Diritti

ProteggiMI: la ciclabile umana dei ciclisti per i ciclisti

A due giorni dalla morte di Luca Marengoni, investito da un tram, alle 7.30 di domani si terrà un flash mob in Viale Monza, a Milano. Per chiedere più sicurezza per chi, ogni giorno, decide di salire in sella alla sua bici
Credit: Laker
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9 novembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Lo hanno annunciato in prima pagina tutti i giornali, ce l’hanno ripetuto per ore le edizioni dei Tg di tutti i canali: Luca, un ragazzo di soli 14 anni, è morto investito da un tram, a pochi metri dal suo liceo, dove si stava recando con la sua bicicletta, come faceva tutte le mattine. Quello che resta di Luca oggi sono i ricordi, le immagini sorridenti, una bici accartocciata tra i binari di via Tito Livio e la consapevolezza che Milano non è ancora una città a portata di biciclette e l’Italia non è un Paese per ciclisti.

Le piste ciclabili sono poche e dove esistono «sono state costruite senza logica, partono dal nulla e arrivano al nulla, hanno curve cieche, intersezioni pericolose con il traffico automobilistico», come denuncia Alessandra Bonfanti, che in Legambiente si occupa di mobilità dolce.

Le auto, invece, sono troppe e restano tra le principali cause di incidenti mortali per ciclisti e pedoni.

Stando all’ultimo rapporto Istat, infatti, l’indice di mortalità per chi va a piedi, tre ogni cento incidenti, sia di 4,6 volte superiore alla mortalità degli occupanti di autovetture (0,7 su 100). Lo stesso valore è 1,8 volte più alto per i conducenti e i passeggeri di biciclette e monopattini (1,2 morti ogni 100 crash). Nel 2021, segnala sempre l’Istat, gli incidenti che hanno coinvolto bici e monopattini sono addirittura aumentati del 22% causando 229 morti e 18.037 feriti.

Così, dati alla mano e cronaca all’orecchio, sembra un appuntamento drammatico, ma è solo una tragica coincidenza se domani 10 novembre, a partire dalle 7.30 del mattino, pedoni, ciclisti e cittadini di Milano si ritroveranno per dare vita all’iniziativa, supportata anche da Legambiente e Legambici, ProteggiMI.

Si tratta della più grande “ciclabile umana” formata da uomini e donne che manifestano per chiedere al Comune più sicurezza per chi, ogni giorno, decide di salire in sella alla sua bici e pedalare su Viale Monza, sul ponte della Ghidolfa e nel resto della città lombarda.

«La corsia ciclabile realizzata nel 2020 è molto usata, al punto da far registrare un aumento del +276% di biciclette. Ma il problema è che è praticata anche dalle automobili che ci parcheggiano sopra, ora per un caffè al volo, ora per una commissione o per il carico/scarico. Insomma, per chi guida c’è sempre una scusa buona per usare la ciclabile come parcheggio privato. Per chi pedala, invece, non c’è alternativa al fare una pericolosa deviazione e rischiare la propria vita ogni giorno. Non possiamo accettare che sia normale. Non vogliamo assuefarci al rischio. Perché proprio quel rischio, finché c’è, impedisce a tante persone di prendere coraggio e di abbandonare l’auto per provare a spostarsi in bicicletta. Sono passati 11 anni dalla morte del piccolo Giacomo e neanche 3 mesi da quello del piccolo Mohanad. Non vogliamo aspettare il prossimo incidente per scendere in strada affinché le cose cambino», denunciano gli organizzatori e promotori dell’evento.

Ma, purtroppo, l’ennesimo incidente c’è stato. Un altro ragazzo ha perso la vita in sella alla sua bici. Forse per distrazione, forse per una manovra azzardata. O forse per una pista ciclabile interrotta bruscamente, non ben visibile né ben segnalata. Come denunciano ora i cittadini del posto.

La verità verrà a galla nelle sedi opportune, ma intanto domani i cicloattivisti di ProteggiMI si ritroveranno dalle 7.30 di mattina in Viale Monza (angolo via Popoli Uniti, MM Rovereto), per poi disporsi in una lunga fila indiana a ridosso della linea bianca della corsia ciclabile per proteggere con il corpo e le bici chi pedalerà in quel tratto di strada, soprattutto genitori con figli e bike-commuters, perché tutti potremmo essere Giacomo, Mohanad o Luca finché le cose non cambieranno e le nostre città non diventeranno a misura di ciclista.

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