Ambiente

L’onda lunga di Tonga e l’incertezza sul futuro

Dopo la grande eruzione del vulcano sottomarino preoccupano cenere, anidride solforosa, tsunami ma anche il clima che potrebbe cambiare
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17 gennaio 2022 Aggiornato alle 15:00

L’ “onda lunga” dell’eruzione del vulcano di Tonga potrebbe farsi sentire in tutto il mondo. Sia per l’impatto di onde e tsunami - come già avvenuto per esempio sulle coste del Perù dove si sono registrate due vittime - sia per le possibili ripercussioni sul clima globale, così come gli esperti oggi non possono escludere nemmeno che altre violente esplosioni si ripetano presto con effetti a oggi imprevedibili.

Le immagini satellitari di quanto accaduto il 15 gennaio, quando è avvenuta l’eruzione del vulcano sottomarino, hanno fatto il giro del mondo: poco dopo le onde d’urto e i conseguenti tsunami generati dall’esplosione hanno impattato su centinaia di coste del Pianeta, dagli Stati Uniti al Sudamerica, dall’Australia al Giappone.

Il vulcano sottomarino Hunga-Tonga-Hunga-Ha’apai è alto circa 1800 metri, largo venti chilometri, si trova tra due piccole isole distanti circa 70 chilometri dalla capitale del paese ed erutta regolarmente negli ultimi decenni. Getti caldi di magma e vapore sono stati registrati a più riprese con piccole eruzioni (come nel 2009 o 2014) decisamente inferiori a quanto accaduto però pochi giorni fa.

La nuova massiccia esplosione, fra le più potenti degli ultimi mille anni, finora si è fatta sentire soprattutto nell’emisfero sud: a pagare il prezzo più alto sono le isole del Pacifico, con diverse zone ricoperte di cenere, l’interruzione della fornitura di beni di prima necessità, le comunicazioni azzerate e il blackout di telefoni, internet e corrente elettrica, come avvenuto a Tonga. Si stima che fino a 80mila persone potrebbero essere in condizioni disagiate e nel frattempo - con l’ausilio di aerei da ricognizione - territori come Australia e Nuova Zelanda stanno cercando di fare la prima conta dei danni.

Diversi ricercatori, soprattutto quelli che nell’emisfero sud seguono l’andamento dei vulcani sottomarini, come Shane Cronin professore di Scienze della Terra dell’Università di Auckland, spiegano che al momento siamo ancora nel mezzo di una importante sequenza eruttiva con molti aspetti poco chiari su come potrebbe evolversi.

Una prima eruzione recente c’era stata già il 20 dicembre e poi il 13 gennaio: quella del quindici però è stata particolarmente violenta, con onde e ripercussioni che si sono fatte sentire su Tonga, Fiji, Samoa e hanno attraversato l’oceano per migliaia di chilometri, con cenere caduta ovunque e chiari segnali del risveglio della grande caldera di Hunga. Esaminando i depositi geologici delle precedenti eruzioni del vulcano esperti come Cronin sostengo che potremmo “essere coinvolti per diverse settimane o addirittura anni di grandi disordini vulcanici dal vulcano Hunga-Tonga-Hunga-Ha’apai”.

Mentre i ricercatori seguono da vicino l’evoluzione delle esplosioni, e mentre Tonga si prepara sia ad affrontare i danni sia a evitare il rischio di contagi da Covid-19 per l’inizio di possibili aiuti internazionali, uno dei problemi principali dell’isola e di altre realtà del Pacifico sarà quello relativo alla cenere che, contaminando l’acqua potabile, potrebbe rappresentare un grave problema per la salute pubblica. Ma un altro, ulteriore problema, potrebbe presto riguardare anche il clima.

L’esperto Jim Salinger, scienziato che si occupa degli impatti delle eruzioni climatiche - come quella del Pinatubo nelle Filippine negli anni Novanta, a oggi la più impattante degli ultimi tempi - sostiene che la nuova eruzione delle Tonga potrebbe infatti avere effetti anche sul clima, raffreddando diverse realtà dell’emisfero australe.

Quando un vulcano erutta rilascia enormi quantità di anidride solforosa (SO2) nell’aria che fa rimbalzare parte della radiazione solare. Per Salinger questo effetto, fra alcuni mesi, potrebbe dunque portare anche a un raffreddamento di circa 0.5 gradi, con conseguenti impatti sulle economie locali.Per ora siamo solo nel campo di ipotesi e scenari e per fortuna, sostengo diversi esperti, è improbabile che l’eruzione abbia ripercussioni sul clima terrestre a livello mondiale, anche se serviranno ancora dati per poterlo escludere. Allo stesso tempo però, dopo i vari allarmi tsunami per lo più scongiurati, non si possono escludere nuove imminenti esplosioni, con impatti davvero complessi da calcolare.