Ambiente

Cop27, Meloni: «L’Italia farà la sua parte»

Durante il discorso al summit delle Nazioni Unite sul clima, la premier ha ribadito gli obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030 e al 2050. Ma avverte: «Sforzi vani se non c’è impegno condiviso»
Credit: ANSA/ ITALIAN GOVERNMENT PRESS OFFICE/ FILIPPO ATTILI
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
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7 novembre 2022 Aggiornato alle 22:00

«L’Italia farà la sua parte» per rispondere all’emergenza climatica. Lo ha assicurato Giorgia Meloni nel suo intervento alla Cop27, la 27° Conferenza delle Nazioni Unite sul clima inaugurata domenica che fino al 18 novembre riunirà a Sharm el-Sheikh, in Egitto, alcuni dei principali leader mondiali per discutere sui progressi delle politiche ambientali e sulle azioni da intraprendere per implementarle.

«Prevediamo di ridurre le emissioni nette di gas serra di almeno il 55% entro il 2030 e di raggiungere la neutralità climatica al più tardi entro il 2050. In questa prospettiva – ha aggiunto la Presidente del Consiglio – l’Italia ha recentemente rafforzato la propria capacità installata di energia rinnovabile e accelererà questo trend in linea con gli obiettivi di RepowerEU».

Poi i numeri. «Abbiamo quasi triplicato il nostro impegno a 1,4 miliardi di dollari per i prossimi 5 anni, di cui 840 milioni di euro attraverso il nuovo Fondo italiano per il clima», ha ricordato la premier. Inoltre «l’Italia intende mantenere l’impegno di 100 miliardi di dollari a sostegno dei Paesi in via di sviluppo fino al 2025».

Infine l’appello alla necessità di agire uniti su scala globale. «Lottare contro il cambiamento climatico è uno sforzo comune, che richiede la cooperazione pragmatica tra tutti gli attori globali. Purtroppo dobbiamo ammettere che questo non sta avvenendo – sottolinea – Non possiamo nascondere che le nazioni più impegnate su questi obiettivi rischiano di pagare un prezzo a discapito di quelle responsabili della maggiore emissione di gas a effetto serra – ha aggiunto – Quindi servono ulteriori misure per rafforzare questo disequilibrio, altrimenti i nostri sforzi saranno vani e conferenze come queste rischiano di non produrre i risultati che la storia si aspetta da noi».

Per la leader di Fratelli d’Italia è il primo summit internazionale a cui partecipa nelle vesti di capo di governo, nonché la prima visita in Egitto di un premier italiano dall’omicidio ancora senza giustizia del ricercatore Giulio Regeni, rapito a Il Cairo il 25 gennaio 2016 e ritrovato privo di vita il 3 febbraio a nove giorni di distanza.

Il tema dei diritti umani, che coinvolge anche il caso di Patrick Zaki, è stato ribadito da Meloni nel corso dell’incontro di questo pomeriggio, durato circa un’ora, col presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi, dove si è parlato anche di approvvigionamento energetico, fonti rinnovabili, crisi climatica e immigrazione.

Il portavoce ufficiale della Presidenza della Repubblica egiziana ha riferito che al Sisi ha espresso «il suo apprezzamento per l’estensione delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, e la sua aspirazione che la visita della signora Meloni in Egitto rappresenti un nuovo impulso per lo sviluppo di quelle relazioni che si basano su profondi legami storici con dimensioni politiche, economiche, di sicurezza e culturali».

Protagonista della prima giornata di incontri del vertice è stata come da programma l’emergenza climatica. «Siamo su un’autostrada verso l’inferno climatico con il piede premuto sull’acceleratore», ha dichiarato in apertura della Cop27 il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. «Stiamo perdendo. Le emissioni di gas serra continuano a crescere – ha aggiunto – Le temperature globali continuano ad aumentare. E il nostro pianeta si sta rapidamente avvicinando a punti critici che renderanno il caos climatico irreversibile».

Secondo il rapporto “Stato del clima globale nel 2022” diffuso dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Wmo) in apertura del summit, gli ultimi 8 anni sono stati i più caldi mai registrati dall’uomo, alimentati da concentrazioni sempre crescenti di gas serra e dal calore accumulato nel mare.

Si prevede che tra il 2030 e il 2050 il cambiamento climatico provocherà circa 250.000 morti in più all’anno per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da caldo. Ma le conseguenze drammatiche sono ormai da tempo sotto gli occhi di tutti. In Europa, riferisce il direttore regionale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Hans Kluge, «si stima che almeno 15.000 persone siano morte a causa del caldo nel 2022».

«Lo stress da caldo è la principale causa di morte correlata alle condizioni meteorologiche nella regione europea», ha spiegato Kluge, ma «le temperature estreme possono anche esacerbare patologie croniche come le malattie cardiovascolari, respiratorie e cerebrovascolari, o condizioni legate al diabete».

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