Culture

Per chi ama le tinte forti: noir e gialli basati su storie vere

3 titoli, 3 autori - Keyes, Lagioia, Carrère - per scoprire racconti crudi e terribili che lasciano senza fiato, soprattutto per un particolare: sono accaduti realmente
Credit: Luca Onniboni/unsplash

I libri ci conducono nel mondo della fantasia, del e se? Del resto, come diceva Umberto Eco «Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria! Chi legge avrà vissuto 5.000 anni». A volte però le storie raccontate non sono immaginarie o ipotetiche ma concrete.

Alcune narrano vite straordinarie, altre eventi eccezionali che hanno incrociato esistenze banali, altre ancora sono testimonianze incredibili – anche se talvolta terribili – di quanto l’umano sia in grado di rompere i limiti che immaginiamo esistere per la nostra specie.

Oggi ti consigliamo 3 libri da leggere su storie vere: 3 diversi romanzi o non fiction che raccontano eventi realmente accaduti; 3 delitti ciascuno eccezionale nella sua drammaticità, ma che, allo stesso tempo, indagano a fondo la natura dell’essere umano.

1. Una stanza piena di gente, Daniel Keyes, Nord, 2009, 19€, 544 pp.

Nel 1977 Billy Milligan viene arrestato per aver violentato e ucciso 3 studentesse. Interrogato, non nega nemmeno le accuse, semplicemente afferma di non ricordare e di essere dispiaciuto. Soprattutto, però, di interrogatorio in interrogatorio sembra una persona diversa. E lo è.

Parlando con avvocati e specialisti, emerge non solo un disturbo da personalità multipla ma un caso particolarmente straordinario: in Billy, infatti, convivono ben 24 personalità – 23 più una che le riassume tutte Il Maestro – diversissime tra loro per età, nazionalità, genere e capacità: Ragen ha 23 anni ed è iugoslavo, Arthur, 22 anni, è un londinese che studia medicina e conosce l’arabo, Tommy ha 16 anni ed è un maestro della fuga. E questi sono solo piccoli esempi.

L’enorme varietà delle personalità di Billy non è l’unico aspetto incredibile: tutte loro infatti, si erano date 5 regole da rispettare, cercando anche di tutelare Billy da quelle pericolose per lui e per le altre persone – detti gli indesiderabili – impedendogli di prendere il controllo, mettendosi sotto un immaginario raggio di luce in mezzo a una stanza buia al margine della quale stavano tutti gli altri.

Se la storia ti ricorda quella di Split, il film con James McAvoy del 2016, è perché la pellicola è ispirata proprio all’incredibile vita - o vite? - di Billy Milligan. Una vita che Keyes ricostruisce dettagliatamente proprio a partire dai colloqui e gli interrogatori che hanno permesso di farla venire alla luce.

2. La città dei vivi, Nicola Lagioia, 22€, 472 pp.

Il libro di Lagioia - in cui risuonano le pagine della prima non fiction che ha indagato un delitto realmente accaduto, A sangue freddo di Truman Capote – racconta la vera storia di quello che è passato agli onori delle cronache come il delitto Varani.

Nella notte tra venerdì 4 e sabato 5 marzo 2016, il 23enne Luca Varani viene torturato e ucciso in un appartamento di via Igino Giordani, a Roma, da Marco Prato e Manuel Foffo, al termine di una chiusa, un festino a base di sesso, alcol e droga durato 3 giorni finito con la decisione di trovare qualcuno a cui «fare del male».

Lagioia non solo ricostruisce con dettagli accuratissimi quello che è uno dei casi di cronaca più sconvolgenti degli ultimi anni, proprio per la gratuità della crudeltà che lo ha caratterizzato. Fa molto di più, riflettendo su una questione viscerale e complessa, domandandosi: tutti abbiamo paura di diventare le vittime, ma quanti di noi temono di potersi trasformare nel carnefice?

3. L’Avversario, Emmanuel Carrère, Adelphi, 2013, 17€, 169 pp.

La stampa adora incensare i casi di laureati e professionisti da record – quello di Carlotta Rossignoli è solo l’ultimo di un fin troppo lungo elenco – ma ama molto meno raccontare le vite (o, spesso, le morti) di chi da questa narrazione tossica della performatività viene colpito, a volte in maniera irreparabile.

Quella protagonista de L’Avversario è una di queste storie, scritta anni prima che i social facessero da cassa di risonanza alla retorica del successo a ogni costo. Carrère la racconta partendo – come Capote aveva fatto nel 1967 – dalle conversazioni avuta con Jean-Claude Romand, condannato all’ergastolo per aver ucciso, il 9 gennaio 1993, la moglie, i figli e i genitori.

L’efferatezza del delitto commesso da Romand, però, non è l’aspetto che più colpisce della sua vicenda ma è piuttosto, il movente a conturbare e intrigare i lettori. L’inchiesta, infatti, ha rivelato che non era affatto laureato in medicina né un dottore come sosteneva e come tutte le persone vicino a lui credevano. Non solo: la menzogna in cui ha vissuto per 18 anni non nascondeva una doppia vita segreta. Era una bugia e basta e sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone di cui non sarebbe riuscito a sopportare lo sguardo.

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