Città

Gualtieri: il bilancio di un anno da Sindaco

A Roma la svolta non è ancora arrivata. Dalla gestione dei rifiuti alla mobilità urbana e al turismo incontrollato, gli abitanti della Capitale continuano a vivere in un ecosistema dall’equilibro precario
Credit: ANSA/ETTORE FERRARI

Più che un Rapporto alla città dopo il primo anno di governo, quello del sindaco Roberto Gualtieri ieri all’Auditorium di Roma è apparso quasi una sorta di Ted all’insegna di un futuro avveniristico, digitalizzato e denso di mille eventi e prospettive affascinanti per la città. Già, perché nel raccontare l’anno passato, il sindaco ha giocato soprattutto la carta degli anni che verranno: dunque non tanto quello che è stato fatto, pure citato, en passant, ma soprattutto dove la città arriverà, come sarà la Roma del domani.

Quelle criticità annacquate in un futuro luminoso

Partendo dalla questione dei rifiuti, Gualtieri ha promesso che non ci saranno più tir in uscita da Roma carica di monnezza. Roma sarà dotata di tutta l’impiantistica necessaria, dai biodigestori al termovalorizzatore, con una drastica riduzione del conferimento in discarica. Sui trasporti, ha fatto riferimento a sette tranvie e a nuove metropolitane, oltre alla “cura del ferro” alla chiusura dell’anello ferroviario di Roma. Non solo. Gualtieri ha parlato di una città ecologica, che ha come obiettivo la neutralità climatica nel 2030 e che è stata inserita per questo tra le cento città più ambiziose rispetto al tema della sostenibilità.

Ha detto che non ci sarà più consumo di suolo, ha illustrato il nuovo piano straordinario per la sicurezza sulla strade, ha sciorinato decine e decine di maxi eventi in cui la città sarà coinvolta, ha difeso l’assegnazione della residenza ai fragili che occupano le case, ha parlato delle nuove piantumazioni in arrivo, delle 70.000 piante potate e delle 30.000 curate e della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio. Ha parlato, anche, della famosa “città di quindici minuti”.

La sensazione, dopo aver ascoltato la sua roboante presentazione, è che qualcosa, anzi molto stoni. Chiariamo: Gualtieri ha detto che Roma presenta molte criticità, che i problemi sono ancora irrisolti, ma tutto era inserito all’interno di un quadro così luminoso da mettere i conflitti in secondo piano. Eppure non è possibile raccontare Roma prescindendo proprio dai conflitti, perché questi conflitti esprimono i problemi endemici e quelli nuovi, su cui sarebbe urgentissimo intervenire.

Sicurezza stradale, perché se ne parla solo ora?

A chi conosce la città e ha sentito le parole del sindaco non sono chiare molte cose: a esempio come si eviterà nuovo consumo di suolo se si intende costruire un nuovo stadio; perché se la frazione in discarica diventerà residuare allora si va avanti con il progetto del termovalorizzatore; come si pensa davvero di decarbonizzare integralmente la città al 2030, se per Roma girano ancora due milioni – due milioni - di macchine. Come si pensa di tutelare il verde urbano se l’endoterapia è stata effettuata, come ha detto il sindaco, su 30.000 piante l’anno quando il patrimonio di pini di Roma supera il milione (cifra accuratamente omessa).

Gualtieri non ha poi ben spiegato come mai il piano straordinario sulla sicurezza stradale pare iniziare solo ora, dopo che i genitori disperati di Francesco Valdiserri, ucciso sul marciapiede proprio a Roma, hanno deciso di mettere in piedi una sacrosanta campagna per la sicurezza attraverso il loro giornale, Il Corriere della Sera. Il sindaco si è mosso solo dopo, ha citato il ragazzo, il cui padre era presente in sala, ma nessuno altro. Come se gli quasi 150 morti dell’anno scorso non esistessero. Eppure tutti i giorni le cronache dei giornali li raccontano. L’impressione veramente sgradevole è che senza la pressione di quei genitori nulla si sarebbe mosso. E questo è disarmante.

Più che insostenibile, la mobilità romana è folle

La banale verità è che la città prospettata da Gualtieri non è quella che i cittadini romani vivono ogni giorno. Forse è un po’ più pulita, ma la questione immondizia non è risolta, anzi. Scende la differenziata e soprattutto non è differenziata vera. Senza alcun controllo, i cittadini romani finiscono per buttare le cose male. Nessuno li informa, sembra che all’Ama non interessi quasi niente. Per chi fa la differenziata questo è deprimente, non incentiva.

La questione degli incidenti stradali è ormai l’incubo di ogni madre e di ogni anziano.

Roma è una città pericolosissima, i turisti non lo sanno e infatti muoiono anche loro. La mobilità romana è folle, insostenibile, milioni di macchine, unite a circa mezzo milione di motorini, biciclette, monopattini senza regole. Tutti si mettono alla guida, spesso correndo. Il pomeriggio è buio, spesso l’illuminazione è carente. Una persona morta ogni due giorni è il tragico bilancio. Il traffico cresce di anno in anno, invece che diminuire, altro che città dei quindici minuti.

Violenza, degrado e turismo incontrollato

Ma soprattutto la città che i cittadini vivono è una città in preda al degrado: nelle periferie violenza, furto spaccio – è di oggi la notizia di decine di scuole in cui è stato rubato di tutto - nel centro ancora violenza e degrado: solo a Trastevere accoltellamenti, pestaggi e una persona in come etilico ogni due giorni. Il turismo folle e incontrollato ha fatto proliferare B&B in nero, ha trasformato le strade del centro storico in vie dove nascono solo locali che somministrano cibo e bevande – le famose street food – e che ormai occupano le strade con i loro tavolini in maniera spesso totalmente illegale, forti del fatto che i controlli sono inesistenti (o forse manca la volontà politica di farli) e nell’indifferenza verso il dramma dei residenti realmente esasperati. Tanto da essere ormai al punto di doversene andare, in nome della futura Disneyland che sarà il centro storico di Roma: gelaterie, piccoli supermercati con prezzi da turisti, grandi alberghi, ristoranti, negozi di souvenir.

Il centro non è più dei romani, che ormai hanno pure smesso di fare esposti, tanto nulla cambia. La polizia viene quando il locale è chiuso, oppure non viene. L’Arpa, che dovrebbe monitorare l’inquinamento acustico insopportabile specie d’estate, dice che non c’è rumore, o che il rumore è “antropico”, cioè prodotto da voci umane e quindi non se ne occupano.

Da che parte sta il sindaco?

Parliamo, infine, di verde e cambiamento climatico. Bene le nuove piantumazioni, ma saranno soprattutto nei parchi. A quando i cosiddetti boschi urbani, quelli che dovrebbero dare ombra e consentire di camminare anche quando c’è caldo torrido? Sono stati piantati tanti piccoli alberi, spesso al posto dei grandi e monumentali, ma molti sono morti per il caldo e l’incuria. Il sindaco li includerà nel suo bilancio arboreo?

Quanto al clima, Roma è una delle città che ha preso più gradi dagli anni Sessanta, quasi quattro. Qualcosa di spaventoso, dovuto non solo ai cambiamenti climatici, ma al consumo folle di suolo e al cosiddetto effetto da “isola di calore”. Per questo è una città ormai inabitabile per almeno due mesi l’anno, caldissima per altri quattro. Sappiamo che il turismo calerà sempre di più nei mesi estivi a causa appunto delle temperature. Eppure si continuano costruire alberghi. Eppure si continua, sul clima, a fare finta di niente, senza pensare ai tremendi effetti sulla salute sui fragili, sui piccoli. Quelli pure tanto citati ieri dal sindaco.

Proprio come accade per la Raggi, il problema resta lo stesso. Non è chiaro da che parte stia il sindaco: dalla parte dei residenti che si alzano alle cinque e vanno a lavorare o dalla parte di chi sta sfruttando Roma il più possibile intascando ricchezza che ai cittadini romani non torna? In altre parole, nei rioni dove ormai commercio e turismo dilagano senza controllo, non dovrebbe il sindaco essere in prima linea nel far rispettare le regole? Dov’è la polizia, dove sono i controlli, che sia centro o periferia? E che messaggio si lancia alla città dicendo che si darà la residenza a chi ha occupato illegalmente le case se fragile, cosa che il sindaco ha addirittura rivendicato, quando Roma è una città in preda all’abusivismo più sfrenato?

Quella sensazione di abbandono da parte dei residenti

La sensazione di chi a Roma ci vive è la stessa, quella di sempre. Un senso di profondo e desolante abbandono. La percezione che manchi quel controllo sul territorio così fondamentale. E non basta decentrare tutto ai municipi, come sta facendo Gualtieri, se a questi municipi non si danno linee guida chiare su come operare. Altrimenti, come sul caso dei dehors, tutti si muovono in maniera diversa.

Come per Raggi e forse ancor di più, la percezione che si ha di Gualtieri è quella di una sorta di Giano bifronte. Da un lato, uomo capace, colto, una figura che ben rappresenta Roma, e che sta agendo in nome di principi giusti. Dall’altra, una figura debole, di cui non è chiara la posizione verso, appunto, i conflitti di Roma: la corruzione endemica, lo spaccio, la violenza dilagante, gli incidenti stradali mortali, il turismo senza regole, il commercio senza regole, il verde in totale sofferenza, il clima che rende Roma irrespirabile per mesi, l’inquinamento.

È chiaro che nessun sindaco da solo può risolvere questi problemi. Ma si possono chiamare a collaborare i cittadini, come Gualtieri ha fatto ieri, le associazioni, il volontariato solo se si ha molto chiara la posizione in cui stare. Solo se non si è ambivalenti verso chi le regole le trasgredisce. Solo se si ha una coscienza profonda dei conflitti di Roma e dei drammi che portano con sé.

Un ecosistema, naturale e morale, al collasso

Certo, snocciolare progetti fantastici e super eventi fa piacere, si ha come l’impressione che i conflitti siano appianati, dissolti. Ma a noi resta la paura che nostro figlio venga investito, restano gli alberi secchi, resta il timore crescente di uscire la sera in certe zone e forse ormai ovunque, resta la rabbia di vedere che chi trasgredisce le regole non viene sanzionato, resta il caldo insopportabile che ti fa fuggire via se sei tra i fortunati. Noi romani sappiamo sopportare ogni limite, scherziamo. Ma l’altro giorno su Facebook qualcuno ironizzava su un autista sospeso perché trovato al cellulare (causando un grave incidente) e sospeso per qualche mese. Un amico che abita a Zurigo mi ha scritto: “Voi siete folli. A Zurigo nessun conducente potrebbe avere mai un cellulare in mano e se lo facesse sarebbe licenziato. Perché accettate tutto questo?”. Aveva ragione ma gli ho risposto che telefoniamo, segnaliamo, facciamo esposti, entriamo nei comitati di quartiere, gli unici davvero a presidiare il territorio. Ma se manca la volontà politica, che dovrebbe contrastare quella fame senza fine di denaro che usa Roma per saziarsi, cosa possiamo fare noi?

Roma è un ecosistema al collasso, una triste avanguardia di ciò che potrebbe accadere alle nostre città. Ma è un ecosistema al collasso non sono dal punto di vista ecologico, ma anche morale: le due cose si tengono insieme. E questo sindaco, sinceramente, non solo non pare davvero in grado di poter cambiare le cose. Ma soprattutto non è chiaro neanche, il che è peggio, se davvero lo voglia.

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