Culture

Mitologia greca: la parola alle donne

Iliade, Odissea, Eneide e altre storie tanto antiche quanto celebri hanno una cosa in comune: lo sguardo maschile. Ecco, invece, tre libri in cui la protagonista e la voce narrante sono femminili
Credit: Jose Antonio Gallego Vázquez/pexels

Dei e divinità litigiose, mostri ed eroi, guerre, trasformazioni e promiscuità: i motivi per cui la mitologia greca ci conquista a distanza di millenni non sono difficili da individuare.

Non solo l’Iliade, l’Odissea e l’Eneide, che generazioni di studenti hanno incontrato sui banchi di scuola, ma anche miti, racconti e raccolte poetiche ci hanno consegnato un universo ricco di personaggi e trame indimenticabili che, però, sono accomunate da una caratteristica: sono sempre filtrate attraverso lo sguardo maschile.

Quello che allora non si chiamava male gaze ma aveva anche al tempo il potere di escludere tutti gli altri sguardi sul mondo e tutte le singolarità che di quegli sguardi erano portatrici, oltre ad ammantare sotto un velo di eroismo azioni brutali e che non faticheremmo a definire violenza pura se li incontrassimo in altri contesti o, semplicemente, se li guardassimo attraverso nuovi punti di vista.

Per questo, oggi vogliamo suggerirti tre libri sulla mitologia greca che raccontano le storie che conosciamo - o che pensiamo di conoscere - da un’altra prospettiva, mostrandoci la storia (e le storie) dietro la Storia che gli uomini ci hanno consegnato come universale.

Circe, Madeline Miller, Marsilio, 13€, 416 p.

Grazie a#booktok, Madeline Miller è nella classifica del libri più venduti del 2022 con il popolarissimo La Canzone di Achille, il romanzo pubblicato nel 2011 che rilegge la storia del Pelide in chiave romantica ed erotica attraverso la sua relazione con l’amico, compagno e amore di una vita Patroclo. Noi, però, vogliamo suggerirti un altro classico della mitologia greca riletto dall’autrice: Circe.

Quella della strega per antonomasia nella penna di Miller diventa la storia di una donna ribelle e indipendente, di una ninfa immortale ma umanamente ferita e risollevatasi, di una una madre single in una, per dirla con le parole del Guardian, «versione femminista in cui è tutto è messo in gioco. In questo contesto, trasformare i marinai coragni in maiali non è solo un altro ostacolo da superare per Ulisse da conquistare, ma un’autodifesa necessaria».

Il silenzio delle ragazze, Pat Baker, Einaudi, 18,50€, 352 p.

Quella dell’Iliade è soprattutto una storia di uomini. Ettore e Achille, Patroclo e Agamennone, Ulisse ed Enea. Le donne ci sono, ma se non sono divinità come Atena sono inascoltate, vendute, sfruttate. Oggetti, mosse da altri come pedine sul tabellone di un gioco molto più grande di loro.

Nel libro di Pat Baker Il silenzio delle ragazze, le donne e le ragazze dentro e fuori le mura di Troia recuperano la voce e lo sguardo attraverso la figura di Briseide.

Rapita, stuprata, scambiata come merce: nella lettura di Baker la schiava-premio di Achille, contesa con Agamennone al pari di un qualunque altro bottino di guerra, trova un’inaspettato conforto non solo nella figura di Patroclo ma, soprattutto, nelle altre donne che, come lei, sono prigioniere, ridotte al ruolo di schiave di letto dei grandi eroi della Guerra di Troia.

Ed è proprio attraverso le storie di queste donne catturate, schiavizzate e stuprate, dietro il racconto di quello che si consuma in guerra lontano dal campo di battaglia, che le gesta dei grandi Micenei sembrano molto meno eroiche e che il grido silenzioso di tutte le voci femminile messe a tacere sembra capace di risuonare per l’eternità.

Il canto di Penelope, Margaret Atwood, Ponte alle Grazie, 13,50€, 160 p.

Margaret Atwood non è autrice solo di uno dei romanzi femministi più apprezzati degli ultimi anni, Il racconto dell’ancella, ma di una delle riletture dei miti greci più riuscite.

Il canto di Penelope, come è intuibile dal titolo, è l’Odissea dal punto di vista della moglie in eterna attesa del ritorno anche se in realtà è molto più di questo. Assieme a Penelope, infatti, il romanzo dà voce, in un coro multiforme di racconti, alle 12 schiave impiccate da Telemaco per ordine di Odisseo alla fine del XXII libro.

E sono proprio le voci dei fantasmi di queste donne che hanno aiutato per notti e notti Penelope a disfare la sua tela, che per lei sono diventate spie tra i Proci, che - in un alternarsi di registri che vanno dall’idillio al canto marinaresco, dalla tragedia a una lezione di antropologia, dagli atti processuali alla ballata - interrompono, contraddicono, scandagliano il racconto della vita che la Regina (che non ha potuto difenderle, né piangerle) consegna ai posteri direttamente dall’Ade.

Leggi anche
recensioni
di Caterina Tarquini 4 min lettura
Recensioni
di Costanza Giannelli 3 min lettura