Città

15-minute city, quando in Italia?

Il concetto, elaborato dall’urbanista Carlos Moreno, e attuato dalla sindaca di Parigi Anne Hidalgo, si riferisce a un centro urbano dove soddisfare i propri bisogni essenziali in appena un quarto d’ora

Credit: Igor Ovsyannykov
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14 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

L’idea su cui si basa la città dei 15 minuti è quella di conciliare le esigenze della città sostenibile con nuovi ritmi che implichino un nuovo modo di lavorare, abitare, vivere e prendere tempo libero, passando attraverso una trasformazione dello spazio urbano che preveda una città centro, con diverse specializzazioni verso una metropoli policentrica, sostenuta da quattro componenti principali: la densità, l’ubiquità, la vicinanza e la diversità.

È una città pensata per essere accessibile a tutti in qualsiasi momento, in cui ogni cittadino può soddisfare i suoi bisogni essenziali di vita. La riorganizzazione degli spazi urbani è pensata inoltre per dare la possibilità al cittadino di non prendere mezzi di trasporto inquinanti ma di potersi spostare semplicemente a piedi o in bici.

Questa operazione è funzionale nel ridurre il traffico soprattutto nelle grandi città e l’inquinamento, riappropriandosi del tempo perso negli spostamenti e riscoprendo la socialità del proprio quartiere.

Il C40 Summit, l’evento del Cities Climate Leadership Group, unisce una rete nata nel 2005, composta da novantasette grandi metropoli del mondo, impegnate congiuntamente a fronteggiare il cambiamento climatico.

È in questa sede che la città dei 15 minuti ha ricevuto i riscontri più entusiasti al punto tale da adottare il modello come linea guida, invitando i suoi membri alla sperimentazione sulle orme di Parigi, Bogotà, Barcellona e Copenaghen.

Ma a che punto siamo in Italia?

Secondo un sondaggio Ipsos svolto per Legambiente, gli italiani sono favorevoli alla città dei 15 minuti, ma la trovano allo stesso tempo un progetto poco realistico.

Le 15 minutes city possono rappresentare una soluzione perfetta per ridurre l’impatto ambientale senza pesare sulle finanze del cittadino. Nonostante ciò, in molti lamentano il costo troppo elevato degli autoveicoli verdi per motivazioni quali i tempi di ricarica troppo lunghi, la scarsa diffusione della rete di ricarica e la limitata autonomia dei veicoli elettrici.

Al netto di qualche difficoltà, sono molti i sindaci del nostro Paese che strizzano l’occhio a questo nuovo approccio. I primi cittadini di Roma e Milano, Roberto Gualtieri e Giuseppe Sala, guardano con entusiasmo a questo modello con la fervente intenzione di attuarlo.

Ma cosa ci dicono i dati attuali?

Secondo il 15 minuti city index metropoli come Torino e Milano, dotate di una notevole presenza di servizi e anche di sistemi di mobilità efficienti si collocano in una fascia generale adeguata, con un punteggio registrato tra valori superiori a 75/100.

Città di dimensione più ridotta come Padova, Brescia, Bologna, Udine, Firenze, Bergamo Pescara, Pordenone, presentano un punteggio di 70/100.

Se si considera però l’aspetto puramente ambientale, le valutazioni cambiano in maniera significativa. Infatti, quindici città presentano situazioni insufficienti in termini ambientali e cinquantasette sono appena sufficienti. Questo riguarda soprattutto i comuni del Nord Italia, dei quali solo sei su quarantotto presentano un quadro ambientale mediatamente sostenibile. Al contrario alcune città del centro-sud Italia registrano punteggi migliori. Alcuni esempi sono Nuoro, Viterbo, Andria, Carbonia e Isernia.

Trattando di mobilità dolce, ossia la possibilità di utilizzare frequentemente percorsi ciclopedonali e pedonali, la situazione si presenta ulteriormente differente.

Città di minori dimensioni come Lodi, Bologna, Mantova, Parma, Ferrara, Modena, Reggio Emilia e Ferrara hanno avuto una forte implementazione in tal senso, grazie anche al lavoro delle amministrazioni locali.

Come attivare quindi un ingente miglioramento?

Tramite un lavoro lucido e attento degli amministratori locali, che coscienti delle forze e delle mancanze delle proprie città, possano agire consequenzialmente e repentinamente tramite un dialogo con le istituzioni nazionali ed europee.

Il cambiamento climatico non aspetta e con questo, la vita del pianeta.

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