Futuro

Fake news: investiamo nell’educazione digitale

Una ricerca dell’Ocse rileva che gli adolescenti sono l’obiettivo ideale di chi vuole diffondere notizie false. La società può aiutare, partendo dalla cultura
Credit: Cottonbro studio/pexels
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10 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Il vaccino contro la diffusione di notizie false si chiama senso critico e funziona meglio in un corpo sociale che investe nella cultura generale, nel rispetto delle diversità, nella qualità della conversazione civica. Una società che viva un periodo di degrado di questi valori culturali è destinata a essere attaccata da chi diffonde notizie false, per motivi politici, economici, psicologici. Ci sono peraltro fasce di età, condizioni sociali, precondizioni culturali che rendono le persone più vulnerabili agli attacchi a base di notizie false.

Jordan Hill dell’Ocse ha dedicato un working paper alla vulnerabilità degli adolescenti nei confronti degli attacchi culturali basati su notizie false online. Occorre tenere presente che i dati mostrano una crescente facilità di accesso dei bambini e degli adolescenti alla rete: il 90% circa dei quindicenni nei paesi Ocse ha un accesso a internet a casa, anche se ci sono differenze tra Paesi e ceti diversi, mentre l’accesso mobile personale cresce inesorabilmente, come dimostrano i dati - tanto per fare un esempio - sui bambini di 8 anni negli Stati Uniti che ormai hanno un telefono personale connesso alla rete nel 31% dei casi. L’indagine PISA dell’Ocse ha anche dimostrato che i quindicenni restano collegati alla rete per quasi 35 ore alla settimana: un tempo paragonabile a quello che gli adulti che hanno una classica occupazione da dipendenti dedicano al lavoro. Questa enorme quantità di tempo vissuta online da persone che non sono necessariamente attrezzate per distinguere le notizie false è un’opportunità significativa per coloro che le diffondono.

La strada maestra è l’alfabetizzazione digitale e mediatica. Non si riesce infatti molto a contrastare le notizie false quando sono diffuse, ritenute vere e magari riilanciate dalla persone colpite. Il factchechinkg è una pratica sacrosanta ma non serve molto a far cambiare opinione a molte persone che hanno adottato una notizia falsa anche in relazione al fatto che conferma un pregiudizio al quale tengono identitariamente. Il problema è prevenire. Ridurre le probabilità che una notizia falsa sia ritenuta vera e rilanciata.

Per questo l’alfabetizzazione è fondamentale. In effetti, le false notizie, come molti discorsi di istigazione all’odio, moltissime banalità diffuse in rete tanto per far discutere e dividere la popolazione, assomigliano ad altre forme di attacco informatico: non sono tese a rubare qualche dato o a bloccare i computer per chiedere un riscatto, ma hanno comunque l’effetto di ridurre la sicurezza delle persone che abitano la rete. La cybersecurity è un obiettivo di difesa della società da criminali o sistemi politici avversari. Ma anche la sicurezza della qualità delle informazioni che circolano in rete è spesso messa in discussione da criminali o sistemi politici avversari. Del resto, il fishing non è altro che una pratica che attraverso l’invio di mail che contengono false informazioni sui conti correnti di chi le riceve serve allo scopo di estorcere le loro credenziali per l’accesso a qualche sito protetto.

Un investimento sempre più intenso nell’alfabetizzazione diventa sempre più necessaria. Per la cybersecurity, contro la violenza nei social network, per la qualità dell’informazione. Se una società conosce le tecniche dei criminali, sa che certe notizie vengono create e rilanciate per guadagnare soldi o per avvantaggiare il potere di qualche autocrate straniero; se sa che gli algoritmi dei loro social network preferiti sono fatti in modo da amplificare certe notizie quando si dimostrano particolarmente interessanti, indipendentemente dalla loro qualità, allora la credibilità delle notizie false si riduce e la probabilità che vengano rilanciate diminuisce. Ma per riconoscerle occorre cultura generale, senso critico, rispetto della qualità. E per questo l’albabetizzazione digitale va di pari passo con l’accesso a occasioni culturali di valore: dalla scuola, ovviamente, ai musei e al teatro, tanto per fare solo alcuni esempi. Il che significa che se queste istituzioni si sintonizzano con le esigenze di una società digitalizzata possono avere un ruolo futuro di enorme importanza per la sostenibilità.

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