Futuro

Welfare e benessere a prova di startup

Da Lifeed a Jointly e Serenis. Abbiamo selezionato alcuni nuovi progetti nati per restituire al lavoro la possibilità di essere un’esperienza di crescita e di sviluppo sereno. Eccoli
Credit: Maria Buloczka
Tempo di lettura 5 min lettura
17 novembre 2022 Aggiornato alle 15:00

Il mondo del lavoro sta attraversando varie rivoluzioni. Dopo la great resignation - le dimissioni volontarie di massa -, fenomeno partito negli Stati Uniti durante la pandemia e oggi dilagante anche in Italia, sono arrivati il movimento del work-life balance, basato sulla necessità di trovare un equilibrio tra mondo del lavoro e vita familiare e anche il quiet quitting, che prevede sostanzialmente l’idea di non farsi prendere troppo dalle dinamiche lavorative e fare il meno possibile.

Insomma per le aziende - che non si trasformano - non corrono tempi facili. E allora, un po’ come reazione a queste dinamiche e un po’ come tentativo di restituire al lavoro la possibilità di essere un’esperienza di crescita e di sviluppo personale sono nate numerose startup che si occupano proprio del welfare e del benessere all’interno dell’ambiente lavorativo e personale.

Il rapporto tra esperienze di vita e lavoro è al centro degli interessi di Lifeed, startup welfare italiana, fondata da Riccarda Zezza.

La storia di Riccarda riassume alcune delle tante problematiche che oggi sono diventate un sentire comune, ma che fino a qualche anno fa erano per lo più ignorate. Durante il suo congedo di maternità, Riccarda aveva notato di aver migliorato capacità relazionali come l’empatia, la capacità di ascolto, la capacità di cogliere dettagli. Ma l’azienda dove lavorava non sembrava apprezzare queste qualità.

Oggi queste competenze “soft” vengono considerate molto importanti, ma più nei proclami autocelebrativi su Linkedin che nella realtà.

In realtà la maggior parte delle aziende, non mette le neomamme nelle condizioni di crescere e far carriera, anzi generalmente la maternità è un pretesto per mettere le neomamme ai margini di un percorso di crescita. Riccarda scrive il libro Maam, la maternità è un master e poi fonda Lifeed, che sostanzialmente si occupa di aiutare le aziende a valorizzare le competenze che nascono dalle esperienze di vita.

L’idea di Lifeed è che il bilanciamento tra vita e lavoro, non debba necessariamente essere un visto come un ridimensionamento dei progetti lavorativi, ma piuttosto come una sorta di integrazione sinergica tra le parti. I grandi eventi della vita sono una palestra che può arricchire l’esperienza lavorativa. A patto, però, che le aziende sappiano cogliere queste nuove dimensioni. E proprio qui entra in gioco Lifeed, che sviluppa master e percorsi di formazione rivolti ai manager delle aziende per aiutarvi a far tesoro, nel contesto lavorativo, della grande palestra rappresentata dalla vita

Nel settore del welfare aziendale opera anche la startup Jointly, che sfruttando la normativa relativa alla detassazione dei benefit welfare, mette a disposizione dei lavoratori delle aziende partner un marketplace di servizi rivolti proprio al supporto della vita familiare e della genitorialità. A differenza delle piattaforme welfare tradizionali, Jointly punta proprio sulla dimensione familiare, consentendo ai lavoratori di utilizzare i crediti welfare negli asili, in servizi per i figli, campus e vacanze studio. Anche in questo caso la logica è quella di un work-life balance positivo, che non pende da nessuna parte ma valorizza entrambi gli aspetti.

Sul tema del welfare aziendale e del benessere personale (lavorativo e non solo) è nato nei mesi scorsi, l’acceleratore di imprese Personae progetto fortemente voluto da Cassa Depositi Prestiti (Cdp) per rilanciare uno dei grandi temi che oggi deve affrontare l’innovazione: il benessere.

Per anni la rivoluzione digitale ha marciato in avanti, guidata dal dogma dell’efficienza e del risparmio. Le startup dovevano rendere più efficiente, facile ed economico quello che prima era complicato, farraginoso e costoso. Oggi il nuovo paradigma è quello del benessere. L’acceleratore di startup cerca imprese innovative nel campo del benessere lavorativo, economico, individuale e di comunità.

Sul fronte del benessere individuale stanno nascendo nuove startup che uniscono i puntini che separano il disagio psicologico dalla ricerca del benessere e della crescita personale. Startup come Unobravo e Serenis, permettono in modo molto semplice di prenotare una visita con le migliaia di psicologi aderenti al circuito.

Entrambe le piattaforme avvicinano gli utenti chiedendo di rispondere a un questionario, che però non è rivolto solo a persone che soffrono di specifici disagi, ma anche a utenti che sono alla ricerca di un maggiore benessere e/o sono alle prese con decisioni importanti e vogliono confrontarsi con persone competenti nel campo relazionale, psicologico e umano.

Sempre sul confine tra qualità della vita e salute si muove Delivery Care che permette di prenotare servizi di welfare e di assistenza sanitaria di ogni genere (dai test per il Covid-19 ai prelievi, dalla consulenza psicologica alle attività riabilitative cognitive per anziani).

L’obiettivo di Delivery care è quello di rendere possibile l’erogazione del maggior numero di servizi sanitari in ambiente domestico, in modo da permettere ad anziani, disabili e in generale a persone malate di ridimensionare il disagio degli spostamenti e lo spaesamento di trascorrere troppo tempo in ambienti freddi, impersonali e stranianti come gli ospedali, le cliniche e le corsie degli ambulatori.

Un tratto comune di quasi tutti questi servizi è la tendenza a rendere più fruibili i servizi portandoli direttamente nella casa dell’utente, rimuovendo barriere d’accesso e disagi logistici. È presto per dire se questo si trasformerà in una nuova cultura del welfare che fa della casa il centro della vita esperienziale delle persone. Tuttavia i segnali che una grande trasformazione sia in corso sono più che evidenti e queste startup stanno disegnando alcuni orizzonti del futuro che ci aspetta.

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