronteremo.

Malcolm Kerby, che si è trasferito nella piccola cittadina per la pensione, ha molti dubbi sulla gestione dei finanziamenti per salvare il villaggio. Ha raccontato alla Bbc di essere felice della decisione del Governo di istituire un fondo di 36 milioni di sterline, da ripartire tra varie città della costa, noto come Coastal Transition Accelerator Programme. Tuttavia il denaro non sarà utilizzato per nuove difese, ma solo in via conservativa. Il Governo ha affermato che Happisburgh «non può essere difesa in modo sostenibile dall’erosione costiera». Al contrario, aiuterà a facilitare la transizione gestita dalle comunità nei terreni ad alto rischio.

Le testimonianze dei cittadini sono toccanti e raccontano una realtà a cui ci dovremo ben presto abituare. Il Governo, negli anni passati aveva offerto del denaro a 12 proprietari di case e 9 hanno accettato, ma Bryony Nierop-Reading, 77 anni, si è rifiutata di lasciare il suo bungalow quando le sono state offerte 53.000 sterline. La sua abitazione è poi è caduta in mare nel 2013, ma lei vive ancora lì, a Beach Road.

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