Ambiente

Abusivismo edilizio, i dati dell’Italia

Un fenomeno che nel 2021 ha interessato il 15,1% delle abitazioni, stima l’Istat. Un trend in calo, ma la situazione resta critica al Sud (39,2%) e nelle Isole (36,3%). Maglia nera per la Campania (48,8%)
Credit: ANSA/ CIRO FUSCO 
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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30 novembre 2022 Aggiornato alle 11:00

La frana che la notte tra il 25 e il 26 novembre si è abbattuta sul comune di Casamicciola Terme, in Campania, causando la morte di almeno 8 persone, secondo le vittime accertate finora, ha riacceso l’annoso problema dell’abusivismo edilizio, ritenuto uno dei principali fattori responsabili della tragedia che si è consumata sulla costa settentrionale dell’isola di Ischia.

Nel corso dei tre condoni edilizi varati in Italia dal 1985 al 2003, secondo i dati aggiornati al 2022 dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, gli abitanti di Ischia hanno presentato 27.000 richieste di condoni, mentre ammontano a 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento.

Sul tema è intervenuto anche il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca: «Bisogna demolire gli alloggi costruiti sui greti dei fiumi, in aree idrogeologiche delicate e insostenibili, in zone a vincolo assoluto, su aree demaniali o costruite da aziende della camorra», ha dichiarato De Luca. «Non esiste l’abusivismo di necessità, esiste la condizione sociale di necessità, ma l’abusivismo è sempre illegale».

Ma quanto è diffuso il fenomeno dell’abusivismo edilizio nel resto del Paese? Per avere una stima attendibile possiamo fare riferimento all’ultimo Rapporto Bes (Benessere equo e sostenibile) dell’Istat pubblicato ad aprile 2022. Nel 2021 si sono registrate 15,1 abitazioni abusive ogni 100 autorizzate, confermando un trend in calo iniziato nel 2018 (nel 2015-2017 la stima era del 20%).

Come chiarisce il rapporto, l’indice dell’Istat «esprime la proporzione delle costruzioni abusive realizzate nell’anno di riferimento in rapporto a quelle autorizzate dai Comuni. Non rappresenta, quindi, la quota di costruzioni abusive sul totale delle costruzioni realizzate nell’anno di riferimento (né, tantomeno, sullo stock delle costruzioni)».

Si tratta quindi di dati incompleti, e tuttavia indicativi della distribuzione del fenomeno sul territorio nazionale. L’abusivismo è concentrato soprattutto nel Sud e nelle Isole, dove mantiene «livelli allarmanti» con valori compresi tra il 35 e il 40%, mentre al Centro raggiunge un valore prossimo alla media nazionale e «può considerarsi marginale» al Nord.

«Resta viva – scriveva l’Istat nella primavera di quest’anno – la preoccupazione per la situazione nel Mezzogiorno, dove una quota rilevante dell’attività edificatoria continua a svolgersi nella parziale o completa illegalità, producendo degrado del paesaggio, rischio sismico e idrogeologico, lavoro irregolare».

Nel 2021 la regione col più alto indice di abusivismo edilizio è stata la Campania (48,8%), seguita da Calabria e Basilicata (allineate sul 47,7%), e Sicilia (45,8%). Trentino Alto-Adige e Friuli-Venezia Giulia le regioni ex aequo più virtuose (3,2%), seguite sul podio da Piemonte e Valle d’Aosta (4,1%) ed Emilia Romagna (4,2%). Nel complesso la media è del 39,2% al Sud e del 36,3% nelle Isole, contro il 13,8% nel Centro Italia e il 4,3% al Nord.

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