Neutralità climatica: tutte le novità dell’Ets
Le festività si avvicinano e questa volta l’Ue ha fatto un regalo al clima, e quindi a tutti noi. L’Emission Trading System – Ets è “una pietra miliare della politica dell’Ue per la lotta al cambiamento climatico e il suo strumento chiave per ridurre le emissioni di gas a effetto serra in modo efficace dal punto di vista dei costi.
L’Ets è uno strumento attivo dal 2005 che coinvolge le aziende produttrici di gas tossici che hanno a disposizione un numero predefinito di quote di CO2 consentite da scambiare su un apposito mercato. Chi emette meno può vendere le sue quote a chi emette di più, guadagnandoci sopra. Il sistema di quote di può sintetizzare nel principio “chi inquina paga”.
Il numero di quote è deciso dall’Europa e viene abbassato progressivamente seguendo un fattore di riduzione anno, così le quote in eccesso assumono sempre più valore e possono essere commercializzate sempre a un valore maggiore.
Il fattore di riduzione è ad andamento lineare, passa dal 2,2% l’anno di oggi, al 4,3% dal 2024 al 2027, al 4,4% dal 2028. Ogni anno quindi ci saranno sempre meno quote disponibili e si preannunciano grandi introiti dalla vendita all’asta delle quote stesse.
La vendita all’asta, infatti, ha generato entrate annue senza precedenti pari a 51,7 miliardi di euro nel periodo gennaio 2021 – giugno 2022. Nel 2021, 25 miliardi di euro di proventi dalle aste sono andati direttamente ai bilanci degli Stati membri, che hanno dichiarato di aver speso il 76% di queste entrate in progetti legati al clima e all’energia, principalmente nel settore delle rinnovabili.
Il report della Commissione al Parlamento Europeo sul carbon market dichiara che entro il 2030 l’industria dovrà diminuire le proprie emissioni del 55% rispetto ai livelli del 1990. Il sistema Ets è il principale strumento e, dal 2005 a oggi, ha portato a ridurre del 34,6% le emissioni, ma la velocità di riduzione dovrà aumentare per allinearsi alle previsioni. Su questo, una grande novità: per la prima volta al mondo il mercato della CO2 coinvolgerà anche i trasporti via mare, ma anche quelli via gomma e il riscaldamento oltre che, in futuro, gli inceneritori. Le compagnie di navigazione pagheranno per tutte le loro emissioni di CO2 e il sistema coprirà il 100% delle emissioni dal 2026.
Altra novità riguarda la creazione di un Fondo sociale per il clima di oltre 86 miliardi di euro. Per il periodo 2026-2032 il Fondo sarà assegnato all’azione sociale per il clima con gli obiettivi di finanziare temporaneamente il sostegno diretto al reddito delle famiglie vulnerabili e di sostenere investimenti che riducono le emissioni nei settori del trasporto su strada e dell’edilizia e, di conseguenza, ridurre i costi per le famiglie vulnerabili, le microimprese e gli utenti dei trasporti.
Per questo sono stati definiti anche i dettagli sulla carbon tax alle frontiere: si pagherà un prezzo sulla CO2 per i prodotti importati di alcuni settori, per consentire alle imprese europee di essere più competitive rispetto ad aziende di Paesi dove la politica sul clima è meno stringente, ridurre la perdita di posti di lavoro e la delocalizzazione.
Piccola nota che rende orgogliosa l’Italia: nella riga finale del comunicato stampa del Consiglio Ue si legge, “Al termine dei negoziati, il vicepresidente esecutivo Frans Timmermans ha reso omaggio a Mauro Petriccione, l’ex direttore generale per l’Azione per il clima che ha guidato il lavoro della Commissione su queste proposte fino alla sua triste scomparsa quest’estate.”