Futuro

Capitali pazienti cercasi

Se l’Ue vuole finanziare l’innovazione tecnologica profonda deve darsi tempo. Forse il venture capital non è la soluzione giusta. Meglio ripensare agli investimenti pubblici con ottica di lungo termine
Credit: Mathew Schwartz/unsplash
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8 dicembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Nel 2022, sono diminuiti gli investimenti del venture capital nelle startup europee. Secondo un rapporto di Atomico, citato da Politico, le aziende innovative del Vecchio Continente hanno raccolto circa 85 miliardi di dollari, quest’anno, contro gli oltre 100 dell’anno scorso.

Soprattutto le aziende del deeptech - che si occupano di robotica, quantum computing, blockchain - sembrano avere avuto la peggiore raccolta, da 18,1 miliardi di dollari nel 2021 ai 13,4 miliardi del 2022.

Il piano per il deeptech proposto dalla Commissione europea è particolarmente coerente con l’idea di rilanciare l’innovazione in Europa a partire dalle basi tecnologiche più ambiziosamente collegate alla scienza, il che ha senso se si deve guardare lontano e tentare di trovare settori nei quali i concorrenti americani e cinesi non sono troppo più avanti.

Forse il segnale di attenzione di quest’anno è congiunturale e sarà superato nei prossimi anni. Ma il venture capital ha le sue logiche. Vede business che possono fruttare in tre-cinque anni. Il deeptech può richiedere capitali un po’ più pazienti. Specialmente in un periodo di instabilità dei tassi d’interesse e di prudenza finanziaria come quello attuale che è seguito agli anni di euforia acritica borsistica e monetaria.

Ma può essere anche un motivo in più per imparare qualcosa. In effetti, la strategia europea per l’innovazione per qualche tempo ha imitato il venture capital anche a livello di investimenti pubblici. È stato un errore. Non solo perché le regole che guidavano la remunerazione del capitale pubblico investito con lo stile del venture capital non consentivano di fatto una remunerazione significativa. Ma anche perché gli investimenti pubblici possono e devono seguire una strategia di più lungo termine, se vogliono ottenere risultati strutturali e creare mercati che non esistono con tecnologie molto avanzate.

Un corollario riguarda l’Italia. L’investimento del venture capital nelle startup italiane è arrivato quest’anno a 2 miliardi di euro. Un risultato davvero importante per un Paese che fino a un lustro fa aveva investimenti molto esigui in questo comparto. Ma che comunque restano a un livello inferiore al 3% del totale europeo, mentre il Pil italiano è superiore al 10% del Pil europeo.

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