Economia

Evasione fiscale: facciamo il punto?

Buone notizie arrivano dalla Relazione sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva 2022. Ma come la mettiamo con la flat tax? E con il tetto al contante?
Credit: Monstera
Azzurra Rinaldi
Azzurra Rinaldi economista
Tempo di lettura 4 min lettura
9 novembre 2022 Aggiornato alle 06:30

Iniziamo con le buone notizie: secondo la Relazione sulleconomia non osservata e sullevasione fiscale e contributiva 2022 allegata alla Nadef (Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza), nel nostro Paese levasione fiscale continua a diminuire. Come facciamo a saperlo? Per misurarla, utilizziamo il cosiddetto tax gap. Si tratta della differenza tra il gettito potenziale e quello reale, ovvero tra quanto è dovuto allo Stato da parte dei contribuenti e quanto viene effettivamente versato.

I dati presentati nel Rapporto fanno riferimento al 2019 ed evidenziano un quadro molto positivo: per la prima volta, il tax gap è sceso sotto la soglia del 100 miliardi di euro, attestandosi sui 99,2 miliardi. Su questo totale, 86,5 miliardi sono riconducibili alle imposte che non sono state pagate (pensiamo, a esempio, all’Irpef, all’Ires, all’Irap, ma anche all’Iva) e 12,7 miliardi derivano invece dai contributi non pagati (che sarebbero invece necessari per finanziare le pensioni e le altre prestazioni assistenziali).

Non solo buone notizie: la flat tax

Nonostante il quadro introduttivo incoraggiante, il Rapporto mostra anche alcune persistenti e strutturali criticità del nostro Paese. In primo luogo, che rimane elevata la propensione allevasione da parte delle partite Iva. Rispetto allIrpef, secondo i dati rilevati, è arrivata al 68,7%, con enormi costi collettivi, pari a quasi 28 miliardi di euro in meno nelle casse dello Stato.

E, come abbiamo letto nei giorni precedenti, questo delle partite Iva è un tema caldo anche nella definizione della politica economica del Governo. Nella manovra che si prevede ammonterà a circa 30 miliardi, quasi sicuramente troveremo un intervento sulla flat tax che estenderà la soglia del 15% di aliquota fiscale applicabile ai redditi prodotti dagli autonomi e dalle partite Iva, portandola dagli attuali 65.000 Euro a 85.000 (anche se l’ambizione era arrivare ai 100.000).

La manovra è rischiosa: come sappiamo ormai dai dati e dalle analisi svolte dal Dipartimento delle Finanze, nel nostro Paese quando si fissa una soglia di fatturato, la risposta è spesso una sotto-dichiarazione. Ovvero, si dichiara di meno al fine di rimanere entro la soglia. E, di conseguenza, si causa un ulteriore peggioramento dei conti pubblici.

Inciderà anche il tetto al contante

Da quanto si apprende sinora, nella manovra è previsto anche un incremento del tetto ai contanti dagli attuali 2.000 euro a una nuova soglia a 5.000 euro (la Lega, in realtà, sperava in una soglia a 10.000 Euro).

In che modo questa nuova misura potrebbe impattare sull’evasione? Una legge più permissiva nei confronti delle transazioni non tracciabili, ovvero quelle che possono essere effettuate appunto in contanti, rischia di tradursi in un incremento delle transazioni che possono avvenire non essendo rilevate dal fisco. Al contrario, le transazioni tracciabili e i pagamenti elettronici contribuiscono a complicare il passaggio di denaro non rilevabile, rendendo di fatto più facile la lotta allevasione.

Attenzione al Pnrr

Ma attenzione, perché quest’anno, nell’elaborazione del Documento di Economia e Finanza, il nostro Paese è tenuto a tenere conto anche degli impegni presi con l’Europa attraverso il Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza). Proprio in ambito di contenimento dell’evasione fiscale, il Piano prevede, infatti, una riduzione della propensione allevasione del 5% entro il 2023 e del 15% entro il 2024, rispetto all’anno base, che è stato fissato al livello del 2019.

Cosa significa? Che, nei prossimi 2 anni, il Governo dovrà portare a casa un doppio risultato: il passaggio della propensione all’evasione dal 18,5% del 2019 al 15,8% e una riduzione di 12 miliardi di euro nell’ammontare delle tasse evase.

Speriamo che il nuovo Governo tiri fuori dal cappello una strategia che consenta di accontentare gli elettori e l’Unione Europea.

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