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È morto Joseph Ratzinger, il papa conservatore che rivoluzionò la Chiesa

È deceduto oggi alle ore 9:34, nel Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano. Intransigente sulla dottrina, ha cambiato per sempre la Chiesa dimettendosi nel 2013
Credit: Ansa
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31 dicembre 2022 Aggiornato alle 11:15

Conservatore eppure rivoluzionario. Papa Benedetto XVI, al secolo Joseph Ratzinger, è morto oggi a 95 anni. Il suo percorso ha cambiato la vita stessa della Chiesa cattolica.

Classe 1927, Ratzinger nasce a Marktl am Inn, in Baviera, figlio di un poliziotto e di una cuoca. La sua è una famiglia profondamente credente. Secondo Georg, fratello di Joseph, il padre «era un acerrimo nemico del nazismo perché credeva che fosse in conflitto con la fede».

Il nazismo è un fenomeno storico che tocca anche la vita del giovanissimo Ratzinger, costretto a iscriversi alla Gioventù hitleriana e ad arruolarsi nei servizi ausiliari antiaerei negli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale.

Terminati gli studi teologici diventa prete nel 1951; addottorato in teologia con una tesi su sant’Agostino e abilitato alla docenza con una su san Bonaventura, insegna nel corso degli anni a Frisinga, Bonn, Muenster, Tubinga e Ratisbona. La sua attività da studioso è unanimemente riconosciuta come una delle più importanti nella Chiesa cattolica.

Ratzinger si fa notare durante i primi anni per le sue posizioni conservatrici, ma anche per un certo spirito ribelle: è membro del gruppo di teologi detti Konzilteenager (teenager del Concilio), che combattono lo status quo nella Chiesa e chiedono un rinnovamento liturgico.

La sua carriera ecclesiastica è costellata di successi. È esperto al Concilio Vaticano II. Nel1977 Paolo VI lo nomina arcivescovo di Monaco e il 27 giugno dello stesso anno lo crea cardinale. Il suo motto episcopale è stato «Collaboratore della verità».

Nel 1981 Giovanni Paolo II lo nomina prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. La sua dottrina conservatrice in Germania causa più di qualche polemica: costringe i preti cattolici in Germania a ritirarsi dal sistema di consultori per le donne incinte e anche sul celibato, il ruolo delle donne, l’aborto è per una linea dura. Queste prese di posizione gli valgono il soprannome di Panzerkardinal.

Nel 2005 papa Giovanni Paolo II muore. Ratzinger vorrebbe in realtà ritirarsi per dedicarsi allo studio, ma dà una disponibilità a candidarsi per «un’elezione rapida». Così il 19 aprile del 2005 è eletto papa al quarto scrutinio. Sceglie come nome Benedetto XVI. Sotto la sua guida la Chiesa attraversa diversi scandali come quello della pedofilia. Ratzinger non si tira indietro e scrive una lettera agli irlandesi proprio su questo tema.

Il suo pontificato vede anche lo sbarco del papa su Twitter nel 2012 e una lettera ai cinesi del 2009 che però non dà i risultati sperati nei rapporti con Pechino, che restano uno dei principali problemi della Santa sede.

Il vero atto rivoluzionario arriva però nel 2013. Ratzinger annuncia le sue dimissioni. A sorpresa. L’eco in tutto il mondo è imponente. Lui rassicura: «Anche se mi ritiro adesso sono sempre vicino in preghiera a tutti voi e voi sarete vicini a me anche se rimango nascosto per il mondo».

Dopo la sua rinuncia viene eletto il cardinale Jorge Mario Bergoglio che assume il nome di Papa Francesco. Ratzinger si ritira quindi a vita privata dedicandosi allo studio.

A inizio 2022 però è costretto a riprendere la penna in mano. Un rapporto sugli abusi sessuali commessi dai preti a Monaco tra il 1945 e il 2019 lo tira in ballo accusandolo di essere stato a conoscenza di quanto avveniva. Lui nella lettera nega le accuse e scrive: «Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso».

Alberto Melloni, storico del Cristianesimo, ha dichiarato all’Ansa: «La sua esperienza ci insegna che se si pensa di risolvere i problemi della Chiesa affidandosi a un teologo brillante, che lavora di carte e idee, si andrà verso il fallimento. Al tempo stesso, rimane la grandezza di un uomo che ha avuto l’intuizione di governo più straordinaria e formidabile: lasciare il governo, con un coraggio di cui facciamo fatica a renderci conto».