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Chi è Michel Claise?

Classe ‘56, magistrato e autore di romanzi gialli di taglio storico, come Cobre (Cuivre), ambientato nel Cile dei tempi del golpe di Pinochet. Piccola bio del “Di Pietro belga”, titolare dell’inchiesta Qatargate
Credit: La Libre
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21 dicembre 2022 Aggiornato alle 14:30

«Ci vorrebbe una Greta Thunberg per il risanamento economico». Con queste parole il magistrato belga Michel Claise chiedeva ai giovani di impegnarsi nella lotta contro la corruzione con la stessa foga usata dagli ambientalisti sulle questioni climatiche. Chissà che la sua ultima inchiesta non diventi un incentivo.

Claise è il titolare del famigerato Qatargate, lo scandalo che sta facendo tremare le istituzioni europee. Il magistrato ha infatti scoperchiato un sistema illegale che vedeva Qatar e Marocco corrompere eurodeputati e funzionari europei tramite soldi e regali di lusso. Lo scandalo ha travolto finora soprattutto il gruppo eurosocialista S&D e diversi politici italiani come l’ex europarlamentare Antonio Panzeri.

Ma qual è la storia di quello che in Italia è stato ribattezzato il «Di Pietro belga»? Nato nel 1956, Claise viene affidato in fasce ai nonni dalla madre 17enne. Fin da bambino li aiuta lavorando nella loro panetteria ad Anderlecht. Proprio ai nonni il magistrato deve l’opportunità di coltivare la sua passione per lo studio. «Sono loro che mi hanno dato la straordinaria fortuna di studiare», racconterà in seguito.

Dopo la laurea in legge, esercita per vent’anni la professione di avvocato per poi diventare giudice istruttore. In questo ruolo, Claise si occupa da anni dei reati finanziari a Bruxelles. Prima del Qatargate aveva già messo il timbro su diverse indagini importanti come quelle sull’insider trading del gruppo belga-olandese Fortis e sul caso della banca Belgolaise, che agli inizi degli anni Duemila è finita sotto accusa per riciclaggio in una sua maxi-inchiesta.

Senza dimenticare l’attività investigativa che portò allo smantellamento del sistema Sky-ECC, la rete telefonica criptata usata dai trafficanti di droga, che ha consentito migliaia di arresti in tutto il mondo. Indagini scomode. Tanto che da anni è costretto a vivere sotto scorta.

Il suo piglio da severo difensore della giustizia gli ha fatto guadagnare il soprannome di «sceriffo». Lui nel 2020 ha ribattuto: «Non mi sento “sceriffo”, è il mio lavoro». Le sue affermazioni nel frattempo lo hanno reso il paladino dell’anticorruzione. Durante un talk show ha detto: «Il Belgio è un Paese corrotto. O i politici non lo capiscono. Oppure sono corrotti. E non scarterei questa ipotesi». Inoltre ha spesso accusato la politica di non fornire gli strumenti adatti ai magistrati per combattere la corruzione: «I corrotti viaggiano a 200 km all’ora. Noi siamo ancora con le catapulte».

Un’immagine suggestiva che tradisce un’altra grande passione di Claise: quella per la narrativa. Da anni il magistrato belga pubblica infatti romanzi gialli. Alcuni anche storici come “Cobre (Cuivre)” ambientato nel Cile ai tempi del golpe di Pinochet del 1973. Questa sua attività, unita alla vastità delle sue inchieste, ha portato i detrattori a paragonare Claise a Don Chisciotte. Accusa anche qui ribattuta: «Non attacco i mulini, io! Non ho affatto la sensazione di avere una guerra da combattere contro le persone o contro la ricchezza». Certo è che le sue indagini ora stanno facendo tremare molti potenti in Europa e nel mondo. E l’ultimo capitolo non è ancora stato scritto.

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