Ambiente

Come si muovono gli italiani?

Un documento fornito dal Ministero dei Trasporti racconta un’Italia che non sembra pronta a lasciare il trasporto su gomma: 38 milioni gli spostamenti che si registrano ogni giorno, di cui il 60% con mezzi privati
Credit: Denys Rodionenko/ Unsplash  
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21 dicembre 2022 Aggiornato alle 15:00

I numeri forniti dal Ministero dei Trasporti raccontano di un’Italia in movimento, un movimento che, prevalentemente, si consuma su strada. È quanto emerge dal lavoro effettuato da un team di 40 esperti, che hanno mappato la domanda di mobilità di persone e merci, indagandone le abitudini.

Il risultato presentato nel documento, pubblicato a fine ottobre, lascia emergere uno dei grandi problemi legati alla mobilità nel nostro Paese, che sembra non essere ancora pronto per soluzioni green nel quotidiano.

Nello specifico, sono 38 milioni gli spostamenti che si registrano ogni giorno, di cui la maggior parte – ben il 70% - su distanze inferiori ai 50 km e per lo più con mezzi privati (60%). Anche per quel che riguarda la mobilità delle merci si registra una prevalenza di trasporto su gomma: secondo una stima, ogni giorno si spostano oltre 580 miliardi di tonnellate per chilometro, di cui l’88% viene trasportata su strada, il 9% via mare e il 3% tramite ferrovia.

Difficoltà a lasciare le vecchie abitudini, dunque, ma con qualche difficoltà di previsione, in merito al primo dato. Come si legge nel rapporto, infatti, i cambiamenti strutturali nella quotidianità dovuto alla pandemia, come per esempio smart working o attività da remoto, rendono difficile fare pronostici.

Nel cambio di rotta per le merci, invece, intervengono i diktat del pacchetto europeo Fit for 55, che prevede il 43% di emissioni in mento entro il 2030 rispetto ai valori del 2005. Anche se le difficoltà non mancano, in quanto rappresenta uno dei settori più difficili da decarbonizzare.

Come si legge nel documento, «oltre l’80% degli addetti alla manifattura nel nostro Paese è occupato in uno stabilimento che si trova a meno di 20 km dal casello autostradale più vicino. E più del 90% degli spostamenti dei camion avviene con tragitti inferiori ai 300 km, distanza meno competitiva per la ferrovia».

Una situazione in cui sono complici, come sottolineano gli esperti, la sovrapposizione tra rete stradale e autostradale, e la distribuzione sul territorio delle attività produttive. Ma non tutto è perduto.

Roberto Tomasi, amministratore delegato di Aspi – Autostrade per l’Italia, riferisce che «l’autostrada è e rimarrà l’infrastruttura protagonista dello sviluppo economico del nostro Paese. Ma un percorso credibile verso la transizione energetica e lo sviluppo della sostenibilità a livello nazionale richiede, oltre a una visione di lungo termine e nuove tecnologie, anche un lavoro di squadra con i grandi player italiani».

Ed è proprio in questa direzione che va l’accordo tra Aspi e Coldiretti, un accordo che ha come caposaldo la volontà comune di sviluppare progetti di logistica green da mettere al servizio della filiera agroalimentare.

Una delle soluzioni è quella dello sfruttamento delle energie rinnovabili prodotte da impianti agro-fotovoltaici che nasceranno in prossimità delle autostrade o delle aziende associate a Coldiretti, con l’obiettivo di risparmiare sugli oneri di trasporto e di sistema.

Oltre a ciò, l’intesa prevede anche la partnership insieme ad altri attori del settore delle rinnovabile per avviare uno studio sulla possibilità di produzione di biometano e green fuels; inoltre, gli accordi mirano anche allo sviluppo di soluzioni per la logistica agroalimentare attraverso i fondi del Pnrr.

Questo nuovo accordo si pone sulla lunga coda di intese precedenti, come a esempio quella siglata tra Aspi, Cdp – Cassa depositi e prestiti e Eni. Dunque i grandi player di diversi settori fanno squadra per, ancora una volta, giocare la loro partita all’interno della transizione energetica e della sostenibilità.

Nello specifico, i tre grandi protagonisti intendono combattere questa battaglia anche attraverso lo sviluppo di nuovi vettori energetici destinati a mezzi pesanti e autovetture, prevedendo anche la realizzazione di impianti di produzione di energia rinnovabile tramite l’installazione di parchi fotovoltaici nelle aree di Aspi.

In questo modo, le aree di rifornimento potranno ospitare sempre più colonnine per la ricarica elettrica e nuovi biocarburanti, che saranno forniti da Eni a partire da gennaio 2023. Inoltre, sono previsti programmi per lo sviluppo sostenibile della pavimentazione delle autostrade e l’inizio di iniziative di economia circolare.

Una partita, quella contro la crisi ambientale che per essere vinta deve essere giocata al meglio da tutti, anche a costo di uscire fuori dagli schemi a cui siamo tradizionalmente abituati.

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