Ambiente

Basta gabbie per gli animali!

Secondo un’indagine dal movimento End the Cage Age, le condizioni degli allevamenti, in particolare di quaglie, sarebbero insostenibili: circa 50 esemplari in celle di 1 metro quadro
Credit: Anand Thakur/Unsplash  
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26 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Nei Paesi dell’Unione europea milioni di animali continuano a vivere stipati all’interno di gabbie minuscole e pericolose per la loro salute.

L’Italia purtroppo non fa eccezione. A confermarlo una nuova indagine diffusa dalla coalizione italiana di End the Cage Age, di cui Animal Equality fa parte, che documenta le condizioni di due allevamenti di quaglie in Lombardia e Veneto, le regioni con il maggior numero di allevamenti di questa specie.

Il quadro che ne emerge è sconvolgente. Pur essendo poco noto, l’allevamento di quaglie per la produzione di uova e carne coinvolge nel nostro Paese un numero di animali tutt’altro che irrisorio. Nel 2021, secondo la banca dati nazionale del Ministero della Salute ne sono state macellate oltre 8,5 milioni.

Dalle immagini raccolte nell’inchiesta emerge le situazione drammatiche in cui versano gli animali negli allevamenti. Nei capannoni, le quaglie sono rinchiuse in gabbie spoglie e prive di qualunque arricchimento ambientale, disposte in serie una a fianco all’altra e su più piani.

All’interno di ciascuna, in uno spazio totale di un metro quadro, ne sono ammassate circa 50, costrette a trascorrere lì la loro intera esistenza senza muoversi liberamente né soddisfare esigenze comportamentali come correre, volare, esplorare e razzolare.

Inoltre, densità elevate impediscono agli animali più deboli di trovare riparo da quelli più aggressivi.

Come mostrano i filmati, a causa dello stress e dell’aggressività reciproca, molte quaglie sono state infatti trovate prive di piumaggio, beccato e strappato dalle proprie compagne, e altre addirittura agonizzanti o morte.

Queste condizioni di vita disumane alle quali sono costrette, oltre a provocare sofferenze estreme indeboliscono il loro sistema immunitario e aumentano la possibilità di contrarre malattie, facilitata dall’estrema vicinanza tra gli individui.

Le conseguenze di una simile gestione però non riguardano solo il benessere degli animali, visto che il frequente utilizzo di antibiotici somministrati negli allevamenti intensivi aumenta il rischio che patogeni pericolosi anche per la salute umana sviluppino resistenze ad antibiotici normalmente utilizzati in medicina.

L’urgenza di avviare una transizione cage free negli allevamenti italiani ed europei, dunque, non è più rimandabile.

La Commissione europea stessa si è impegnata a vietare definitivamente l’uso delle gabbie negli allevamenti entro il 2027 ed entro il 2023 verrà presentata una proposta legislativa per avviare la transizione e la graduale dismissione di questa pratica brutale. Ma è tempo che anche il Governo italiano faccia la sua parte: in gioco ci sono le vite di milioni di animali ancora allevati in gabbia in condizioni incompatibili con il loro benessere, ma anche la salute dei cittadini.

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